3.4.2.2. Quando correggere ?
Per il 100% dei docenti incontrati durante la nostra indagine
sul campo, correggere è un fatto necessario. Tuttavia, per capire quale
strategia di correzione seguire, la distinzione che spesso si fa è tra
attività che promuovono e hanno come obiettivo l'accuratezza (ad esempio
se si sta affrontando l'accordo del participio al passato prossimo, le
desinenze del participio sono l'oggetto principale e un'esecuzione accurata
l'obiettivo dell'attività) e altre che invece hanno come scopo la
comunicazione fluente (fluency). Nel primo caso l'insegnante
sarà prevalentemente indotto a un immediato intervento di correzione
mirata. Nel secondo caso l'insegnante non interverrà subito e su tutti
gli errori, ma ad esempio potrà annotarsi gli errori che ritiene
necessario correggere per passare poi alla fine dell'attività a una fase
di feedback. In questo modo lo studente o gli studenti non vengono
interrotti, lo sforzo che stanno facendo è rivolto alla comunicazione
senza la paura dell'errore, né la minaccia dell'intrusione
dell'insegnante finalizzata alla correzione. Spesso ci si chiede quale limite
porre a questo atteggiamento che da un certo punto di vista potrebbe risultare
troppo «permissivo»: il docente è chiamato a uno sforzo di
astrazione e deve cercare di monitorare la comunicazione che si sta
realizzando, cercando di intervenire solo nel caso in cui essa si interrompa.
D'altra parte, l'esperienza didattica porta molti insegnanti a
individuare due tipologie prevalenti di studente, quello che parla spinto da
una forte motivazione alla comunicazione e non bada alla correttezza del
proprio eloquio e quello che al contrario tende a parlare poco, ma in modo
corretto, mosso da una certa paura per l'errore. Saper dosare gli interventi di
correzione a seconda della natura dell'attività può aiutare i
diversi tipi di studente a migliorare le proprie strategie di
apprendimento. Inoltre, è utile sottolineare un'altra
accortezza: l'insegnante deve cercare di superare quella che a volte risulta
essere una sua vera e propria deformazione professionale e cioè
l'aspirazione alla comunicazione perfettamente corretta. Se lo studente
impegnato in un'attività comunicativa commette errori di vario tipo,
dalla pronuncia alla scelta lessicale e strutturale, non per questo
l'insegnante dovrà sentirsi in dovere di correggere tutto, ma
interverrà solamente per correggere o far correggere quegli errori che
più riguardano l'oggetto, l'obiettivo della lezione, oppure che
più rischiano di fossilizzarsi. In linea di massima, si pu? affermare
che la decisione di correggere gli errori dipende dallo scopo della lezione e
dal fatto che essi interferiscano o meno con l'effettiva comunicazione. Dopo
che il docente ha deciso di correggere l'errore, la decisione successiva da
prendere riguarda i tempi di correzione. Se correggerlo subito oppure rimandare
la correzione a un altro momento. Pu? anche decidere di annotarsi gli errori
per poi usarli come spunto per una lezione successiva.
Dopo aver presentato le tipologie di errori che devono esser
corretti nel contesto camerunense, e le modalità di correzione di tali
errori, analizzeremo nel paragrafo che segue alcune strategie per la gestione
dell'errore tenendo conto delle realtà camerunensi.
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