1.3.3. La prima indagine sull'italiano nell'Africa
sub-sahariana francofona
L'indagine sui pubblici dell'italiano L2 nell'Africa
sub-sahariana è stata condotta tra il 2009 e il 2011 in Camerun, in
Congo-Brazzaville, e in Senegal da Gilles Kuitche. Ci? che attira la nostra
attenzione e su cui ci soffermeremo sono i dati relativi ai pubblici
dell'italiano L2 in Camerun rilevanti per la nostra ricerca.
Questa indagine infatti, riprende alcuni presupposti delle
indagini precedenti concentrandosi in maniera più approfondita su una
specifica area geografica dell'Africa, quella sub-sahariana francofona,
caratterizzata da importanti mutamenti nel tempo e nello spazio per quanto
riguarda la diffusione e la didattica dell'italiano L2. Secondo le statistiche
del Rapporto Italiani nel mondo (Fondazione Migrantes, 2010, cit. in
Kuitche, 2012) il numero complessivo di apprendenti d'italiano nell'Africa
sub-sahariana si aggira intorno alle 11.856 unità e, con circa 5900
studenti, la zona francofona ne rappresenta quasi il 50%. Per quanto riguarda i
centri linguistici posti di reale radicamento della lingua italiana, su un
totale di circa 8.000 apprendenti nel periodo 2008-2009 l'Africa sub-sahariana
francofona ne conta ben 5.850, cioè il 73% e, il Camerun è
stato a quell'epoca il paese africano con il numero più elevato (1615)
di candidati agli esami certificatori, e vantava, inoltre, il maggior numero
di docenti (38) e di centri linguistici (17) specializzati nella didattica
dell'italiano in Africa sub-sahariana.
Questo passo decisivo della lingua italiana in quest'area
geografica ha suscitato l'attenzione degli esperti di glottodidattica e di
didattica della lingua italiana, nonché quella di coloro che si
interessano di diffusione dell'italiano L2 all'estero. In merito a questo
andamento positivo della lingua italiana nella sottoregione, per Vedovelli
(2008: 174), «è interessante la situazione dell'Africa
sub-sahariana, dove negli ultimi cinque anni la richiesta dell'italiano
è impetuosamente aumentata soprattutto in relazione ai progetti
migratori verso il nostro paese, pur in presenza di pochissimi Istituti
italiani di Cultura».
Sul piano degli obiettivi il lavoro si propone di mettere a
fuoco le caratteristiche dell'insegnamento della lingua italiana in questa
parte del mondo, dove l'italiano si sta progressivamente radicando nei sistemi
scolastici locali, ad esempio del Camerun dove si è già avviato
il processo di inserimento dell'italiano nelle scuole secondarie. In questa
ottica, il lavoro si propone anche di mettere l'accento sui principali elementi
che potrebbero guidare una miglior impostazione a programmazione didattica.
Un'efficace azione formativa, sostiene Vedovelli (2002a: 195), deriva in
effetti innanzitutto dalla stretta compatibilità fra riconoscimento
degli specifici bisogni e delle concrete caratteristiche degli apprendenti.
Sul piano metodologico, l'indagine si è avvalsa di un
questionario non elettronico come le precedenti indagini perché secondo
l'autore:
Conoscendo la situazione socioeconomica dei paesi africani
del campione e illuminati dalle esperienze passate, era giudizioso optare per
un rapporto più diretto con gli attori in presenza: privilegiando
l'auto - compilazione del questionario presentato in formato cartaceo, con
presenza fisica dell'intervistatore-costruttore del questionario. (Kuitche,
2012)
Per Dautriat (1990: 40), con questa tecnica del
«questionario per il colloquio personale», si riesce ad ottenere la
massima collaborazione dei rispondenti e si ha la certezza che la risposta
proviene dalla persona designata col campione; questo consente un maggior
controllo dell'indagine da parte del ricercatore e gli permette di toccare dal
vivo la realtà che si accinge a descrivere e ad analizzare, evitando le
cosiddette «ricerche a tavolino» per le quali non si ha nessun mezzo
per verificare la veridicità o la buona fede delle opinioni e dei fatti.
L'indagine si è anche avvalsa di interviste faccia a faccia con
l'ausilio di un registratore vocale. Sono stati intervistati responsabili di
centri d'insegnamento dell'italiano, alcune personalità nelle ambasciate
d'Italia e altri informanti nei paesi del campione.
In generale, la relazione finale dell'indagine, rispetto
all'andamento dell'italiano in Camerun, sottolinea il boom di proposte
didattiche e di domanda di corsi dovuto non solo al consolidamento in
quest'area di enti certificatori come CILS e CELI ma, soprattutto alla
creazione di un dipartimento d'italiano presso la Scuola Normale di Maroua
(istituto per la formazione di futuri professori di scuole secondarie), e il
progressivo inserimento dell'italiano come materia di studio nelle scuole
secondarie. Da questa situazione scaturisce nel nostro paese un nuovo profilo
professionale quello del docente di lingua italiana.
In conclusione, emerge dallo stato delle ricerche
sull'italiano in Camerun che, qualche anno fa, si registravano in Camerun un
numero relativamente basso di corsi, di docenti e di apprendenti d'italiano
(una situazione dovuta soprattutto al minor interesse dei camerunensi a
quell'epoca per la «bella lingua»). Oggi, la costante crescita della
lingua italiana nel nostro paese ha attirato l'attenzione degli esperti di
glottodidattica nonché quella di coloro che si interessano di diffusione
dell'italiano L2 fuori dell'Italia. Tuttavia, è difficile parlare della
diffusione della lingua italiana nel nostro paese senza fare alcune
considerazioni sullla situazione sociolinguistica di quest'area geografica
nella quale l'italiano è chiamato a sopravvivere; e anche il rapporto
che i camerunensi hanno con le loro lingue, che vengono tendenzialmente
utilizzate a livello orale. Oltre a questa competenza limitata, al contatto tra
le lingue occidentali ( ad esempio del francese e l'italiano), e quelle locali,
nascono delle interferenze che molte volte determinano l'emergere di errori
linguistici nella lingua target; il che rende il processo di
apprendimento dell'italiano difficile. Questo scritto si propone di analizzare
l'influenza del francese e delle lingue camerunensi nell'apprendimento
dell'italiano; evidenziando gli errori che commettono gli apprendenti
camerunensi d'italiano L2 e le strategie per gestirli meglio nell'ambito della
didattica dell'italiano L2 in Camerun.
CAPITOLO 2: DIDATTICA DELL'ITALIANO LINGUA SECONDA IN
CAMERUN
Il Camerun, come già sottolineato in precedenza,
è secondo i dati delle prime indagini sulla diffusione dell'italiano in
Africa (Siebetcheu, 2009), il settimo paese africano con il più gran
numero di studenti d'italiano e con il maggior numero di candidati agli esami
di certificazione in tutta l'Africa. Questo paese vanta inoltre il maggior
numero di centri linguistici specializzati nella didattica dell'italiano in
Africa sub-sahariana. Si ammette in maniera convenzionale che, se la lingua
italiana è appresa in Italia, per lo studente essa è considerata
L2 e se è appresa all'estero, sarà considerata LS. Questa
differenziazione è una distinzione ormai consolidatissima in
glottodidattica, e permette di percepire le differenze nel processo di
apprendimento della lingua italiana (e di qualsiasi altra lingua) tra il
discente che impara in un ambiente «italofono» e quello che lo fa nel
paese di origine, dove l'italiano non è lingua veicolare. Visto che
apprendimento e insegnamento sono due facce indivisibili di una stessa
medaglia, il luogo in cui avviene il processo didattico è in stretto
rapporto con la formazione e le competenze linguistiche, glottodidattiche e
soprattutto pragmatiche dei docenti. In questo capitolo, presenteremo la
situazione dell'insegnamento dell'italiano in Camerun, mettendo in risalto la
specificità di tale paese sul piano linguistico, le modalità di
diffusione e di insegnamento dell'italiano L2 e analizzando i problemi legati
all'insegnamento dell'italiano L2.
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