INTRODUZIONE GENERALE
Nel mondo moderno in cui vige il
cosmopolismo, la conoscenza di più lingue è necessaria per chi
vuole non solo variegare le proprie possibilità comunicative, ma anche
integrarsi in modo efficace per poter interagire con gli altri. In questa
prospettiva, molti paesi tra cui il Camerun promuovono il multilinguismo e il
plurilinguismo nelle loro strutture scolastiche. Il Camerun è un paese
multilingue, con circa 2801(*) lingue locali e due lingue ufficiali (il francese e
l'inglese). In generale, l'inglese è usato soprattutto nelle regioni
anglofone del Sud-Ovest e del Nord-Ovest mentre il francese è usato nel
resto del paese (Cfr. Gerbault, 1997). Quindi, nonostante la parità
ufficiale delle due lingue, il francese occupa uno spazio maggiore. Nessuna
delle oltre 280 parlate locali è usata nell'amministrazione o nella
stampa nazionale. Per?, il sistema educativo camerunense prevede l'insegnamento
di molte lingue internazionali nelle scuole e nelle università. Oltre
alle lingue ufficiali, le lingue che godono di una lunga tradizione di
insegnamento-apprendimento nel paese sono il tedesco e lo spagnolo. Accanto a
queste lingue vengono insegnate altre lingue straniere come l'arabo, il cinese
e l'italiano. La politica di diffusione della lingua italiana ha fatto
ufficialmente il suo ingresso in Camerun nel 1995 dopo un accordo firmato tra
l'ambasciata d'Italia a Yaoundé e l'Università di Dschang
(Kuitche, 2012). L'italiano fu integrato in modo ufficiale nei programmi della
Facoltà di Lettere e Scienze umane e le lezioni furono affidate a due
missionari del movimento dei Focolari2(*). Oggi oltre alle università, l'italiano viene
insegnato nei centri linguistici per il conseguimento delle certificazioni di
CILS3(*), CELI4(*) e PLIDA5(*) e poi presso la Scuola Normale
Superiore di Maroua per la formazione dei docenti in seguito al decreto N°
2008/280 del 09/08/08. Nel processo di apprendimento da parte di studenti
camerunensi, dal contatto tra il francese, le lingue locali e l'italiano,
nascono delle interferenze che molte volte determinano l'emergere di errori
linguistici nella lingua target. Il fatto che l'italiano entri in
contatto con il francese e le lingue camerunensi pone certamente problemi
didattici specifici che rendono il processo di apprendimento dell'italiano
difficile determinando numerosi errori. Quali sono dunque i fattori che
influenzano l'acquisizione di una seconda lingua? Perché inizialmente
l'alunno non parla? Cos'è l'interlingua? Come correggere gli errori
degli apprendenti? Come osservare, valutare ed analizzare l'interlingua degli
alunni in classe? Sono tante le domande che si pongono i docenti, e quando si
trovano alle prese con i nuovi problemi didattici e linguistici, vanno subito
in panico perché gli apprendenti manifestano diverse lacune soprattutto
nelle produzioni orali. Quindi, abbiamo giudicato necessario focalizzare la
nostra attenzione sul tema francese, italiano e lingue camerunensi a
contatto: indagine sugli errori degli apprendenti d'italiano L2 presso il Liceo
Classico e Moderno di Maroua. Il nostro lavoro mira a reperire, le aree di
possibili interferenze e di possibili errori compiuti dai discenti del liceo
Classico e Moderno di Maroua, in modo da fornire ai docenti d'italiano in
Camerun alcune strategie mirate per la gestione degli errori in classe.
Abbiamo scelto questo argomento perché, il dinamismo e
l'intensificarsi della cooperazione fra l'Italia e il Camerun nei settori
sociale, economico, politico e culturale vanno di pari passo con la crescita
della didattica della lingua italiana in Camerun. Si assiste oggi ad una piena
trasformazione del sistema scolastico camerunense con la recente introduzione
dell'italiano nelle scuole secondarie come materia di studio. Per?, l'italiano
essendo una nuova lingua straniera cioè non utilizzata nel nostro paese
come lingua veicolare si trova a dover sopravvivere in un contesto dove sono
presenti circa 280 lingue locali. Un'altro motivo che ci ha spinto a scegliere
questo tema è la nostra voglia, in quanto futuri insegnanti di dare il
nostro contributo nel miglioramento della didattica dell'italiano nelle scuole
secondarie del nostro paese. Quindi, la nostra ricerca parte dalla ipotesi
secondo cui la peculiarità del contesto sociolinguistico e culturale del
Camerun porta gli apprendenti d'italiano del Liceo Classico e Moderno di Maroua
a commettere determinati errori. Cercheremo, quindi, di rispondere alle
seguenti domande:
· Che cos'è l'errore?
· Perché è importante saper indentificare
l'errore ?
· Quali sono i tipi di errori fatti dai discenti
camerunensi ?
· Quali tipi di errori devono essere corretti nel
contesto camerunense ?
· Qual è il valore dell'errore
nell'insegnamento/apprendimento dell'italiano L2?
· Che cosa si pu? fare per ridurre gli errori nel
processo di apprendimento dell'italiano da parte degli studenti camerunensi
?
L'importanza didattica dell'analisi degli errori ha suscitato
l'interesse di vari studiosi che l'hanno affrontato sotto diversi aspetti, fra
questi studiosi si snodano: Cattana e Nesci (2000). Queste autrici attraverso
il loro lavoro sugli errori sono arrivate a una nuova maniera di
riconsiderare, di individuare, di valutare e di correggere gli errori prodotti
dagli allievi. Per queste scrittrici, gli allievi non sono più
considerati come passivi ricettori di norme e di nozioni astratte, ma
protagonisti partecipi e via via più consapevoli del proprio
apprendimento. Sulla stessa scia di Cattana e Nesci, Pallotti (2005), in uno
studio condotto sugli errori arriva alla conclusione secondo cui gli errori
sono indissolubili da quello dell'apprendimento della lingua, di qualsiasi
lingua. L'autore ha cercato, quindi, di spostare l'attenzione da un concetto
puramente negativo (l'errore come fallimento, difetto, mancanza) a un concetto
più positivo come quello di interlingua, che riconosce il contributo
dell'apprendente verso la costruzione di un sistema di ipotesi sulla lingua che
sta imparando. In questa ottica, Matthiae (2011) con la sua ricerca
sull'interlingua degli apprendenti francesi dimostra che, le interferenze
della LM (Lingua Madre) condizionano la progressione linguistica dei francesi
andandosi a sommare agli errori di apprendimento. Attraverso produzioni scritte
e orali di una cinquantina di apprendenti iscritti a corso d'italiano, la
scrittrice ha riscontrato numerose interferenze morfosintattiche e lessicali a
fronte di un'incidenza nettamente minore di devianze fonetiche/ortografiche.
Sul piano metodologico, la nostra ricerca si è avvalsa
di un questionario somministrato ai docenti e discenti del Liceo Classico e
Moderno di Maroua. Abbiamo anche raccolto delle produzioni scritte che ci
hanno permesso di rilevare le devianze dalla norma riconducibili a errori di
interferenza con la lingua francese e le parlate locali, i tipi di errori, le
aree di possibili interferenze da parte dei discenti.
Il lavoro si suddivide in tre parti. Nel primo capitolo
presenteremo il quadro generale della ricerca specificando gli obiettivi della
ricerca, poi lo stato delle ricerche sull'italiano in Camerun, e infine il
quadro teorico della ricerca. Nel secondo capitolo, faremo un accenno alla
didattica dell'italiano L2 in Camerun mettendo a fuoco la specificità
del Camerun sul piano linguistico, gli enti e i poli della diffusione e
dell'insegnamento dell'italiano in Camerun e, infine, analizzeremo i problemi
legati all'insegnamento dell'italiano nel nostro paese. Nel terzo capitolo,
presenteremo i risultati dell'inchiesta fatta sul campo, mettendo in risalto le
aree di possibili interferenze e di possibili errori compiuti dai discenti.
Dopo aver elencato le tipologie di errori, le tipologie di correzioni e i
limiti delle varie correzioni, ci soffermeremo sul valore dell'errore nella
facilitazione dell'insegnamento/apprendimento dell'italiano L2. Infine,
concluderemo con alcune proposte o tecniche che potrebbero aiutare i docenti a
gestire meglio gli errori degli apprendenti d'italiano in Camerun.
CAPITOLO 1 : QUADRO GENERALE DELLA
RICERCA
Negli ultimi anni la cooperazione fra l'Italia ed alcuni paesi
dell'Africa sub-sahariana Francofona fra cui il Camerun, ha aperto nuove
prospettive per la lingua italiana, non più considerata solo per le
potenzialità ed il fascino legati al mondo dell'arte, della letteratura
e della musica, ma anche e soprattutto per l'utilità e la
spendibilità nel mondo del lavoro. Conoscere l'italiano oggi significa
per gli studenti camerunensi poter accedere più facilmente al mondo
professionale, allo studio, al made in Italy ecc... La conseguenza
felice di questo panorama è l'importanza che la lingua italiana ha
assunto nel nostro paese stimolando così il rafforzamento delle
poltiche linguistiche e l'aumento dei corsi d'italiano nei centri linguistici,
nei licei e nelle università statali. A proposito di destinatari,
secondo le più recenti indagini, il numero di apprendenti della lingua
italiana in Camerun è in costante crescita (Cfr. Kuitche, 2012). Per?,
al contatto dell'italiano con le prime lingue dei discenti si verificano
diversi fenomeni tra i quali l'interferenza linguistica e pragmatica come nel
caso specifico dell'italiano appreso dagli apprendenti del Liceo Classico e
Moderno di Maroua. In questo capitolo chiariremo gli obiettivi della nostra
ricerca. Proseguiremo poi descrivendo il quadro teorico generale del nostro
studio e presenteremo un quadro delle ricerche sull'italiano in Camerun
descrivendo in maniera generale le più rilevanti indagini che sono
già state svolte relativamente alla diffusione e alla didattica
dell'italiano in Camerun.
1.1. Obiettivi della ricerca
La definizione degli obiettivi è una fase fondamentale
nello svolgimento di una ricerca. La nostra ricerca parte dalla constatazione
secondo cui l'interesse dimostrato dai camerunensi per lo studio della lingua
italiana negli ultimi anni sta agevolando mano a mano l'inserimento di questa
lingua come materia di studio nelle scuole secondarie. Oltre 10 anni dopo
l'inizio formale dei corsi d'italiano nelle università e nei centri
linguistici, e 4 anni dopo l'introduzione della lingua italiana come materia di
studio nelle scuole secondarie camerunensi, il nostro lavoro si prefigge di
ripercorrere le tappe evolutive della didattica dell'italiano in Camerun finora
mettendo a fuoco le problematiche inerenti all'insegnamento dell'italiano in
tale paese. La nostra ricerca intende anche, analizzare la situazione della
lingua italiana nello spazio sociolinguistico camerunense, affrontando non solo
la questione della sua diffusione ma, specificatamente il problema degli errori
linguistici e pragmatici derivanti dal contatto con le lingue locali.
L'interesse della ricerca si fonda, in effetti, anche sulla
compresenza di circa 280 lingue locali sul territorio e sul bilinguismo
ufficiale che pone il francese e l'inglese anche come lingue dell'educazione.
In questa ottica, il lavoro vuole quindi osservare da una parte il ruolo
dell'italiano in questo contesto di plurilinguismo e dall'altra parte alcune
differenze nei processi di acquisizioni da parte di apprendenti camerunensi.
Inoltre, il lavoro cerca anche di sfruttare la situazione del processo di
insegnamento-apprendimento, in cui operano i docenti, dando un'occhiata al
significato attribuito all'errore e le modalità di gestione dei
comportamenti errati.
Quindi, partiremo dal presupposto che, l'acquisizione di nuove
competenze da parte dello studente chiama in causa il concetto di errore. Ci?
non significa che l'errore debba essere visto come un evento negativo, pu? al
contrario, trasformarsi in un'opportunità per l'apprendimento. Per? una
volta che l'errore è stato fatto come bisogna comportarsi?, e in che
modo viene corretto?. Acquisisce importanza in questo momento il ruolo
dell'insegnante, il quale deve avere l'abilità di intervenire al momento
opportuno e nella giusta misura per correggere una forma erronea. È lui
a decidere come correggere, in base anche al contesto, alla personalità
dell'apprendente, al tipo di produzione: se scritta o orale e in base al tipo
di errore. Gli errori possono anche essere corretti dallo stesso apprendente,
quando si rende conto di averli commessi, questo è il caso
dell'autocorrezione. In merito alla questione dell'errore, la nostra ricerca si
prefigge quindi, di dimostrare che la prevedibilità dell'errore in
questo contesto di insegnamento-apprendimento dell'italiano L2 può
essere uno strumento di facilitazione didattica. Se i docenti e gli studenti
sono consapevoli delle aree di possibili interferenze e dei possibili errori,
potranno essere più efficaci nel processo didattico.
Inoltre, verranno passati in rassegna in questo lavoro le
tipologie di errori, le cause che sono alla base degli errori più
frequenti fatti dagli apprendenti camerunensi e i principali approcci o teorie
sull'apprendimento linguistico in particolare l'analisi degli errori e
l'analisi contrastiva. Il lavoro cerca anche di capire quali sono i pro e i
contro della correzione per poter individuare il modo migliore secondo il
quale l'insegnante può condurre una lezione. Infine il lavoro prova a
delineare una sorta di profilo dello studente camerunense, delle sue
criticità oggettive e delle possibili strategie da attuare in classe,
per risolvere o attenuare eventuali problematiche specifiche. È in
questa ottica che va letto questo contributo.
1.2. Quadro teorico della ricerca
Questo paragrafo si propone di fornire un quadro, sia pure non
esaustivo, delle varie teorie che hanno cercato di descrivere cosa è e
come avviene l'apprendimento di una seconda lingua e delle riflessioni condotte
sulle modalità e sulle caratteristiche dell'apprendimento in genere e di
quello linguistico in particolare. Ci limitiamo, in questa sede, a descrivere
quelle pertinenti all'argomento che ci proponiamo di approfondire.
1.21. L'analisi contrastiva e l'analisi degli
errori
Negli anni Cinquanta del Novecento, in una temperie culturale
condizionata dalla psicologia comportamentalista e dalla linguistica
strutturalista e tassonomica di Bloomfield si riteneva che la lingua fosse un
insieme di abitudini automatizzate e per questo doveva essere appresa
attraverso meccanismi di stimolo-risposto-rinforzo e di imitazione (Skinner,
1957). L'indirizzo più seguito da chi si occupava di insegnamento
-apprendimento di una seconda lingua era l'analisi contrastiva (AC). Con l'AC
venivano messe a confronto nelle loro strutture (fonologiche, morfosintattiche,
lessicali) la lingua materna dell'allievo e la lingua seconda, al fine di
determinare i potenziali errori dell'apprendente. Ci? sulla base del
presupposto che gli errori che compiono i soggetti che apprendono una lingua
straniera sono causati dalle differenze tra la lingua materna e quella
straniera, e dal trasferimento delle abitudini proprie della L1 nell'uso della
L2: questi errori sono quindi prevedibili e di conseguenza evitabili. Le
diverse lingue vanno quindi analizzate in modo contrastivo, al fine di
evidenziarne le simmetrie, i comportamenti simili, che causano nei parlanti dei
transfert positivi, e le dissimmetrie, le diversità che sono motivi di
interferenze negative, e quindi di problemi nell'apprendimento
linguistico. La linguistica contrastiva è alla base delle successive
ricerche di analisi degli errori e della teoria dell'interlingua.
La nascita della linguistica contrastiva6(*) viene fissata in effetti, dallo
studioso americano Robert Lado che propone di effettuare l'AC nella didattica
delle lingue. L'autore osserva che in una situazione di insegnamento
l'apprendente di una lingua straniera percepisce naturalmente alcuni elementi
come facili e altri, al contrario, difficili e non equivalenti. Così,
gli aspetti della lingua straniera considerati simili alla lingua materna (L1)
sembrano più facili da imparare; invece l'apprendimento degli aspetti
differenti sembra difficile. Secondo Lado il confronto di L1 con L2 può
aiutare a evidenziare i contrasti (intesi come `differenze') che
costituiscono potenziali fonti di difficoltà e di errori. Dalla sua
nascita ad oggi l'AC si è rinnovata per molti aspetti. Come ribadisce
Pelaggi (2006: 5-6), le prime applicazioni, infatti, si ebbero negli Stati
Uniti nell'ambito della didattica delle lingue, il che portò al
riconoscimento della sua validità e utilità. L'AC acquista non
solo un ruolo importante nella linguistica generale ma anche in altri campi di
applicazione quali la traduzione, la linguistica dei corpora, la linguistica
computazionale e altri. Il suo carattere didattico permane nel cosiddetto uso
empirico e si concentra nell'idea che:
La maggior parte degli errori dei discenti potevano essere
previsti in base ad un'analisi contrastiva di L1 e L2; gli errori sarebbero
verificati in relazione alle componenti più difficili da apprendere che
erano individuate negli elementi di maggior differenza, distanza o assimmetria
tra le due lingue; infine una didattica impostata alla consapevolezza e alla
pratica della contrastività avrebbe potuto evitare gli errori7(*).
In modo generico, l'attuale ricerca contrastiva si concentra
sulla realizzazione degli obiettivi seguenti:
· Ogni confronto linguistico è anche un confronto
culturale visto che non si può separare il concetto di lingua da quello
di cultura.
· I ricercatori che effettuano analisi contrastive hanno
come scopo la descrizione di singole lingue, la traduzione e la compilazione di
dizionari bilingui.
· Con l'AC si contestualizzano tutte le unità
linguistiche confrontate (frasi, parole, suoni, ecc.): viene, cioè,
esaminato il loro uso in un contesto linguistico ed extralinguistico;
· L'oggetto del confronto dell'AC è il testo sia
scritto che parlato, inteso come unità di comunicazione;
· I dati linguistici analizzati sono autentici e vengono
estratti da corpora testuali bilingui8(*).
La contrastività permette di indirizzare sforzi e
tentativi laddove lo studente incontra le difficoltà maggiori. Il ruolo
dell'AC nella didattica delle L2 è rilevante in quanto agevola la
comprensione e l'assimilazione dei componenti stranieri mediante il confronto
delle strutture. Pelaggi (2006: 15-16) nel suo articolo, si riferisce ai
commenti di alcuni presupposti dell'AC fatti da Susan Gass e Larry Selinker
(2001)9(*). In seguito alle
critiche delle restrizioni che comporta l'AC si impegna alla rivalutazione di
questo tipo di analisi partendo dal concetto di base di interlingua (IL) e
arrivando a elaborare un concetto coerente della grammatica dell'IL e una
teoria dell'acquisizione della seconda lingua (AL2). Comunque gli autori
sostengono che l'analisi contrastiva si basa sul concetto secondo il quale la
lingua viene considerata come comportamento e l'apprendimento di una seconda
lingua consente la realizzazione di nuovi atteggiamenti. In tale prospettiva la
lingua madre è la causa principale degli errori di comprensione e
produzione nella lingua straniera. Le controversie si verificano ancora
più numerose, quanto maggiori si evidenziano le differenze tra due
lingue a confronto. Secondo questa visione le difficoltà o le
facilità di apprendimento corrispondono rispettivamente alle divergenze
e alle convergenze tra L1 e L2. È importante allora che l'apprendente
faccia attenzione agli elementi differenti perché quelli simili potranno
essere trasferiti, e dunque assimilati, in modo più agevole.
Le finalità dell'AC sono esplicitamente didattiche.
L'AC ha un valore predittivo: ossia pu? essere sfruttata per predire gli errori
che il parlante di lingua commetterà nell'apprendimento di una seconda
lingua e, pertanto, pu? essere usata direttamente nella realizzazione di
materiali didattici. Benché l'AC non riesce a render conto di tutte le
devianze osservabili nelle produzioni degli apprendenti e non sempre fa
previsioni corrette sugli errori riscontrabili in apprendenti di lingue materne
in particolari; sono scaturiti nuovi approcci osservativi, che hanno
ridimensionato il ruolo dell'analisi contrastiva, nel panorama degli studi
sull'apprendimento. Come conseguenza dei limiti dell'AC a spiegare
adeguatamente gli errori del discente, si è fatto strada in
glottodidattica l'analisi degli errori.
L'analisi degli errori era un'alternativa all'
analisi
contrastiva, un approccio influenzato dal
comportamentismo
attraverso il quale i linguisti tentavano di usare le distinzioni formali tra
la prima e la seconda lingua del discente per prevedere gli errori. L'analisi
degli errori (AE) ha dimostrato che l'AC era incapace di prevedere una grande
maggioranza di errori, anche se i suoi aspetti più di valore sono stati
incorporati nello studio dell'
interferenza
linguistica. Un risultato chiave sull'analisi degli errori è stato
che molti errori vengono prodotti dai discenti che fanno deduzioni sbagliate
sulle regole della nuova lingua. Importante è stato il saggio di Pit
Corder del 1967, «the significance of learnes's errors» che
proponeva di interpretare gli errori non in un'ottica comportamentalista, come
frutto di imitazione o di abitudini legate alla lingua materna, come segnale di
un sistema linguistico in formazione analogamente a quanto già si faceva
per le forme devianti presenti nel linguaggio infantile. Per Corder (1967: 71)
citato da Pallotti (1998: 20), commettere errori è «
un modo per l'apprendente di mettere alla prova le sue ipotesi sulla
natura della lingua che sta imparando, essi sono quindi, un'importante
«finestra sul sillabo incorporato
nell'apprendente»». Un allievo, quando apprende una
seconda lingua, si costruisce gradualmente un sistema di regole e gli errori
che commette danno informazioni sullo stadio che sta attraversando.
In effetti, l'AE ha dato la possibilità di penetrare
nel processo d'apprendimento della L2 e ha stimolato notevoli cambiamenti
nell'insegnamento della L2. Il suo contributo più latente sul campo
è stato la scoperta che la maggioranza degli errori grammaticali che gli
apprendenti fanno nella seconda lingua non sono il riflesso della loro lingua
madre, ma sono molto simili a quelli dei bambini per esempio che imparano la
prima lingua. In questo senso l'AE ha rappresentato un'alternativa rispetto
all'approccio un po' restrittivo dell'AC nei riguardi dell'errore, aiutando a
scoprire alcuni dei processi responsabili dello sviluppo dell'interlingua e
spostando, di conseguenza, l'attenzione da un insegnamento della L2 tutto
incentrato sull'evitare gli errori ad una concezione del processo di
apprendimento favorito dagli errori. In questa ottica, Ambroso (1991: 3)
osserva che:
Gli errori sono interessanti anche per i glottodidatti e gli
insegnanti di L2: i primi li considerano non soltanto come segnali di un
processo in atto di appropriazione di un nuovo sistema linguistico, ma
soprattutto come indicatori del grado di competenza (o controllo) che il
parlante ha nell'usare una data lingua.
Intanto, sarebbe necessario precisare che nell'apprendimento
di una lingua seconda, tenendo conto dei concetti dell'analisi contrastiva e
della linguistica acquisizionale, non appare tanto rilevante l'effettivo grado
di somiglianze e differenze tra i due sistemi linguistici (L1 e L2), ma
piuttosto quanto simili li percepisca il discente. Dalla sua intuizione dipende
il transfert e l'interferenza che si verificano lungo il processo di
apprendimento.
1.2.2. L'interlingua e l'interferenza linguistica
Nell'apprendimento di una seconda lingua trova grande spazio
il concetto di interlingua10(*). L'osservazione della performance di individui
che stanno imparando una lingua seconda porta a constatare l'esistenza di un
sistema linguistico in continuo movimento e divenire che costituisce in ogni
sua fase la norma che il parlante stesso crea e ipotizza per la lingua seconda.
Questo sistema linguistico, soprattutto nel momento in cui il parlante produce
lingua basandosi su ipotesi personali non avvalorate da un non ancora avvenuto
insegnamento linguistico, si fonda su una sorta di struttura linguistica
latente che il parlante possiede perché acquisita attraverso
l'apprendimento della lingua madre o perché innata
(Chomsky,1975)11(*).
Ciò porta alla presenza nell'interlingua di strutture linguistiche
tipiche della lingua madre che mano a mano l'apprendimento procede e il livello
di conoscenze linguistiche si alza si riducono. Diminuisce dunque il grado di
interferenza fino ad arrivare idealmente a due sistemi linguistici totalmente
indipendenti, quello della L1 e quello della lingua seconda. Questo risultato
per molti studiosi non è raggiungibile: sempre permane un certo spazio
per l'interlingua.
L'interlingua (o lingua dell'apprendente) è il sistema
linguistico che un discente di L2 sviluppa durante l'apprendimento. È il
«sistema linguistico a sé stante [ ...] che risulta dal tentativo
di produzione da parte dell'apprendente di una norma della LO (lingua obiettivo
o target)» (Selinker, 1984: 29). Sulla nozione di
interlingua Pallotti (2005: 1) e Andorno (2006: 86-111, 2010: 53-64) cos?
scrivono:
L'interlingua è un sistema linguistico vero e proprio,
con le sue regole e la sua logica, parlato da chi sta apprendendo una seconda
lingua. Per capire come un alunno sta progredendo verso la lingua d'arrivo, la
nozione di interlingua è più utile di quella di errore,
perché è formulata in positivo e dal punto di vista di chi
impara, cercando di dare conto delle sue ipotesi.
Il termine «interlingua» è stato introdotto
negli anni Settanta da Larry Selinker che lo definisce come «un sistema
linguistico separato che risulta dai tentativi, da parte di un apprendente, di
produrre una norma della lingua di arrivo» (Selinker, 1972). L'interlingua
non è semplicemente una lingua che sta a metà tra la prima e la
seconda lingua; essa è un sistema linguistico in formazione con il quale
l'apprendente cerca di avvicinarsi il più possibile alla L2 o lingua di
arrivo. Questo sistema autonomo, a sé stante, è costituito da un
insieme interno di regole12(*), che in parte coincidono con quelle della L2, in
parte possono essere ricondotte alla L1, ma allo stesso tempo sono anche
indipendenti da entrambe. Tali regole portano gli apprendenti a produrre frasi
che, dal punto di vista della lingua d'arrivo, contengono errori, forme
devianti; esse però vengono interpretate dal punto di vista
dell'interlingua come dei tentativi sistematici da parte di un apprendente di
ricostruzione del sistema della seconda lingua. A proposito dell'interlingua
Bettoni (2001: 37) osserva che gli apprendenti non imparano le proprietà
della L2 tutte insieme, ma procedono per gradi di approssimazione verso la L2.
Questa approssimazione avviene per ipotesi, per tentativi; quindi
l'interlingua, oltre a variare in diacronia perché dinamicamente tende
alla L2, è anche instabile nei suoi singoli stadi. Il percorso verso la
L2, tuttavia, sarebbe comune a tutti gli apprendenti. Varierebbe, invece,
parecchio la velocità con cui gli apprendenti compiono il percorso e
l'esito finale che raggiungono.
Negli anni passati, l'unico modo per descrivere la lingua
degli apprendenti era in termini di errori e deviazioni rispetto alla L2:
« il metro di riferimento era sempre la L2 nella sua varietà
standard, corretta, alla quale gli apprendenti si avvicinavano più o
meno; in questa ottica gli errori che commettevano parevano essere solo
fastidiosi inciampi da cui liberarsi il più presto possibile »
(Pallotti, 1999: 54). Gli errori erano considerati come una deviazione dalla
norma, indicavano le carenze e le incertezze dell'apprendente e segnalavano che
cosa non sapeva ancora dire/fare e che cosa non aveva ancora interiorizzato.
Con la nozione d'interlingua si ribalta la prospettiva: l'apprendente diventa
un soggetto attivo che formula ipotesi sulla lingua d'arrivo e costruisce un
sistema provvisorio e fluido con i pochi mezzi che ha a disposizione. Gli
errori diventano segnalatori di regolarità, indice di uno sviluppo
normale del linguaggio. Essi non sono più visti come indicatori di
vuoto, come mancanza e deviazione. In più, con l'interlingua, le cause
dell'errore non vengono più attribuite soltanto all'interferenza, ma
anche a strategie diffuse e universali di apprendimento, quali la
semplificazione, la sovrageneralizzazione, la riduzione della
complessità . Cos?, con l'analisi dell'interlingua, la lingua
dell'apprendente, in ogni fase di appropriazione viene osservata come un
sistema instabile, in continuo cambiamento con una sua grammatica peculiare, ma
sistematica che non corrisponde né a quella della L1 né a quella
della L2. Ci sono, cinque processi che possono determinare l'interlingua:
· il transfert linguistico, ritenzione di elementi della
prima lingua;
· il transfert d'insegnamento, influenza del tipo di
insegnamento e dei materiali usati;
· le strategie d'apprendimento utilizzate
dall'apprendente;
· le strategie di comunicazione di una L2, modi seguiti
dall'apprendente per comunicare nella L2 anche semplificando gli strumenti;
· l'ipergeneralizzazione, applicazione di regole della
seconda lingua in modo troppo estensivo.
Inoltre, occorre sottolineare che, nella struttura costruita
dall'apprendente o nel tentativo di produzione da parte dell'apprendente di una
norma della lingua obiettivo o target si possono individuare, indipendentemente
dalle differenti formulazioni, tre paradigmi, cioè:
· il sistema: l'interlingua è un sistema vero e
proprio e non può essere valutato un miscuglio tra L1 e L2
· l'evoluzione: il sistema dell'interlingua varia ed
evolve progressivamente;
· le specificità: l'interlingua è un
complesso corretto nella propria idiosincrasia in quanto lingua propria
dell'apprendente.
Tuttavia, le interlingue non si configurano affatto come
varietà intermedie fra L1 e L2, risultate dell'interferenza fra le due,
bensì come «grammatiche semplificate e rielaborate sulla base di
tendenze, principi e processi naturali, andanti da un minimo a un massimo di
avvicinamento alla varietà obiettivo» (Berruto, 1987: 173). Le
interlingue sono delle lingue naturali, ma le loro grammatiche sono
influenzabili e mutevoli, infatti la «grammatica» dell'apprendente si
costruisce grazie ad un doppio processo d'accomodamento e assimilazione. La
mutabilità dell'interlingua spiega il motivo per cui gli apprendenti
possono trasferire proprietà grammaticali della loro lingua al sistema
dell'interlingua. Il sistema interlinguistico è, in un certo senso,
intermedio tra la prima e la seconda lingua. La lingua di chi apprende una
seconda lingua (L2) è una forma difettosa, distorta e scorretta della
lingua che si sta imparando, ma, anche se corretta, le frasi prodotte non
saranno mai simili a quelle del parlante nativo della lingua-obiettivo. Gli
apprendenti di lingue straniere non parlano la stessa interlingua, così
come i bambini non parlano la stessa versione di linguaggio infantile.
Al concetto di interlingua si associa il termine di
interferenza linguistica illustrata principalmente da Kellerman
(1986: 35-48). Il termine interferenza linguistica si riferisce
all'azione di un sistema linguistico su un altro e agli effetti provocati dal
contatto tra lingue, e si usa in una duplice accezione: per indicare i prestiti
di elementi lessicali, fonomorfologici o sintattici da un sistema linguistico a
un altro, oppure i mutamenti innescati nella competenza del parlante dal
contatto tra due o più lingue. L'interferenza può essere
conscia o inconscia. Consciamente, il parlante può
ipotizzare poiché non ha appreso o ha dimenticato l'uso corretto.
Inconsciamente, il parlante può non considerare che le caratteristiche
delle lingue possono differire, o può conoscere le regole corrette senza
saperle mettere in pratica, e quindi ripiegare sull'esempio della propria
lingua madre. Si noti che comunque sia lo scopo della ricerca, non esistono
definizioni precise per quello che si riferisce al fenomeno di interferenza che
generalmente indica una modificazione della lingua straniera dovuta al
passaggio di regole e strutture dalla lingua materna. Kellerman (1986: 49)
suggerisce però una distinzione tra interferenza (effetto
linguistico che risulta dall'influenza di un'altra lingua) e transfert
(concetto con cui si indica il processo psicologico che precede
l'interferenza). Sulla scia di Kellerman, Lado (1957: 2) affermando infatti,
che «Gli individui tendono a trasferire le forme e i significati della
lingua e cultura materna, e la loro distribuzione, nella lingua e cultura
straniera», accetta in pieno l'esistenza di un processo di
transfert, i cui effetti possono facilitare quanto intralciare
l'apprendimento e mette in luce, nella sua opera, il concetto di
interferenza per indicare i fenomeni causati
dall'influenza negativa di un precedente apprendimento linguistico sul nuovo
apprendimento.
Rispetto all'interferenza si attuano poi due tipi di
transfert: (1) interlinguistico- riguarda la situazione quando L1 influenza
l'apprendimento della L2; (2) intralinguistico - si verifica nell'apprendimento
errato all'interno della L2 dovuto alle interpretazioni scorrette delle regole
straniere. A seconda degli effetti che produce, il transfert può
risultare sia positivo -quando gli elementi della L1 che
interferiscono nell'apprendimento della L2 agevolano l'acquisizione delle nuove
strutture, sia negativo - quando invece l'uso di parole e regole della
L1 porta a commettere errori nella L2 . Pallotti (1998: 60), citando Selinker
(1992: 208) , propone una definizione di transfert linguistico
piuttosto ampia:
È meglio considerare il transfert linguistico un
termine generico per un'intera classe di comportamenti, processi e
condizionamenti, ciascuno dei quali ha a che fare con l'influenza e l'uso di
conoscenze linguistiche precedenti, solitamente ma non esclusivamente della
lingua materna. Questa conoscenza contribuisce alla costruzione
dell'interlingua interagendo in modo selettivo con l'input della lingua
d'arrivo e con propri etàuniversali di vario genere.
Con maggiore precisione, Kellerman (1995: 102) afferma che:
«Similarities between languages, and not differences, are the driven
force in transfert. That is, the more similarity between the L1 and the L2
perceived by the L2 learner, the more transfer will occur13(*)».
Ovviamente, non si può ignorare la conoscenza di altre
lingue straniere da parte dello studente perché tale fatto provoca una
serie di sovrapposizioni dei codici linguistici al sistema obiettivo. Con i
termini di interlingua e interferenza linguistica, si è cominciato a
parlare degli errori nell'apprendimento linguistico.
1.2.3. Il concetto di errore nell'apprendimento
linguistico
Ogni essere umano ha la capacità di apprendere, vale a
dire la capacità di assimilare e conservare informazioni. Cos?,
l'apprendimento pu? essere percepito come un processo di acquisizione di nuovi
comportamenti e di contenuti rappresentativi che porta al conseguimento di
più ampie conoscenze. Esso si caratterizza come un processo che avviene
soprattutto all'interno dell'individuo ed è relativamente stabile e
duraturo nel tempo. Come osserva Titone (1977: 29), l'apprendimento:
Implica un cambiamento entro la struttura psichica del
soggetto, si caratterizza come un'acquisizione di tipo assimilativo, per cui
determinati contenuti mentali o forme operative vengono interiorizzati
determinando una ristrutturazione o riorganizzazione degli assetti dinamici del
soggetto stesso.
In realtà, l'apprendimento in generale e soprattutto
di una seconda lingua come noto chiama in causa il concetto di errore. L'errore
ha trovato terreno fertile nel processo di apprendimento. Gli insegnanti che
hanno intrapreso lunghe e pazienti lotte contro gli errori linguistici dei loro
studenti si sono resi conto che fare errori è una parte inevitabile
dell'apprendimento, non si può imparare una lingua senza commettere
inizialmente errori.
Nei primi studi sui processi di apprendimento e di
insegnamento l'errore era considerato come frutto di interferenza negativa e
anche un male da evitare, mentre più recentemente è emersa una
visione diversa dell'errore che lo considera come indicazione del grado e del
livello di conoscenza raggiunti, segno dello sforzo da parte dell'apprendente
di ipotizzare una grammatica adatta a descrivere la seconda
lingua, le regole della L2 osservate. L'errore serve all'insegnante per capire
quali strategie di apprendimento il discente ha messo in atto per risolvere i
propri problemi di comunicazione. L'errore da elemento da evitare diventa
elemento auspicabile perché dall'errore, lo studente può
ripartire per rinegoziare e riqualificare le proprie ipotesi sul funzionamento
della lingua. In questa nuova prospettiva l'errore non può essere
causato esclusivamente da problemi di interferenza ma è il risultato di
strategie che l'apprendente mette in atto per imparare. Per Cattana e Nesci
(2000: 13) dobbiamo:
Considerare l'errore non come un incidente di percorso, una
deviazione dal sistema linguistico che va combattuta, ma come uno strumento
ricco di potenzialità che bisogna saper sfruttare. L'errore rappresenta
una preziosa fonte di informazioni sul processo di apprendimento della lingua,
che deve essere utilizzata sia per aiutare lo studente a progredire sia per
definire e adattare la programmazione didattica.
Cos?, gli errori appaiono come il punto debole della lingua
scritta o parlata dell'apprendente, sono quelle parti della conversazione o
della composizione che deviano da una qualche norma d'esecuzione matura della
lingua.
Inoltre, come puntualizza Corder (1981: 13):
Bisogna distinguere gli errori che sono dovuti al caso delle
circostanze da quelli che si riferiscono ad un momento preciso della conoscenza
latente, o come si potrebbe chiamare "competenza transitoria". Gli errori di
realizzazione saranno per definizione non sistematici, e gli errori di
competenza sistematici [...] Sarà anche comodo oramai chiamare "sbagli"
gli errori di produzione, mantenendo il termine di 'errori' per gli errori
sistematici degli apprendenti, quelli che ci permettono di ricostruire la loro
conoscenza temporanea della lingua, cioè la loro competenza
transitoria.
Occorre quindi operare una distinzione fra i due termini
comunemente utilizzati in inglese per parlare di errori: error e
mistake. Mistake è riferito ad un errore di
esecuzione: tutti facciamo dei mistakes in L1 o L2. I parlanti nativi
sono normalmente capaci di correggere i mistakes o lapsus,
che non sono il risultato di una deficienza nella competenza, ma il risultato
di alcune imperfezioni nel processo di produzione del discorso;
l'error, invece, è una deviazione dalla grammatica dei parlanti
nativi, che riflette la competenza interlinguistica dell'apprendente. In
generale, gli elementi significativi che caratterizzano l'apprendimento di una
lingua e che, in modo più o meno rilevante, possano essere responsabili
di errori in una situazione di apprendimento guidato possono essere
schematizzato come segue:
Fig.1.1. i fattori che sono alla base
degli errori14(*).
Nella glottodidattica odierna gli errori non sono più
considerati come «incidenti di percorso» ma, una molla per superare
l'errore stesso. Per?, molti fattori sono alla base degli errori che commettono
gli apprendenti in situazione di apprendimento di una seconda lingua; fra
questi fattori ci annovera: la cultura di origine dell'apprendente, un'altra
lingua conosciuta dall'apprendente, le strategie di comunicazione adottate
dall'apprendente, la lingua da apprendere, il metodo di insegnamento, il luogo
in cui si studia, infine la lingua madre, punto centrale dell'apprendimento di
L2.
1.2. 4. Il ruolo della madrelingua nell'apprendimento
linguistico
Imparare a usare il linguaggio è una delle
abilità che l'uomo sviluppa nei primi anni di vita. Ogni essere umano
alla nascita è «infantile», cioè non parla, ma impara
a servirsi del linguaggio venendo a contatto con una lingua umana, quella
parlata dai genitori o dalle persone che si occupano di lui. La lingua
attraverso cui un individuo impara il linguaggio umano è detta
«lingua materna» o «madrelingua», o anche la «prima
lingua» (L1) di quell'individuo.
In effetti, fin dagli anni Cinquanta, la lingua materna
dell'apprendente è stata ritenuta uno dei fattori centrali
dell'apprendimento di L2 sia in positivo che in negativo. Nelle ricerche
comportamentiste e contrastive, il ruolo della L1 era molto enfatizzato in
quanto si riteneva che le abitudini assunte con essa influissero sul sistema
della L2 in formazione. La gran parte degli errori e delle conquiste in L2
veniva ascritta al ricorso a L1, detto transfert o interferenza. Nei decenni
successivi, numerose ricerche smentirono gli assunti contrastivi, dimostrando
che gli errori derivanti da L1 sono solo una minoranza. Cos?, il ruolo della
L1 venne ridimensionato. Più recentemente la posizione di chi nega ogni
influenza della L1 è stata riconsiderata. Andersen
(1990: 62-63); citando Pallotti consiglia: «quando non riesci a percepire
le strutture della lingua che stai cercando di acquisire, usa le strutture
della tua lingua materna con elementi lessicali della seconda lingua».
È infatti, fuor di dubbio che la lingua materna ha un ruolo piuttosto
importante nel determinare le elaborazioni interlinguistiche degli
apprendenti.
Tuttavia, non si pu? apprendere una seconda lingua perdendo la
prima. Perdere la prima lingua significa perdere la possibilità di
scambi pieni di significato con i propri familiari. Per alcuni autori come
Cummins (1983: 78) un buon apprendimento della seconda lingua non è
legato alla perdita della L1, ma al contrario è dipendente dal suo
sviluppo: infatti, l'abbandono della L1 può essere la causa di un blocco
dello sviluppo linguistico - cognitivo, che può essere superato solo
quando il livello di conoscenza della L2 rende possibile la ripresa dei
processi di acquisizione delle funzioni superiori. La prima lingua offre
infatti, la possibilità di mantenere i contatti aperti con la cultura
d'origine per una rielaborazione continua della propria appartenenza e della
propria identità. Per questo il mantenimento della prima lingua è
fondamentale per la crescita psico-affettiva : è attraverso di essa che
il bambino può continuare a mantenere vivi e «caldi» gli
scambi affettivi con i familiari, è attraverso di essa che i genitori e
i nonni possono trasmettere la loro cultura, anche tramite tutto ciò che
viene veicolato per mezzo della lingua, ma che spesso non viene esplicitamente
detto.
Tutti i soggetti che imparano una nuova lingua si affidano
alla loro prima lingua o a quelle già conosciute in precedenza. Secondo
Selinker (1992), la lingua materna ha un ruolo facilitante nell'elaborazione e
nell'evoluzione dell'interlingua. A suo parere se il bambino o l'adulto che sta
imparando la nuova lingua riesce a trovare un legame tra qualche
proprietà della L1 e della L2 allora riesce anche a scovare delle
«identificazioni interlinguistiche« (1992: 172, cit. in Pallotti,
1998: 64). Grazie a queste identificazioni interlinguistiche, che per Selinker
sono una delle «strategie di base« per l'acquisizione della seconda
lingua, gli apprendenti ristrutturano il sistema della lingua d'arrivo. In
più le identificazioni interlinguistiche fanno sì che due lingue
siano più affini e facili da apprendere. Ad esempio un apprendente
camerunense francofono potrebbe imparare più velocemente e facilmente lo
spagnolo e l'italiano che sono lingue neolatine e hanno maggiori
probabilità interlinguistiche corrette (nel lessico, nella sintesi e
nella grammatica). Per?, il fatto che due lingue abbiamo un origine comune e
vicine tra di loro potrebbe non essere un'agevolazione per il discente, anzi,
nella maggior parte dei casi esso è il primo responsabile nella
commissione di errore. La consapevolezza delle aree di possibili interferenze
da parte dei docenti e dei discenti costituisce un facilitatore didattico.
1.2. Stato delle ricerche sull'italiano in
Camerun
Una Trentina di anni fa, la ricerca scientifica non si
occupava dell'insegnamento-apprendimento dell'italiano in Camerun. Per?,
l'interesse dimostrato dai camerunensi per lo studio della lingua italiana
negli ultimi anni ha portato ad un aumento delle ricerche
sull'apprendimento-insegnamento dell'italiano L2 nel nostro paese. Oggi, sono
aumentati considerevolmente rispetto al passato gli studi condotti
sull'italiano in Camerun e, stiamo assistendo mano a mano ad un vero boom di
pubblicazioni scientifiche e di indagini relative all'italiano L2 nel paese
centrafricano. In questo paragrafo andremo dal generale verso lo specifico
analizzando in primis le indagini su scala globale condotte sulla diffusione
dell'italiano con lo scopo di sfruttare i dati relativi alla didattica
dell'italiano in Africa e in Camerun in particolare; e di tracciare un quadro
sinottico di ciò che emerge dalla letteratura scientifica relativamente
all'argomento che ci proponiamo di trattare.
1.3.1. Le indagini su scala globale
Le indagini sulla diffusione dell'italiano sono nate dalla
volontà dello stato italiano di tracciare l'andamento e l'interesse del
mondo per la cultura e la lingua italiana. In questa ottica sono state svolte
diverse indagini nell'ambito della diffusione dell'italiano. Quelle più
importanti e più estese sono: l'indagine dell'Enciclopedia Italiana,
l'indagine Italiano 2000 e l'inchiesta Italiano 2010.
L'indagine dell'Enciclopedia è la prima indagine estesa
e sistemica sulla diffusione dell'italiano diffuso fra stranieri. La ricerca
ha preso inizio alla fine degli anni 70 ed è stata conclusa nel 1981.
Essa è stata diretta da Ignazio Badelli. Questo studio aveva come
obiettivo l'analisi quantitativa delle motivazioni allo studio dell'italiano
all'estero. A tale scopo fu inviato un questionario alle rappresentanze
diplomatiche italiane all'estero in cui venivano poste domande relative alla
posizione dell'italiano nel loro sistema scolastico e al numero degli enti in
cui si insegnava l'italiano. Veniva chiesto anche il numero degli studenti
negli enti, nonché il numero dei docenti.
Secondo i datti di questa ricerca, 14 paesi africani hanno
risposto all'inchiesta. Al seguito dell'analisi fatta da Baldelli e i suoi
collaboratori, il pubblico di italiano in Africa era giovane con un'età
generalmente compresa tra 19 e 26 anni nell'Africa settentrionale e tra 13 e 26
anni nell'Africa sub-sahariana. Si trattava in maggior parte, di studenti e
giovani che intendevano continuare gli studi in Italia, lavorare con le imprese
italiane. Erano circa 5980 gli studenti di italiano in Africa e l'Egitto era la
nazione con il più gran numero di utenti che studiavano l'italiano in
tutta l'Africa. Il Senegal contava il più gran numero di studenti presso
le scuole di primo e secondo grado con ben 322 iscritti, mentre l'Algeria con i
suoi 878 iscritti aveva il primato per quanto riguardava gli Istituti Italiani
di Cultura. In generale, il dato più importante che l'indagine ha messo
in evidenza era che ogni anno quasi 700.000 stranieri studiavano l'italiano,
una cifra davvero consistente in quell'epoca, per una lingua senza un numero
enorme di parlanti nativi e che comunque non sembrava oggetto di attenzione per
interessi strumentali, di interazione commerciale e di comunicazione
internazionale (Kuitche, 2012).
Sulla stessa scia dell'indagine dell'Enciclopedia Italiana,
l'obiettivo principale di Italiano 2000 è stato di raccogliere
dati sullo stato della lingua italiana nel mondo e sugli interventi per la sua
diffusione, con un'attenzione particolare alle caratteristiche, alle
motivazioni, ai bisogni formativi dei pubblici stranieri dell'italiano, alla
qualità dell'offerta formativa. Italiano 2000 si proponeva di
«fornire i dati più aggiornati e sistematici sull'italiano nel
mondo» (De Mauro et al, 2003). Per raggiungere tale scopo, Italiano
2000 si è avvalsa di un questionario in formato elettronico che
è stato inviato a tutti gli Istituti Italiani di Cultura (IIC), alle
ambasciate e alle sedi consolari italiane nel mondo. I dati sono stati
analizzati da un gruppo di lavoro costituito da Massimo Vedovelli, Monica Barni
e Lorenzo Miraglia, operanti presso il Centro CILS (Certificazione di Italiano
come Lingua Straniera dell'Università per Stranieri di Siena). Non va
dimenticato che, uno dei principali punti fermi dell'indagine è stata la
consapevolezza che «per definire la condizione dell'italiano nel mondo non
è sufficiente considerare solo l'aspetto linguistico» (Kuitche,
2012), perché il contatto fra le lingue a diffusione internazionale
implica una specie di competizione che coinvolge non solo gli idiomi, ma
più in generale i sistemi socioculturali, statali e produttivi, che
riconoscono le proprie identità nelle specifiche lingue.
Secondo i dati forniti da Italiano 2000 si
rileva in primis, che l'italiano è al primo posto tra le quarte
lingue scelte per l'apprendimento, ma non è mai la lingua scelta come
prima lingua insegnata/ appresa. Ai primi posti ci sono le lingue a grande
diffusione e con maggiori risorse investite nella propria diffusione (De Mauro
et al , 2003: 238, cit. in kuitche, 2012). Inoltre, l'indagine rileva, un
aumento generale di circa il 40% degli studenti che hanno frequentato nel
1999-2000 i corsi d'italiano L2. Infine, l'indagine spende pochissime righe sul
continente africano limitandosi a segnalare una forte diminuzione del numero di
corsi, di docenti, di apprendenti, della motivazione per lo studio della lingua
. Per?, questi dati saranno rivisitati e completati dall'indagine del Centro di
Eccellenza dell'Università per stranieri di Siena.
Italiano 2010 è stata promossa dal Ministero
degli Affari Esteri «con lo scopo di valutare, attraverso una ricerca su
scala planetaria, l'interesse che l'italiano suscita fuori dai confini
nazionali e le risposte che vengono date alla domanda di apprenderlo»
(Giovanardi e Trifone, 2010)15(*). Italiano 2010 presenta l'andamento della
lingua italiana nel mondo nell'ultimo decennio, confrontando i risultati
ottenuti con quelli di Italiano 2000. Come tutte le recenti indagine,
Italiano 2010 si è avvalsa di un questionario che ha visto la
collaborazione della totalità degli Istituti Italiani di Cultura attivi
nel mondo (89 a quell'epoca). Seguendo l'andamento di Italiano 2000, i
dati di italiano 2010 sulla presenza dell'italiano si riferiscono
essenzialmente alle proposte didattiche degli Istituti italiani di Cultura e
l'indagine non sembra risolvere il problema della scelta degli informanti
già rilevato in Italiano 2000, anche se si può leggere
che:
Fra le novità introdotte nella rilevazione, la
principale è stata quella di non limitare l'inchiesta agli IIC, ma di
estenderla ai lettori ministeriali attivi nelle università straniere e
ai loro studenti, nell'intento di conoscere meglio i metodi didattici adottati
e di misurare attraverso appositi test linguistici il livello di competenza
dell'italiano e le diverse tipologie di errori.
(Giovanardi e Trifone, 2010)
Per quanto riguarda l'Africa, considerare soltanto gli IIC
come sottolinea Kuitche (2012: 80) equivale a tagliare il continente in due e a
non tener conto di una presenza sempre più importante della lingua
italiana nella sua parte sub-sahariana. In questo caso l'estensione
dell'inchiesta ai lettori ministeriali che rappresenta un importante passo
avanti rispetto alle precedenti indagini, continua purtroppo a rendere conto
solo parzialmente della situazione dell'italiano in Africa visto che, la lingua
italiana ci si sta radicando sempre di più soprattutto nelle scuole,
nelle università e nei centri linguistici locali. In breve, uno dei
risultati più significativi di questa indagine rispetto alle altre
è un generale aumento di 50% dei corsi e degli apprendenti d'italiano
nel mondo.
Viene fuori da tutto quello che precede, che l'Africa era il
continente con il minor interesse per la lingua e la cultura italiana, ed era
anche l'unica area geografica dove si registrava una diminuzione dell'utenza di
italiano rispetto agli atri continenti. Altre indagini più specifiche
hanno portato in luce un andamento attuale piuttosto positivo dell'italiano in
alcuni paesi africani tra i quali il Camerun16(*).
1.3.2. L'indagine del Centro di Eccellenza
dell'Università per Stranieri di Siena
Questa indagine sulla presenza della lingua italiana in
Africa è stata condotta nel 2008 da Raymond Siebetcheu nell'ambito
delle attività del Centro di Eccellenza della Ricerca
dell'Università per Stranieri di Siena, osservatorio permanente dello
stato linguistico dell'italiano dentro e fuori i confini nazionali, che ha tra
i propri obiettivi la realizzazione di indagini statistiche sulle motivazioni
allo studio dell'italiano da parte di stranieri all'estero.
Questa ricerca infatti, parte dall'obiettivo di
«rivisitare» il continente africano con una prospettiva più
ampia rispetto alle precedenti indagini, coinvolgendo in modo sistemico tutti i
paesi africani e prendendo in considerazione tutte le realtà e
modalità di insegnamento-apprendimento della lingua italiana. Analizza
il numero, le percezioni e le motivazioni dei docenti e degli apprendenti
africani, nonché l'impatto della lingua italiana in Africa allo scopo
di:
Collocare la nuova posizione dell'italiano nel continente
africano in riferimento alla sua spendibilità, ovvero la sua
capacità di uso e di attrazione come bene sul quale si può
investire la crescita culturale e/o professionale degli africani; e al mercato
delle lingue presenti nello spazio linguistico africano tanto per la
didattica quanto per l'internazionalizzazione.
(Siebetcheu, 2009, cit. in Kuitche, 2012)
Uno dei risultati di maggiore importanza dell'indagine del CE
è il forte incremento dei numeri relativi all'insegnamento-apprendimento
dell'italiano in tutta l'Africa (strutture didattiche, docenti e studenti),
contrariamente all'indagine Italiano 2000 che registrava nel
continente africano una generale situazione di sofferenza sfociata nella
chiusura di molti Istituti Italiani di Cultura e una preoccupante diminuzione
del 100% delle proposte didattiche e quindi del numero di apprendenti in alcune
realtà.
Sul piano metodologico l'indagine si è appoggiata
principalmente su un questionario, inviato telematicamente alle rappresentanze
diplomatiche italiane in Africa e alle agenzie formative. Nonostante le
difficoltà incontrate, come sottolinea l'autore:
Il primo questionario è stato inviato nel dicembre 2007
alle 25 ambasciate e agli 82 consolati italiani in Africa, ma senza esito
positivo. [...] Circa 6 mesi dopo l'invio del questionario a tutte le
rappresentanze diplomatiche presenti in Africa, e con diverse sollecitazioni,
solo pochi questionari risultavano compilati. Abbiamo quindi deciso di
rivolgerci alle rappresentanze diplomatiche esclusivamente per i dati delle
Anagrafi consolari, che abbiamo confrontato con quelli del Ministero degli
Affari Esteri. (Siebetcheu, 2009)
L'indagine ha il pregio, rispetto ad altri lavori simili, di
aver preso in considerazione tutte le realtà di diffusione della lingua
italiana in Africa, presentando così una visione più realistica e
più completa del fenomeno.
Secondo i dati tratti da questa ricerca, il Camerun17(*) è il settimo paese
africano con il più gran numero di studenti d'italiano (1350) e con il
maggior numero di candidati (536) agli esami di certificazione in tutta
l'Africa. Questo paese vanta inoltre il maggior numero di centri linguistici
specializzati nella didattica dell'italiano in Africa sub-sahariana, escluso il
Sudafrica. Con questo primato, il Camerun è anche l'unico paese africano
dove sono presenti le 4 certificazioni di italiano (CELI, CILS, IT, PLIDA) come
lingua straniera. Inoltre, l'indagine sottolinea che, studiare in Italia
è il motivo principale per cui i giovani camerunensi investono nello
studio della lingua italiana. Questo è dovuto sia al successo del
sistema formativo italiano, sia al contatto con i parenti e connazionali
già presenti sul territorio italiano e che fanno da tramite per
convincere questi ultimi a venire in Italia.
In generale, l'indagine sottolinea che, in Africa, appare in
netta crescita la presenza degli enti certificatori (CELI, CILS, IT e PLIDA), e
la diversificazione delle proposte didattiche (università, scuole
secondarie, centri locali, ecc.), ci? che testimonia secondo Siebetcheu (2009)
il fatto che la lingua italiana non è una lingua di emergenza che deve
essere a tutti i costi parlata e appresa, come succedeva nel periodo coloniale,
talvolta senza l'approvazione del discente. Oggi, lo studio della lingua
italiana in Africa deriva da una scelta consapevole. Il forte incremento
esponenziale dei numeri di africani che si avvicinano alla lingua italiana, ad
esempio degli apprendenti africani della parte sub-sahariana francofona, dove
l'italiano si sta progressivamente radicando nei sistemi scolastici locali, la
presenta come un bene su cui investire.
1.3.3. La prima indagine sull'italiano nell'Africa
sub-sahariana francofona
L'indagine sui pubblici dell'italiano L2 nell'Africa
sub-sahariana è stata condotta tra il 2009 e il 2011 in Camerun, in
Congo-Brazzaville, e in Senegal da Gilles Kuitche. Ci? che attira la nostra
attenzione e su cui ci soffermeremo sono i dati relativi ai pubblici
dell'italiano L2 in Camerun rilevanti per la nostra ricerca.
Questa indagine infatti, riprende alcuni presupposti delle
indagini precedenti concentrandosi in maniera più approfondita su una
specifica area geografica dell'Africa, quella sub-sahariana francofona,
caratterizzata da importanti mutamenti nel tempo e nello spazio per quanto
riguarda la diffusione e la didattica dell'italiano L2. Secondo le statistiche
del Rapporto Italiani nel mondo (Fondazione Migrantes, 2010, cit. in
Kuitche, 2012) il numero complessivo di apprendenti d'italiano nell'Africa
sub-sahariana si aggira intorno alle 11.856 unità e, con circa 5900
studenti, la zona francofona ne rappresenta quasi il 50%. Per quanto riguarda i
centri linguistici posti di reale radicamento della lingua italiana, su un
totale di circa 8.000 apprendenti nel periodo 2008-2009 l'Africa sub-sahariana
francofona ne conta ben 5.850, cioè il 73% e, il Camerun è
stato a quell'epoca il paese africano con il numero più elevato (1615)
di candidati agli esami certificatori, e vantava, inoltre, il maggior numero
di docenti (38) e di centri linguistici (17) specializzati nella didattica
dell'italiano in Africa sub-sahariana.
Questo passo decisivo della lingua italiana in quest'area
geografica ha suscitato l'attenzione degli esperti di glottodidattica e di
didattica della lingua italiana, nonché quella di coloro che si
interessano di diffusione dell'italiano L2 all'estero. In merito a questo
andamento positivo della lingua italiana nella sottoregione, per Vedovelli
(2008: 174), «è interessante la situazione dell'Africa
sub-sahariana, dove negli ultimi cinque anni la richiesta dell'italiano
è impetuosamente aumentata soprattutto in relazione ai progetti
migratori verso il nostro paese, pur in presenza di pochissimi Istituti
italiani di Cultura».
Sul piano degli obiettivi il lavoro si propone di mettere a
fuoco le caratteristiche dell'insegnamento della lingua italiana in questa
parte del mondo, dove l'italiano si sta progressivamente radicando nei sistemi
scolastici locali, ad esempio del Camerun dove si è già avviato
il processo di inserimento dell'italiano nelle scuole secondarie. In questa
ottica, il lavoro si propone anche di mettere l'accento sui principali elementi
che potrebbero guidare una miglior impostazione a programmazione didattica.
Un'efficace azione formativa, sostiene Vedovelli (2002a: 195), deriva in
effetti innanzitutto dalla stretta compatibilità fra riconoscimento
degli specifici bisogni e delle concrete caratteristiche degli apprendenti.
Sul piano metodologico, l'indagine si è avvalsa di un
questionario non elettronico come le precedenti indagini perché secondo
l'autore:
Conoscendo la situazione socioeconomica dei paesi africani
del campione e illuminati dalle esperienze passate, era giudizioso optare per
un rapporto più diretto con gli attori in presenza: privilegiando
l'auto - compilazione del questionario presentato in formato cartaceo, con
presenza fisica dell'intervistatore-costruttore del questionario. (Kuitche,
2012)
Per Dautriat (1990: 40), con questa tecnica del
«questionario per il colloquio personale», si riesce ad ottenere la
massima collaborazione dei rispondenti e si ha la certezza che la risposta
proviene dalla persona designata col campione; questo consente un maggior
controllo dell'indagine da parte del ricercatore e gli permette di toccare dal
vivo la realtà che si accinge a descrivere e ad analizzare, evitando le
cosiddette «ricerche a tavolino» per le quali non si ha nessun mezzo
per verificare la veridicità o la buona fede delle opinioni e dei fatti.
L'indagine si è anche avvalsa di interviste faccia a faccia con
l'ausilio di un registratore vocale. Sono stati intervistati responsabili di
centri d'insegnamento dell'italiano, alcune personalità nelle ambasciate
d'Italia e altri informanti nei paesi del campione.
In generale, la relazione finale dell'indagine, rispetto
all'andamento dell'italiano in Camerun, sottolinea il boom di proposte
didattiche e di domanda di corsi dovuto non solo al consolidamento in
quest'area di enti certificatori come CILS e CELI ma, soprattutto alla
creazione di un dipartimento d'italiano presso la Scuola Normale di Maroua
(istituto per la formazione di futuri professori di scuole secondarie), e il
progressivo inserimento dell'italiano come materia di studio nelle scuole
secondarie. Da questa situazione scaturisce nel nostro paese un nuovo profilo
professionale quello del docente di lingua italiana.
In conclusione, emerge dallo stato delle ricerche
sull'italiano in Camerun che, qualche anno fa, si registravano in Camerun un
numero relativamente basso di corsi, di docenti e di apprendenti d'italiano
(una situazione dovuta soprattutto al minor interesse dei camerunensi a
quell'epoca per la «bella lingua»). Oggi, la costante crescita della
lingua italiana nel nostro paese ha attirato l'attenzione degli esperti di
glottodidattica nonché quella di coloro che si interessano di diffusione
dell'italiano L2 fuori dell'Italia. Tuttavia, è difficile parlare della
diffusione della lingua italiana nel nostro paese senza fare alcune
considerazioni sullla situazione sociolinguistica di quest'area geografica
nella quale l'italiano è chiamato a sopravvivere; e anche il rapporto
che i camerunensi hanno con le loro lingue, che vengono tendenzialmente
utilizzate a livello orale. Oltre a questa competenza limitata, al contatto tra
le lingue occidentali ( ad esempio del francese e l'italiano), e quelle locali,
nascono delle interferenze che molte volte determinano l'emergere di errori
linguistici nella lingua target; il che rende il processo di
apprendimento dell'italiano difficile. Questo scritto si propone di analizzare
l'influenza del francese e delle lingue camerunensi nell'apprendimento
dell'italiano; evidenziando gli errori che commettono gli apprendenti
camerunensi d'italiano L2 e le strategie per gestirli meglio nell'ambito della
didattica dell'italiano L2 in Camerun.
CAPITOLO 2: DIDATTICA DELL'ITALIANO LINGUA SECONDA IN
CAMERUN
Il Camerun, come già sottolineato in precedenza,
è secondo i dati delle prime indagini sulla diffusione dell'italiano in
Africa (Siebetcheu, 2009), il settimo paese africano con il più gran
numero di studenti d'italiano e con il maggior numero di candidati agli esami
di certificazione in tutta l'Africa. Questo paese vanta inoltre il maggior
numero di centri linguistici specializzati nella didattica dell'italiano in
Africa sub-sahariana. Si ammette in maniera convenzionale che, se la lingua
italiana è appresa in Italia, per lo studente essa è considerata
L2 e se è appresa all'estero, sarà considerata LS. Questa
differenziazione è una distinzione ormai consolidatissima in
glottodidattica, e permette di percepire le differenze nel processo di
apprendimento della lingua italiana (e di qualsiasi altra lingua) tra il
discente che impara in un ambiente «italofono» e quello che lo fa nel
paese di origine, dove l'italiano non è lingua veicolare. Visto che
apprendimento e insegnamento sono due facce indivisibili di una stessa
medaglia, il luogo in cui avviene il processo didattico è in stretto
rapporto con la formazione e le competenze linguistiche, glottodidattiche e
soprattutto pragmatiche dei docenti. In questo capitolo, presenteremo la
situazione dell'insegnamento dell'italiano in Camerun, mettendo in risalto la
specificità di tale paese sul piano linguistico, le modalità di
diffusione e di insegnamento dell'italiano L2 e analizzando i problemi legati
all'insegnamento dell'italiano L2.
2.1. Specificità del Camerun sul piano
linguistico
Il Camerun è un paese bilingue (francese e inglese)
dell'Africa centrale e, secondo le statistiche dell'ultimo censimento
effettuato nel 2005 dall'Agence Nationale de la Statistique et de la
Démographie (ANSD), questo paese conta circa 20 milioni
di abitanti18(*). Il Camerun viene chiamato «Africa in
miniatura», non solo a causa del suo paesaggio diversificato, del suo
clima o del suo rilievo rappresentativi della realtà continentale, ma
grazie alla sua diversità culturale. Uno di questi aspetti culturali
è la diversità etnica che corrisponde, naturalmente, ad una
diversità linguistica che solo pochi altri paesi al mondo possono
rivendicare. È il primo paese dell'Africa Centrale in termine di
diversità19(*); con
circa 280 lingue locali e due ufficiali (francese-inglese). Il multilinguismo
che caratterizza il paese ha dato origine a costruzioni molto originali sul
piano lessicale e morfosintattico. Un dato importante da rilevare è
l'esistenza del Camfranglais, un parlato misto che si è
sviluppato principalmente dal contatto tra il francese, l'inglese e il
pidgin- english, ma che integra alcuni tratti delle parlate locali ed
è molto usato dai giovani soprattutto nei contesti informali. La
coabitazione linguistica che deriva da questa copresenza di più lingue
è un fenomeno che porta con sé un certo numero di problemi di cui
daremo conto nei prossimi paragrafi.
2.1.1. Le lingue camerunensi
Il Camerun è un paese multilingue dell'Africa
sub-sahariana francofona, dove oltre alle due lingue ufficiali, il francese e
l'inglese, coabitano circa 280 lingue locali. La composizione linguistica della
sua popolazione è molto eterogenea: si sono censiti circa 236 lingue
camerunensi che appartengono a tre delle quattro grandi famiglie di lingue
africane (ALCAM, 1983), ci? che dà secondo Gerbault (1997) una media di
circa 5000 locutori per lingua. La diverità delle lingue camerunensi non
rispetta i confini amministrativi del paese. Numerose lingue coabitano in ogni
provincia ed il numero di locutori è variabile. Certe lingue hanno una
larga diffusione nel paese ed al di là delle sue frontiere. È il
caso del fulfulfé parlato al Nord e nei paesi vicini e
limitrofi, Ciad, Nigeria, Niger. Il fufuldé è la lingua
di cui si stima del resto che ha forse il più gran numero di locutori
nativi circa 350.000. Altre lingue come l'ewondo e il duala
sono parlate nelle regioni del Litoral e al Centro. Le lingue
bamilékè all'Ovest hanno soltanto alcune migliaia di locutori ed
un uso molto ristretto geograficamente.
Inoltre, le regioni dell'Ovest che sono ufficialmente in
maggioranza anglofona, sono le più dinamiche sul piano
economico20(*). Si ritrova
in queste regioni un ricco patrimonio culturale e delle tradizioni
particolarmente vive. È proprio là che si è sviluppato da
tre secoli ciò che si chiama oggi il pidgin-english del
camerun. Questa lingua con un vocabolario in parte inglese ha preso oggi
un'importanza notevole. Per Chia (1990) e Féral (1989), il pidgin
english è probabilmente la lingua che si parla di più in
Camerun, ma, resta senza riconoscimento ufficiale e senza prestigio. Il
plurilinguismo della società camerunense sembra relativamente stabile in
particolare grazie ai cambiamenti sociali avuti nel campo del trasport, del
commercio e della comunicazione, si è potuto constatare che gli ambiti
di utilizzo di certe lingue minoritarie o poco prestigiose si sono ridotti in
favore di lingue più prestigiose. Per?, le identità linguistiche
e culturali, regionali e locali restano contrassegnate in questo paese e la
politica ufficiale è stata di riconoscere la loro esistenza. In questo
contesto che può sembrare molto complesso la comunicazione nazionale
risulta problematica e la questione delle lingue a livello scolastico è
di grande importanza.
2.1.2. Le lingue insegnate nelle scuole
L'insegnamento delle lingue nelle scuole camerunensi trova le
sue origini nell'epoca coloniale. Infatti, durante il periodo coloniale, i
missionari britannici utilizzavano alcune delle nostre lingue locali per
l'educazione dei bambini, mentre, l'amministrazione francese conduceva
interamente in francese l'insegnamento. Poco a poco, i missionari britannici
sono stati costretti dall'amministrazione ad abbandonare l'insegnamento delle
lingue camerunensi e, a valorizzare la loro lingua. Cos?, a partire dal 1972,
data dell'unificazione del paese, l'insegnamento primario che ciascuna delle
due parti aveva gestito ha dato luogo a due sistemi: quello anglofono e quello
francofono.
Oggi, il francese in zona francofona e, l'inglese in zona
anglofona continuano ad essere le lingue della scuola. Un'educazione di tipo
europeo si è mantenuta. La parte anglofona ha adottato un sistema
educativo ricalcato sul modello Britannico e la parte francofona un sistema
alla francese. Accanto al francese e l'inglese, vengono insegnate nelle scuole
alcune lingue straniere come lo spagnolo, il tedesco, il cinese, l'italiano e
l'arabo. Per la maggior parte dei genitori, la scuola è inseparabile
dall'apprendimento del francese e/o dell'inglese. Sanno che la conoscenza di
queste lingue porta dei vantaggi socioeconomici, anche se oggi i problemi
economici permanenti del paese fanno che i giovani-adulti che hanno concluso
gli studi in inglese o in francese hanno in realtà poche
probabilità di trovare un impiego.
Tuttavia, occorre sottolineare che, il sistema educativo
camerunense non sembra riempire la sua funzione (almeno per quanto riguarda il
bilinguismo effettivo): quella di formare persone che sono bilingui, capaci di
esprimersi fluentemente in inglese ed in francese. A tal proposito, Echu e
Grundstrom (1999), in uno studio condotto sul bilinguismo ufficiale in Camerun
hanno dimostrato che, un gran numero di camerunensi non parla né
inglese, né francese e tra quelli che parlano una delle due lingue,
pochi sono realmente bilingui. Così, per dare alla scuola il suo vero
posto nella società camerunense, bisognerebbe permetterle di tenere
conto, da una parte dei repertori linguistici dei bambini che accoglie, e
dall'altra dei repertori mirati alla fine del periodo di scolarizzazione. Anche
se il francese e l'inglese costinuiscono ad essere le lingue dell'educazione,
il francese occupa uno spazio maggior rispetto all'inglese.
2.1.3. La posizione del francese
Il Camerun, come la maggior parte dei paesi della
sottoregione, ha ereditato la lingua francese dalla colonizzazione. Il francese
arriva in Camerun dopo la sconfitta della Germania durante la prima guerra
mondiale. Infatti, nel 1919 il Camerun, vecchia colonia tedesca, fu diviso in
due parti dalla «Société des Nations» (SDN),
e affidato nella sua parte orientale alla Francia e nella sua parte occidentale
alla Gran Bretagna. La Francia impose nel territorio l'uso della lingua
francese come lingua dell'amministrazione. Per esempio nel 1921, Jules Carde,
alto commissario della Repubblica Francese diede questo ordine ai responsabili
delle circoscrizioni amministrativi:
Quindi è necessario che voi seguite con grande cura il
piano di propaganda che vi ho tracciato, che coordiniate i vostri sforzi,
tutti, e che il dissodamento metodico e ben concertato (delle altre lingue)
vada avanti sia senza fretta, sia senza sosta [...] al fine di concretizzare)
la nostra volontà di dare alle popolazioni del Camerun la lingua, in
qualche modo nazionale, che hanno e che non pu? essere altro che la lingua del
popolo a cui spetta la sovranità del paese.21(*)
È cos? che la lingua francese mano a mano si è
radicata nel paese fino a diventare la lingua ufficiale.
Oggi, il francese è la lingua usata negli atti
ufficiali dello stato, in tutti gli uffici pubblici; nelle scuole e nelle
trasmissioni della radio e della televisione nazionale, ad esempio il 90% della
stampa è francofona e i programmi della CRTV (Cameroon Radio and
Television) sono per circa il 65% realizzati in francese e il 35% in
inglese22(*) (Biloa,
2003). Il suo uso è obbligatorio in tutte le situazioni in cui è
rappresentato lo stato23(*) ed è un vantaggio a livello sociale e
professionale per quelli che ne hanno la padronanza. Mendo-Ze 1990: 34-44,
citando Echu 1999:96-101 afferma:
L'inglese e il francese sono usati in una proporzione uguale
in tutte le provincie; i formulari amministrativi sono tradotti nelle due
lingue; sono creati degli uffici di traduzione nei servizi pubblici; il
trasferimento dei funzionari e agenti dello Stato deve essere senza tener conto
delle loro origini linguistiche; incoraggiamenti specifici sono dati ai
funzionari bilingui24(*).
Fino ad oggi, il francese assieme all'inglese sono diventate
lingue ufficiali in Camerun, grazie al passato coloniale e soprattutto alla
difficoltà dei camerunensi di poter adottare una lingua nazionale con la
quale avrebbero potuto comunicare, esprimere la loro realtà quotidiana,
i loro valori culturali; insomma, una lingua capace di unire tutto il popolo.
Di fronte a questa difficoltà, il Camerun sarà costretto ad
adottare il francese e l'inglese come lingue ufficiali, come illustra
l'articolo 1 della costituzione di 1996 nel suo terzo paragrafo: « La
République du Cameroun adopte l'anglais et le français comme
langues officielles d'égale valeur. L'État garantit la promotion
du bilinguisme sur toute l'étendue du territoire»25(*). Per?, in questo contesto
multilingue dove, per sopravvivere, ogni lingua deve essere parlata per non
scomparire, si disegna una competizione linguistica che porta con sé il
problema di conflitto linguistico tra le lingue esistenti sul territorio
nazionale.
2.1.4. I conflitti fra le lingue in Camerun
I conflitti tra le lingue in Camerun nascono dal fatto che
coabitano (Cfr. Bitja'a Kody, 1999).Oggi, il conflitto linguistico oppone le
lingue ufficiali, le lingue nazionali e ufficiali e le lingue nazionali.
Parlare di conflitto tra le lingue ufficiali vuol dire porre
al centro del dibattito la problematica del bilinguismo in Camerun. Il fatto
che il Camerun sia un paese bilingue non vuole dire che tutti i cittadini
camerunensi usano il francese e l'inglese quotidianamente. Nel nostro paese, la
lingua inglese tende ad essere assorbita dal francese, il francese resta la
lingua più usata sia nell'amministrazione, sia negli altri settori della
vita a tale punto che i cittadini di origine anglofona devono parlare il
francese per cavarsela nel quotidiano. Si parla più il francese che
l'inglese, quello che si promuove di più è il «bilinguismo
individuale»(Fonolon,1963). Buona parte dei camerunensi non ha la
padronanza che sia del francese o dell'inglese nelle loro zone rispettive,
ragione per cui si assiste sempre all'intervento degli interpreti nei nostri
tribunali ad esempio. Paragonando la situazione del Camerun a quella del Canada
e del Belgio, Fonlon (1963: 54) afferma:
La stragrande maggioranza dei canadesi e dei belgi sono
rimasti monolingui. Uno Stato bilingue non suppone dunque necessariamente degli
individui, dei cittadini bilingui. Ma per noi, in Camerun, sarebbe una
ignoranza dei vantaggi che si offrono a noi e una mancanza spiacevole di ideale
se ci accontentassimo di aver creato uno Stato bilingue. L'obiettivo che
dobbiamo mirare deve essere un biliguismo individuale grazie al quale ogni
bambino che segue il ciclo del nostro sistema educativo sarà capace di
parlare l'inglese e il francese26(*).
Il conflitto tra le lingue ufficiali ha trascinato con
sé il problema della pratica delle lingue nazionali cioè il posto
dato alle lingue nazionali dai cittadini camerunensi. Oggi, molte famiglie
usano il francese o l'inglese. Con il fenomeno di esodo rurale che si verifica
in Camerun già da molti anni, si assiste ad una diminuzione molto rapida
del numero di camerunensi capaci di esprimersi fluentemente nella propria
lingua locale. Le lingue locali sono ridotte ad un uso orale e familiare, la
loro funzione emblematica è sfruttata solo a fini politici limitati nel
tempo e durante le campagne elettorali. Nessuna delle oltre 280 parlate locali
è usata nell'amministrazione o nella stampa nazionale. Alcune lingue
sono usate in modo molto sporadico nelle radio regionali, generalmente per la
diffusione di istruzioni del governo agli illetterati. In questa ottica,
Kuitche (2012), nota che, in Camerun oggi, soltanto persone di una generazione
che è ormai al suo crepuscolo hanno conservato quasi tutti i valori
linguistici locali e riescono a sfruttarli in tutte le situazioni della vita
quotidiana. Per quanto riguarda i giovani che costituiscono la stragrande
maggioranza della popolazione camerunense27(*), molti linguisti hanno rilevato dati allarmanti. In
uno studio quantitativo condotto sulla dinamica delle lingue nella città
di Yaoundé, Bitja'a Kody (2001) descrive in questi termini la situazione
dell'utilizzo delle lingue locali:
L'uso delle lingue nazionali è in via di perdita fine
al confine delle facende endogamiche dove non è più usato.
Attraverso questo studio, gli adulti francofoni dichiarano che in famiglia
usano la lingua materna nelle 52% delle situazioni evocate contro 42% del tempo
di utilizzazione del francese. I giovani compresi tra 10-17 anni interrogati
nelle stesse facende dichiarano che usano il francese 70% nelle stesse
situazione di comunicazione famigliale contro 25% del tempo di utilizzazione
delle lingue famigliari potenziali28(*).
Per alcuni, le lingue ufficiali sono diventate le lingue
materne; secondo alcuni genitori, insegnare il francese o l'inglese al bambino
a casa gli permette di entrare in contatto con la lingua che più tardi
troverà a scuola. Per loro, è un modo di agevolare una rapida
integrazione del bambino nella vita sociale a scapito dell'identità
culturale che costituisce la base di ogni gruppo, di ogni individuo.
Non va dimenticato che, questo conflitto si è esteso
anche al livello delle lingue nazionali fra di loro. Infatti durante la
colonizzazione tedesca, il duala era una lingua di insegnamento, essa
ha resistito alle invasioni delle altre lingue nazionali ma non al tedesco e al
pidgin-english che si sono finalmente imposte. Nonostante ci?, la
lingua duala è rimasta dominante su tutto il Litoral fino ad
oggi29(*). In Camerun
oggi, come scrive Mendo-Ze (1990: 67):
Nove lingue hanno una funzione veicolare attestata ma cinque
soltanto presentano un'area di diffusione importante: fulfuldé
al Nord, béti-fang al Centro-Sud e Est,
pidgin-english nel Nord-Ovest, il Sud-Ovest, l'Ovest e il Litoral,
basaa nelle aree di bakoko, del tunen, il Litoral, il Centro
e il Sud, duala nel Littoral e il Sud-Ovest30(*).
Per concludere, quando più culture si incontrano, dice
Hofstede (1994), all'inizio entrano in conflitto. Dopo, la risoluzione del
conflitto, si tende verso uno stadio di intercultura, dell'accettazione delle
differenze, da quest'interculturalità nascono cosi delle lingue
«ibride» come risoluzione del conflitto linguistico.
2.1.5. L'ibridismo linguistico in Camerun
Nell'ambito della linguistica, una parola ibrida é
«Formata da radici prestati a lingue diverse»(Dictionnaire Universel,
1997). Secondo Ngueffo (2010: 31), l'ibridismo linguistico nel contesto
camerunense « è la creazione di composti il cui primo elemento
è francese e il secondo autoctone e viceversa [...] ». Cos?, una
lingua ibrida è una lingua che deriva dall'incroccio di più
lingue; è il risultato di una coabitazione linguistica. In Camerun,
l'ibridismo linguistico trova la sua massima espressione nel
camfranglais e nel pidgin-english.
Il Camfranglais è un misto di lingue nazionali
camerunensi (Cam), del francese (fran) e dell'inglese (Biloa, 2000a). È
nato probabilmente nelle vie della città di Douala, soprattutto nelle
zone popolari (Bassa e Deido), prima di diffondersi nelle grandi città
del paese. Considerato all'inizio come l'espressione del malessere dei giovani
camerunensi, il Camfranglais è oggi la lingua più
diffusa in Camerun, tutti la parlano. Per i citttadini camerunensi, il
Camfranglais è una lingua molto facile da imparare rispetto
alle lingue ufficiali e, sembra rappresentare sempre di più
l'identità nazionale. Il Camfranglais appare oggi come l'unica
lingua che riesce ad unire tutte le etnie del Camerun e tutte le classi
sociali, scommessa nella quale il francese e l'inglese sono falliti (Mbah,
1997). Il Camfranglais è parlato da millioni di camerunensi ma,
rimane una lingua parlata soprattutto dai giovani nei contesti informali. Come
esempi di questo parlato giovanile abbiamo come illustra (Chia, 1990: 122):
· Je n'ai pas ya ce que tu tchatchais
hier soir en backant. (Non ho capito ci? che
dicevi ieri quando rincasavamo.)
· Comment tu es go sans me call alors que je
te waitais dans la bougna ? (Come mai sei andato/a via senza
avermi chiamato allorché ti aspettavo nella macchina).
· Quand je venais, je mimbaais que
tu étais back. (Quando venivo, immaginavo che fossi ritornato/a)
Il termine pidgin designa una serie di lingue
semplificate nate dal contatto fra un idioma straniero (spesso una lingua
europea coloniale) ed una o più lingue indigene; tali idiomi non sono
lingua materna per nessun parlante e vengono usati per la comunicazione
essenziale tra gruppi di madrelingua diversa, con occasioni di comunicazione
ridotte e limitate a questioni pratiche, «di sopravvivenza». Oltre a
non avere parlanti nativi, il pidgin presenta una struttura
semplificata, dovuta alla sua natura di codice funzionalmente circoscritto: ha
infatti «un uso ed una diffusione limitati a pochissimi ambiti funzionali,
cioè alle situazioni in cui i due gruppi umani devono effettivamente
interagire» (Grandi, 2003: 4). Andersen (1983) ribadisce che la sua
formazione avviene in condizioni di input linguistico molto ridotto, dovuto al
contatto spesso violento tra popolazioni che non possiedono un codice comune e
che tuttavia devono soddisfare impellenti bisogni comunicativi.
Come il Camfranglais, il pidgin-english
camerunense è una lingua ibrida derivata dall'inglese e alcune lingue
nazionali. All'inzio, era una lingua usata unicamente per agevolare la
comunicazione fra le popolazioni stabilite sul litorale. Oggi, é molto
usato nella parte anglofona del Camerun, cioè nelle regioni del
Nord-Ovest e del Sud-Ovest, ma anche all'Ovest e nel Litoral. In modo generale
il pidgin-english è usato nelle grandi città commerciali
come Douala, Bafoussam, Bamenda, Buéa ecc... È inoltre usato come
lingua materna da molte popolazioni anglofone. Secondo (Tsofack, 2002), circa
80% della popolazione anglofona usa il pidgin-english e il 40% dei
francofoni lo usa.
Insomma, va notato che, il passato coloniale, la
diversità culturale e multilingue del Camerun sono fattori che
ostacolano l'adozione di una lingua ufficiale tra le 280 parlate esistenti, il
che pu? portare ai conflitti interculturali e far sorgere il sentimento di
dominazione di una cultura sulle altre. A tal proposito, Gramsci (1952: 192)
riguardo alla situazione italiana dell'80031(*) dice che: «La lingua è inevitabilmente
considerata dalle classi dominanti più come uno strumento di politica
culturale per la conservazione del potere che non come una risorsa da
valorizzare». Di fronte a questa difficoltà, il governo camerunense
ha adottato il francese e l'inglese come lingue ufficiali. Esiste comunque una
diversità linguistica al livello regionale, ognuno vuole promuovere la
propria lingua. Infatti, le lingue adottate sono rimaste nei documenti, i
camerunensi non si riconoscono in queste lingue ereditate (francese, inglese)
dalla colonizzazione ed è una delle ragioni per cui cercano sempre di
trovare un modo di esprimersi, di capirsi, tipico delle realtà sociali.
In questa ottica, il Camfranglais e il pidgin-english
appaiono come il simobolo dell'unità di un popolo multietnico e
multilingue preoccupato di stabilire una lingua in cui tutti gli stratti della
società camerunense si ritrovano. Questo è il contesto in cui la
lingua italiana si trova a dover sopravvivere a fianco ad altre lingue
straniere.
2.2. Diffusione e insegnamento dell'italiano L2 in
Camerun
L'interesse per lo studio da parte dei camerunensi è di
grande importanza e, sembra non essere calato neanche quando, a causa della
crisi economica che colpì duramente il paese negli anni Novanta, il
governo decise di sospendere la gratuità dell'iscrizione nelle
università statali e buona parte delle borse di studio per gli studenti,
il che condusse nello stesso periodo ad un boom migratorio degli studenti verso
l'Occidente. Forte dei vantaggi logistici (borse di studio, residenze
universitarie, ecc...) e accademici (qualità della didattica,
opportunità di lavoro dopo gli studi, ecc...), del suo sistema
universitario, l'Italia è probabilmente il paese europeo che ha attratto
il più gran numero di camerunensi in Europa nell'ultimo ventennio (Cfr.
Siebetcheu, 2011). Quest'integrazione dei camerunensi nella società
italiana va di pari passo con la diffusione della lingua italiana in
Camerun. Che cosa significa imparare una lingua? Come si impara una
lingua seconda? Perché si fanno alcuni errori? Quali strategie
didattiche possono facilitare l'apprendimento? Queste sono le domande alle
quali i docenti sono confrontati quando devono condurre un intervento didattico
tenendo conto del contesto camerunense. Per il presente paragrafo si tratta di
presentare l'andamento attuale dellla lingua italiana nel nostro paese,
evidenziando i motivi per lo studio della lingua italiana da parte dei
camerunensi, i poli o gli enti di diffusione dell'italiano in Camerun, gli
attori che si occupano della sua diffusione e infine, gli obiettivi
dell'insegnamento dell'italiano nel nostro paese.
2.2.1. I rapporti bilaterali Italia-Camerun
Le relazioni tra il Camerun e l'Italia sono state allacciate
all'indomani dell'indipendenza del Paese e con l'apertura dell'Ambasciata
d'Italia a Yaounde nel 1962. Agli eccellenti rapporti politici tra i due paesi
corrisponde una significativa presenza imprenditoriale italiana nel Paese,
soprattutto nel settore forestale. Con l'andare del tempo i rapporti tra
L'Italia ed il Camerun si sono intensificati con l'ausilio di numerosi accordi
allacciati tra i due stati. Questi rapporti si snodano su diversi
piani32(*):
Sul piano culturale, l'Ambasciata d'Italia,
in collaborazione con istituzioni culturali e sponsor locali, organizza eventi
e manifestazioni culturali, in particolare in occasione della Festa Nazionale
del 2 Giugno e della Settimana della cultura e della lingua italiana nel mondo.
Il Camerun essendo il paese africano con il maggior numero di studenti presso
gli atenei italiani; la sua popolazione studentesca è triplicata negli
ultimi anni passando da 778 iscritti nell'anno accademico 2003/2004 a 2.410
nell'anno accademico 2010/2011. Un dato importante che cresce proporzionalmente
al numero degli iscritti e che pone il Camerun al quinto posto delle
nazionalità straniere per studio in Italia33(*).
Sul piano educativo, l'Ambascita d'Italia sostiene una rete
molto attiva di collaborazione tra Università italiane e
camerunensi.Oltre al sostegno con doni di materiali didattici al Centro di
lingua italiana presso l'Università di Dschang, L'Università Ca'
Foscari di Venezia segue a Yaounde il terzo master annuale 2013 di cooperazione
internazionale, azione umanitaria e allo sviluppo sostenibile. Il master
è frutto di un partenariato con l'Università di Yaounde II e
l'Istituto delle Relazioni Internazionali camerunensi (IRIC) del Ministero
delle relazioni Esteri (MINREX). Il corso, sostenuto dall'Università di
Venezia, viene finanziato dall'IRIC, dall'Università di Yaounde II e
dalle quote di iscrizione degli studenti camerunensi ammessi, che nelle tre
edizioni del Master sono stati in totale 570, di cui 90 iscritti per l'anno
2012/2013.
Inoltre, il Dipatimento di Ingegneria dell'Università
di Padova è presente a Yaounde con propri docenti per il corso di
ingegneria civile attivato presso la Scuola Superiore dei Lavori Pubblici
(ENSTP). È attivo anche un master in ingegneria civile, che prevede
l'invio di docenti italiani da Padova, moduli di e-learning e formazione di
docenti camerunensi della Scuola Superiore LL.PP. Le Università di
Camerino e Urbino sono presenti a Dschang per i corsi del master congiunto di
Farmacia. Il Master, avviato a novembre 2012, avrà la durata di 3 anni,
di cui 3 semestri saranno realizzati con docenti italiani a Dschang e i
restanti 3 prevedono il soggiorno in Italia dei 20 borsisti camerunensi, dove
seguiranno i corsi presso le facolta' di Camerino e Urbino. Al termine del
ciclo triennale, sarà riconosciuta loro la laurea italiana in farmacia
e, cos? formati, potranno fare ritorno a Dschang per potenziare il corso di
laurea di Sciences Biomedicales, in prospettiva di creare un vero e
proprio polo di Medicina e Farmacia.
Sempre sul piano educativo, l'Università di
Udine-Dipartimento di Scienze Agrarie ed Ambientali, ha finanziato e inaugurato
a maggio 2013 un laboratorio a Yaounde per l'analisi sulla sicurezza degli
alimenti di origine animale a Nkolbisson in collaborazione con
l'Università di Yaounde I che già partecipava al progetto di
ingegneria genetica per l'introduzione della razza bovina «pezzata
rossa» in Camerun (ranch di Dumbo e Ndokayo), finanziato dalla Provincia
di Udine e dalla predetta università. L'Università di Roma Tor
Vergata fornisce anche sostegno al Progetto Mingha, per la lotta
all'AIDS specie nei casi di trasmissione fetale per via materna, nelle zone
rurali adiacenti alla città di Dschang con finanziamenti del Comune di
Roma, Regione Lazio e Università di Roma Tor Vergata e quella di
Dschang. L'Università di Genova, Dipartimento di Medicina, ha stipulato
nel 2011 un accordo di cooperazione con la facoltà di Medicina di
Ebolowa per corsi a distanza (teledidattica, con equipaggiamento internet via
satellite, PC e cablaggi messi a disposizione gratuitamente da Telespazio). In
cambio, l'Università di Genova è interessata a raccogliere dati
sulle malattie tropicali ed avviare corsi di educazione sanitaria in Italia.
La Scuola Superiore S.Anna di Pisa ha organizzato a settembre 2012 a Yaounde un
corso di formazione di peacekeeping, co-finanziato dalla Farnesina e dalla
predetta università. Il Corso è stato organizzato presso
l'istituto delle Relazioni Internazionali camerunensi (IRIC).
Sul piano commerciale, il Camerun, rispetto ad altri
paesi della sottoregione, è uno degli Stati più stabili
dell'Africa sub-sahariana ci? che conferisce al nostro paese una sede idonea
all'installazione di attività produttive, in particolare quelle ad
elevata intensità di lavoro. L'Italia registra sistematici disavanzi
mercantili con il Camerun, indotti dall'elevato livello delle importazioni
(petrolifere). Dal 2009 al 2012, le esportazioni italiane si sono riprese
rispetto agli anni precedenti, determinando un contenimento del disavanzo
bilaterale. Il petrolio continua a rappresentare la principale voce delle
importazioni italiane, seguito dal legname, alluminio e caucciù.
L'Italia esporta macchinari, pezzi di ricambio, lavorati in ferro, materie
plastiche. Sia nell'ambito dei beni di consumo che in quelli di investimento,
il manufatto italiano gode di un'elevata immagine di qualità ed
affidabilità presso i consumatori e gli imprenditori del paese34(*). Fra le principali
realizzazioni della cooperazione italiana negli ultimi 10 anni in Camerun
possiamo citare:
· il progetto di sostegno al Centro di ricerca Chantal
Biya per la lotta all'Aids.
· l'attivazione e l'integrazione sistema SSP (Soins
de Santé Primaires) dei nuovi ospedali di Bertoua e Yagoua.
· il programma di sostegno alle iniziative di sviluppo
nella valle del Logone Progetto integrato per la promozione dei diritti dei
minori e per il sostegno alle potenzialità dei giovani.
· il programma di appoggio all'artigianato informale in
due quartieri della città di Yaoundé.
· il progetto MINGHA per la Prevenzione della
Trasmissione madre-figlio dell'HIV. Quest'iniziativa è finalizzata alla
profilassi della trasmissione materno-infantile dell'HIV ed è in fase di
realizzazione nelle aree rurali intorno alla cittadina di Dschang (Provincia
dell'Ovest).
Accanto a questi boom di realizzazione italiana in Camerun non
vanno dimenticati gli accordi firmati tra i due stati ci si annovera:
· l'accordo sull'annullamento del debito: in vigore dal
30 novembre 2006, quest'accordo prevede la cancellazione a favore del Camerun
di 134,8 milioni di Euro (pari a 88,4 miliardi CFA) di cui 44,2 milioni di Euro
per crediti di aiuto (pari a 29 miliardi CFA) e 90,5 milioni (59,4 miliardi
CFA) per crediti commerciali.
· l'accordo sulla promozione e reciproca protezione degli
investimenti, firmato il 29 giugno 1999, in vigore dal 2004. Esso prevede la
protezione degli investimenti italiani con il divieto di misure discriminatorie
ed il diritto al godimento, utilizzo e vendita degli investimenti
effettuati.
· l'accordo di cooperazione economica, tecnica e
finanziaria per lo sviluppo, firmato il 17 gennaio1989, esso prevede la
riduzione della povertà per favorire lo sviluppo sociale e sanitario del
paese.
Questi accordi sono segnati dagli incontri bilaterali col il
Ministro degli Affari Esteri camerunense e italiano di cui l'ultimo risale al
29 Novembre, 2012, visita a Roma del Ministro degli Affari
Esteri camerunense Pierre Moukoko Mbonjo. Occorre sottolineare
che, non si pu? parlare di cooperazione senza menzionare l'aspetto linguistico:
la lingua italiana. Essa costituisce un ponte di accesso , il primo strumento
di integrazione e di contatto con la cultura italiana. È infatti,
insegnata in vari poli didattici presenti sul territorio nazionale.
2.2.2. Gli enti e i poli di diffusione dell'italiano in
Camerun
Tra gli ultimi arrivati nel paesaggio linguistico camerunense,
si nota la presenza dell'italiano che suscita un interesse in costante
crescita. La lingua italiana è diffusa secondo i dati delle più
recenti ricerche35(*)
sull'italiano in Camerun da scuole, università e centri linguistici
privati. Abbiamo già sottolineato in precedenza che la politica di
diffusione della lingua italiana ha fatto ufficialmente il suo ingresso in
Camerun nel 1995 dopo un accordo firmato tra l'ambasciata d'Italia a
Yaoundé e l'Università di Dschang. L'italiano fu integrato in
modo ufficiale nei programmi della Facoltà di Lettere e Scienze umane e
le lezioni furono affidate a due missionari del movimento dei focolari, il
movimento si è diffuso in tutta l'Italia e si è poi esteso in
Europa e in Africa. È un movimento religioso fondato da Chiara Lubich
negli ultimi anni della seconda guerra mondiale, precisamente nel 1943. Il
movimento vuole diffondere la pace e la speranza fra la gente afflitta dalla
guerra e da ogni forma di dolore. Il suo messaggio di pace e di speranza si
accompagna da atti concreti che vanno dal sostegno morale alla creazione di
impieghi, alla costruzione di scuole, di ospedali ecc. Questo movimento si
è insediato in Camerun a Fontem, città capoluogo del Dipartimento
del Lebialem nella regione del Sud-Ovest. Qui, fra cure mediche, insegnamenti
generale e tecnico, attività industriali e messaggio di pace e speranza,
il movimento diffonde la lingua e la cultura italiana. Il movimento ha dato a
tutta la regione il gusto per la lingua e la cultura italiana.
Oggi, la lingua intaliana è presente anche nei centri
linguistici con un numero sempre più importante di apprendenti. Questi
centri36(*) operano con
l'accordo dell'Ambasciata d'Italia in Camerun e offrono una formazione mirata
visto che gli studenti si prefiggono di sostenere gli esami di certificazione
CILS, CELI e PLIDA. I centri sono localizzati per lo più nelle
città universitarie e in alcune città turistiche del paese.
Esistono altri centri che non hanno l'accreditamento dell'Ambasciata d'Italia
in Camerun ma che contribuiscono allo stesso modo alla diffusione dell'italiano
in Camerun; è il caso del « Centre Fiel» di Bafoussam, del
centro IILE (Internationale des langues Etrangères) di Dschang e di
Douala. Oltre ai centri linguistici, l'italiano viene insegnato presso le
università statali : l'università di Dschang, l'università
di Yaoundé I e l'università di Maroua. La prima offre una
formazione triennale, che si conclude con una Laurea in trilingui. Nella
seconda invece, l'italiano è inserito come materia facoltativa. Presso
l'Università di Maroua la lingua italiana viene insegnata all'interno di
un percorso formativo che prepara i futuri insegnanti d'italiano nelle scuole
secondarie. Questi poli di diffusione dell'italiano sul territorio nazionale
accolgono ogni anno un numero sempre più consistente di apprendenti di
italiano.
2.2.3. Le motivazioni all'apprendimento dell'italiano
in Camerun
Le ricerche sull'acquisizione della seconda lingua vedono
nella motivazione un fattore chiave nell'apprendimento della L2. Il termine
«motivazione» deriva dal latino motus che indica il
dirigersi di un soggetto verso un oggetto desiderato: il desiderio implica una
spinta dovuta al bisogno di soddisfare una propria esigenza o un obiettivo. Si
pensa che più un apprendente è motivato, migliori saranno i
risultati. Si tratta, in sostanza, di capire i motivi per i quali un individuo
decide di spendere le proprie energie per imparare una seconda lingua.
Dörnyei (1998: 117) scrive che la motivazione fornisce la spinta
principale ad iniziare ad imparare la lingua e, successivamente, essa
rappresenta «The driving force to sustain the long and often tedious
learning process37(*)». Come nell'apprendimento in generale, anche in
quello linguistico in particolare, la motivazione ricopre il ruolo primario di
motore che spinge chi apprende verso una lingua e una cultura diversa dalla
propria e che lo sostiene in un cammino lungo e, spesso, faticoso, ma al
contempo appagante, il cui traguardo prevede un arricchimento globale della
persona. Secondo Gardner e Lambert (1972) sono da distinguersi quattro tipi di
motivazione (Daloiso, 2007:9):
· intrinseca, che nasce dall'intimo dell'apprendente,
legata alla sfera degli affetti e dei desideri.
· estrinseca, legata a fattori esterni di varia natura
quali, ad esempio, l'obbligo scolastico, l'influenza dei genitori...
· integrativa, ossia la motivazione di chi desidera
(motivazione integrativa intrinseca) o deve (motivazione integrativa
estrinseca) integrarsi in una cultura diversa dalla propria.
· strumentale, quando l'apprendimento linguistico
può comportare ricadute positive in ambito formativo, professionale,
ecc.
Balboni (2002: 37), a sua volta, riconduce l'analisi della
motivazione a tre macrocategorie di base:
· il dovere, ossia l'obbligo ad apprendere (ad esempio in
ambito scolastico) che se non supportato da effettivo interesse produce
apprendimento ma non acquisizione: i contenuti vengono infatti immagazzinati
nella memoria a breve termine e ben presto dimenticati.
· il bisogno, motivazione legata all'emisfero cerebrale
sinistro, secondo cui il discente è razionalmente consapevole di avere
bisogno di sviluppare delle conoscenze specifiche per raggiungere uno scopo.
· il piacere, «motivazione essenzialmente legata
all'emisfero destro, ma che può coinvolgere anche il sinistro divenendo,
in tal modo potentissima» (Balboni 2002: 38).
La centralità della motivazione, oltre a emergere dalla
letteratura glottodidattica è fortemente sottolineata anche nei
documenti elaborati dal Consiglio d'Europa e, in particolare, nel Quadro
Comune europeo di riferimento (2002) che considera l'orientamento
motivazionale uno dei principali fattori da analizzare per elaborare interventi
formativi sulla base dei bisogni degli apprendenti. Dunque, la realizzazione di
un percorso formativo che assume come punto di riferimento l'apprendente
implica neccessariamente la conoscenza delle sue motivazioni allo studio della
lingua. A tal proposito, Dörnyei (1998: 2) afferma che: « La mia
impressione personale è che il 99% di apprendenti che vogliono
apprendere una lingua straniera potrà essere in grado di manipolare la
minima conoscenza riguardo al loro attitudine38(*)». A proposito dell'importanza della
motivazione nell'apprendimento linguistico, Gass e Selinker (2001: 349)
affermano giustamente che: «Le persone che sono motivate impareranno altre
lingue rapidamente ad un grado molto elevato. Inoltre, molti studi hanno
dimostrato con dati concreti che la motivazione è un predicatore del
sucesso nell'apprendimento di una lingua39(*)».
Basandandoci su queste riflessioni, possiamo dire che uno
studente è motivato quando trova interesse ad imparare una lingua. La
motivazione è dunque un motore che spinge lo studente ad intraprendere
lo studio di una lingua, il motivo che determina la scelta di studiare una
lingua seconda, tradizionalmente definito di tipo integrativo o strumentale (
Gardner e Lambert, 1972), ma anche: «la misura dell'impegno o sforzo che
un individuo mette nell'apprendere una lingua a causa di un suo desiderio e
della soddifazione provata in tale attività» (Gardner, 1985: 10,
cit. in Pallotti, 1998: 212).
Parlare di motivazione allo studio della lingua italiana nel
contesto camerunense significa rispondere alla domanda: perché si studia
l'italiano in Camerun. La motivazione è di fondamentale importanza per
l'impostazione didattica. Nel contesto camerunense, si snodano tre motivazioni
principali allo studio dell'italiano a seconda del luogo dove si impara la
lingua:
Gli apprendenti d'italiano nei centri linguistici studiano la
lingua per il motivo di continuare gli studi universitari in Italia. A tal
proposito, Kuitche (2012) in uno studio condotto sulla diffusione e le
motivazioni allo studio dell'italiano nell'Africa subsahariana francofona, nota
che più dell'80% dei camerunensi che si avvicina all'italiano lo fa per
motivi di studio, precisamente per proseguire gli studi universitari in Italia.
Inoltre, l'autore sottolinea che, nel corso dell'ultimo decennio, è
cresciuta considerevolmente l'attrattività del «sistema
Italia» sui giovani camerunensi che, una volta conclusi gli studi
secondari, si iscrivono a corsi di italiano con lo scopo di raggiungere il
livello di indipendenza e di autonomia linguistica, conditio sine qua non
per ottenere un visto40(*) per motivi di studio presso l'Ambasciata d'Italia.
D'altra parte, continua l'autore, il numero di visti per motivi legati agli
studi universitari in Italia rilasciati nell'ultimo decennio confermano un
palese incremento quantitativo dei camerunensi che studiano l'italiano per il
motivo di proseguire gli studi universitari in Italia41(*).
Nelle scuole secondarie per?, la lingua italiana viene
inserita nei curricula, fa quindi parte di un più generale progetto
educativo. Gli allievi quando sono ancora nelle classi di 5°, alla fine
dell'anno sono chiamati a scegliere tra il tesdesco, l'arabo, lo spagnolo e
l'italiano una lingua che essi studieranno come lingua straniera.
Nelle Università, con le nuove opportunità
offerte dall'inserimento dell'italiano nella scuola normale, sempre più
studenti si iscrivono ad un percorso di laurea in studi italiani perché
hanno lo scopo di diventare docenti d'italiano nelle scuole. Quindi, la lingua
viene sudiata per i suddetti apprendenti per un lavoro.
Durante la nostra indagine , abbiamo chiesto anche ai docenti
che operano nei vari licei nei quali è stata svolta la nostra indagine
quali sono i motivi principali che spingono i loro studenti ad apprendere
l'italiano. Le risposte degli insegnanti e quelle degli apprendenti confermano
la netta prevalenza della motivazione legata al desiderio di proseguire gli
studi universitari in Italia. Viene fuori dalla nostra indagine che, il 47% dei
camerunensi del nostro campione che si avvicina all'italiano lo fa per motivi
di studio, precisamente per proseguire gli studi universitari in Italia e il
23% per lavorare in Camerun le altre ragioni sono soltanto accessorie (Cfr.
Fig.3.12).
2.2.4. Gli obiettivi dell'insegnamento dell'italiano
nelle scuole camerunensi
Con il decreto N°220/12/MINESEC/IGE/IP-LAL/LVII42(*), che definisce il programma
provvisorio dell'italiano in Camerun, il Misnistero dell'Insegnamento
Secondario Camerunense ha definito gli obiettivi generali dell'insegnamento
dell'italiano in questi termini:
L'obiettivo principale dell'insegnamento/apprendimento di una
lingua è lo sviluppo della competenza comunicativa da parte dello
studente. L'insegnamento dell'italiano permette in effetti all'apprendente
camerunense che si avvicina all'italiano di aprirsi al mondo, questo potrebbe
condurre a un arricchimento della propria cultura, esperienza ed a un paragone
tra la propria comprensione del mondo e quelli degli atri43(*).
Emerge da questo programma che, l'insegnamento dell'italiano
nelle scuole secondarie camerunensi persegue scopi comunicativi, perché
la lingua è prima di tutto strumento comunicativo. Perci?, gli obiettivi
comunicativi dell'apprendimento di una lingua consistono essenzialmente
nell'acquisizione della competenza comunicativa che include tre grandi aree:
· sapere la lingua italiana:
Si tratta di far acquisire allo studente le abilità
linguistiche: comprendere; parlare; leggere e scrivere. L'insegnamento
dell'italiano deve prendere in considerazione tutti questi aspetti linguistici
a partire dalla base; nessuna abilità va trascurata.
· Sapere usare la lingua italiana:
L'apprendente deve acquisire la competenza socio-pragmatica
cioè far uso della lingua per agire. Non si tratta di mettere molte
parole insieme per il piacere, ma di combinarle di modo da trasmettere un
messaggio, di modo da spingere l'interlocutore per agire. Questo integra le
funzioni linguistiche e gli atti comunicativi:
- la funzione personale ( esprimere la sua
personalità)
- la funzione interpersonale ( usare la lingua per stabilire
un rapporto di interazione con le altre)
- la funzione referenziale ( usare la lingua per descrivere o
spiegare la realtà)
- la funzione regolativo-strumentale (al fine di ottenere
qualcosa per soddisfare la sua necessità)
- la funzione poetica (parlare per produrre effetti
stilistici)
- la funzione metalinguistica (riflettere sulla lingua se
stessa)44(*)
· saper integrare la lingua con altri codici disponibili
per la comunicazione:
Si tratta qui di associare alla competenza linguistica una
serie di competenze non verbali:
- la competenza fonologica (il parlante deve cercare di avere
la pronuncia giusta)
- la competenza morfo-sintattica (per una buona combinazione
delle parole)
- la competenza lessicale (per una scelta opportuna delle
parole da usare in contesto)
- la competenza extralinguistica. Si tratta della padronanza
di codici usati insieme alla lingua.45(*)
Tutte le componenti di questi saperi formano la competenza
linguistico -comunicativa.
Il Quadro Comune Europeo di riferimento (2002),
definisce le competenze linguistico - comunicative come «quelle che
permettono a una persona di agire usando specificatamente strumenti
linguistici». Essa comprende, quindi, le seguenti diverse componenti: la
linguistica, la sociolinguistica, la pragmatica e la metalinguistica. Ognuna di
queste competenze specifiche comprende a sua volta particolari abilità
che la caratterizzano: la competenza linguistica include abilità
relative alla fonologia, al lessico, alla morfosintassi e ad altri aspetti
legati alla costruzione del linguaggio, non solo dal punto di vista
conoscitivo, ma anche cognitivo. La competenza sociolinguistica riguarda,
invece, i fattori socioculturali dell'uso linguistico, mentre la pragmatica
è relativa agli usi e alle funzioni all'interno dell'atto linguistico,
come: la padronanza del discorso, la coerenza, l'identificazione delle forme
testuali, l'ironia e la parodia. La competenza metalinguistica include, infine,
la capacità di riflettere sul processo d'apprendimento, abilità
fondamentale per far seguire al discente un percorso d'acquisizione consapevole
e autonomo. Tutte queste competenze vengono utilizzate dal parlante per
compiere attività linguistiche, le quali riguardano: la ricezione, la
produzione, l'interazione e la mediazione (interpretariato e traduzione), anche
nelle forme integrate del loro uso. L'obiettivo dell'insegnamento linguistico
è proprio quello di far padroneggiare la competenza linguistico -
comunicativa, di rendere, cioè, il discente competente a tal punto da
utilizzare le conoscenze in contesti diversi, rivestendole di significato
proprio. Per un quadro completo della competenza linguistico - comunicativa, si
rimanda allo schema seguente:
Fig.2.1. Schema della competenza
linguistico-comunicativa46(*).
COMPETENZA LINGUISTICO
-COMUNICATIVA
C. Linguistica C. Socio-linguistica C.
Pragmatica C. Metalinguistica
c. morfosintattica c. socio-culturale
c.pragmatica riflettere sul processo
d'apprendimento
(uso della grammatica) (consapevolezza dei
(usare la lingua a seconda
c. fonologia fattori culturali)
delle funzioni)
(uso di suoni e intonazioni) c. In linguaggio non
c. grafemica verbali
(uso della scittura) (sapersi rapportare con
altri)
c. lessicale
(genere parole)
c. testuale
(coerenza e coesione)
Tali competenze vengono utilizzate per compiere
attività linguistiche: Ricezione, Produzione, Interazione, Mediazione
più Abilità integrate .
Tutto questo è quello che l'apprendente d'italiano nei
licei camerunensi ha bisogno di imparare, per gradi successivi; l'italiano per
narrare, esprimere stati d'animo, riferire cose che lo riguardano, ovvero idee,
esperienze, progetti; leggere e scrivere; la lingua per studiare; la
riflessione linguistica. Naturalmente per arrivare a questo ci vuole prima di
tutto tempo e pazienza. Cummins (1984), nella sua distinzione tra BICS
(Basic Interpersonal Communication Skills, abilità comunicative
interpersonali di base) e CALP (Cognitive-Academic Language
Proficiency, abilità linguistica cognitivo-accademica), ipotizza
che ci vogliono almeno due anni per sviluppare attività di interazione
verbale in attività contestualizzate e in media cinque a sette anni per
sviluppare le abilità linguistiche necessarie per svolgere
attività a bassa contestualizzazione. Quindi, l'obiettivo
delll'insegnamento della lingua italiana nelle scuole camerunensi deve imbocare
questa strada, cioè cercare di far acquisire agli studenti tutti questi
elementi senza i quali né la socializzazione, né la
consapevolezza culturale, né l'autopromozione saranno possibili.
Occorre sottolineare che, gli apprendenti d'italiano nei
licei camerunensi devono essere formati pertanto, in modo da rispettare le
differenze che la cultura italiana presenta rispetto a quella camerunense.
Vanno dunque combattuti gli stereotipi che potrebbero falsare l'interpretazione
di una cultura ma, fornendo piuttosto dei sociotipi, secondo la definizione di
Balboni (1999), cioè delle caratterizzazioni che derivano da una
generalizzazione razionale di stereotipi empiricamente verificabili.
2.2.5. La spendibilità sociale dell'italiano in
Camerun
La fase sperimentale di introduzione dell'italiano in alcune
scuole statali nelle principali città del paese, si sta gradualmente
allargando coinvolgendo un pubblico sempre più ampio. Sul piano delle
motivazioni all'apprendimento, un'altra rivoluzione in corso è
rappresentata dalla netta crescita della spendibilità sociale in loco
dell'italiano: l'introduzione dell'italiano come percorso formativo presso la
Scuola Normale Superiore di Maroua; Istituto dove vengono formati gli aspiranti
insegnanti delle scuole secondarie ha dato un nuovo impluso delineando e
istituzionalizzando il profilo professionale del docente d'italiano L2. I
laureati di questo Istituto Superiore vengono sistematicamente assunti dallo
stato alla fine del loro percorso formativo e assegnati alle scuole pubbliche
di tutto il paese.
Quindi, con questa inserzione della lingua italiana presso la
Scuola Normale Superiore è cambiato notevolmente il volto dell'italiano
nel paese, aumentando cos? la spendibilità sociale di tale lingua. Oggi,
è possibile costruire il proprio futuro, la propria vita, investendo
nell'apprendimento dell'italiano che offre ormai un chiaro sbocco
professionale: professore nei licei.
In definitiva, viene fuori da tutto quello che precede che,
per contribuire al pieno sviluppo della personalità dell'allievo,
l'insegnamento dell'italiano in Camerun nei licei, nei centri linguistici e
nelle univesità deve porre un'accento sulla formazione umana, sociale
degli apprendenti mediante un'educazione interculturale, che porti ad una
ridefinizione di atteggiamenti nei confronti del diverso da sé.Questo
permette al giovane camerunense di inserirsi nella vita professionale e di
aprirsi al mondo e particolarmente all'Italia. Questo sembra una scommessa
difficile visto che la lingua italiana fa fronte a molti problemi nel nostro
paese.
2.3. Problemi dell'insegnamento dell'italiano in
Camerun
La didattica dell'italiano in Camerun ha compiuto notevoli
passi negli ultimi anni, ma molto rimane ancora da fare per migliorare la
qualità della didattica e il livello di competenza dei giovani
apprendenti d'italiano.
2.3.1. Il problema della formazione degli
insegnanti
Il tema della formazione degli insegnanti di lingue è
al centro del dibattito glottodidattico tanto in ambito italiano quanto in
ambito internazionale. La qualità dell'insegnamento e della formazione
degli insegnanti sono indubbiamente fattori chiave per garantire la
qualità dell'istruzione e per migliorare il livello di istruzione dei
giovani. La formazione dei docenti nel nostro universo camerunense è un
elemento centrale di un possibile rinnovamento della scuola. Nel nostro
contesto essa implica non solo un aumento quantitativo di competenze e
responsabilità, ma anche un mutamento qualitativo riconducibile al
restringimento dell'area della routine e l'allargamento dell'area della
progettazione (Reguzzoni, 2009: 19).
È noto che, non basta conoscere una lingua per
pretendere essere insegnante di quella lingua. Insegnare l'italiano come L2
richiede da parte dell'insegnante competenze che vanno al di là della
semplice competenza comunicativa. Chi parla, scrive, legge e caspisce
l'italiano, anche se è un nativo non pu? pretendere poterlo insegnare.
L'insegnamento ricchiede una preparazione mirata che coinvolge molti settori di
interesse: dalle scienze del linguaggio alla psicologia, dalla pedagogia
generale alla didattica dell'italiano come lingua seconda, e infine,
l'interdisciplinarietà che solo pochi insegnanti d'italiano in Camerun
possiedono (Bayeck, 2010)47(*).
Gli insegnanti infatti, hanno una funzione da svolgere nel
preparare gli alunni all'ingresso nella società e nel mondo del lavoro.
In qualsiasi momento della loro carriera gli insegnanti devono poter accedere a
/o essere in grado di acquisire tutta la gamma di conoscenze relative a una
materia, le conoscenze e le capacità pedagogiche necessarie per essere
in grado di aiutare i giovani a realizzare le loro piene potenzialità.
Essi devono possedere le capacità necessarie per identificare le
esigenze specifiche di ciascun discente e rispondere a queste esigenze con
un'ampia gamma di strategie didattiche; sostenere lo sviluppo dei giovani
affinché diventino discenti pienamente autonomi in tutto l'arco della
loro vita. Cos?, l'intervento formativo nel nostro paese e soprattutto presso
la Scuola Normale Superiore di Maroua dovrebbe quindi:
· offrire l'occasione ai futuri docenti per la
condivisione di buone pratiche;
· declinare le teorie glottodidattiche per l'insegnamento
dell'italiano per stranieri;
· individuare modelli organizzativi e operativi che
possano sostenere nella gestione di classi ad abilità differenziate;
· promuovere le competenze chiave del
docente-facilitatore dell'apprendimento (competenze glottodidattiche,
comunicative, relazionali);
· promuovere una pedagogia centrata sull'allievo e sui
metodi partecipativi;
· sviluppare l'autoformazione anche attraverso
l'attivazione di percorsi di ricerca-azione;
· stimolare gli insegnanti ad avviare percorsi di rete al
fine di favorire l'ottimizzazione e la circolarità delle risorse.
Per quanto riguarda la formazione degli studenti futuri
insegnanti d'italiano, si è notato un miglioramento della qualità
dell'offerta formativa attraverso l'entrata in vigore del nuovo
programma48(*). Per il
ciclo II di Master I, il nuovo programma mette lo studente al centro della
formazione ponendo un accento sui princpi di glottodidattica: oltre alle
conoscenze linguistiche è necessario che l'insegnante abbia una solida
formazione glottodidattica per garantire la sua piena efficienza. Inoltre, il
nuovo programma cerca di dare al futuro insegnante tutte le strategie
necessarie per facilitare il suo intervento didattico nel contesto camerunense.
Oltre a questo, viene definita la figura del docente e anche le modalità
di gestione di una classe di LS per fornire ai futuri docenti indicazioni per
operare scelte precise sul piano della gestione della classe, dall'interazione
docente/allievo all'analisi e gestione degli errori. Infine, il programma mira
anche a preparare i futuri docenti a scrivere tesine e tesi di laurea,
affrontando cos? nella partica tutte le fasi della ricerca, dal disegno della
ricerca alla costruzione della base empirica fino alle tecniche di
organizzazione, elaborazione e interpretazione delle informazioni.
D'altra parte, per il Master II, il nuovo programma prevede
dei semirari d'italiano con l'intento di fornire ai futuri docenti le
principali tecniche per lo sviluppo delle abilità linguistiche ma anche,
i criteri di valutazione e di progettazione di materiali didattici. Oltre alle
tecniche didattiche, i semiari guidano anche i futuri insegnanti nella scoperta
delle peculiarità della cultura italiana con lo scopo di consolidare la
loro competenza interculturale e di renderli consapevoli dell'importanza della
dimensione culturale nell'insegnamento/apprendimento dell'italiano L2 in
Camerun.
Sempre nell'ambito del miglioramento dell'offerta formativa,
occorre anche sottolineare l'esistenza di un sito web dell'unità
d'italiano in costruzione. Questo sito costituisce un importante spazio
didattico ed interattivo, dove gli studenti possono consultare e scaricare
svariate tipologie di materiali e rimanere a contatto con la lingua italiana.
Inoltre, vengono descritti dettagliatamente gli insegnamenti attivi presso
l'unità d'italiano della Scuola Normale Superiore di Maroua ; con un
breve riassunto in francese dei principali obiettivi formativi49(*).
Da questo nuovo programma, viene fuori il bisogno non solo di
migliorare la qualità della formazione dei docenti d'italiano ma anche
di formare gli insegnanti esperti della lingua italiana dotati di tutti i
saperi necessari per il loro intervento didattico. Accanto alla formazione dei
docenti non va dimenticato per? l'aggiornamento professionale di questi ultimi
che, costituisce una condizione necessaria affinchè i corsi abbiano
effetto adeguato allo sforzo profuso.
2.3.2. Il problema dell'aggiornamento dei docenti
Da tempo l'aggiornamento è stato riconosciuto come
strumento capace di favorire e promuovere i processi d'innovazione in tutte le
scuole. Da quel momento, l'esigenza di valorizzare la formazione e
l'aggiornamento dei docenti è stata sentita come irrinunciabile per
accompagnare il forte processo di cambiamento in atto nella scuola. Per i
docenti l'aggiornamento consiste in primo luogo in attività che permette
il mantenimento di un rapporto col mondo della ricerca, al fine di ricavarne
elementi per un arricchimento della preparazione disciplinare e culturale,
nonché nuovi spunti per l'attività didattica. Quelle numerose
attività (convegni, seminari, conferenze, mostre, ecc...) che il docente
svolge al di fuori del tempo di lezione rappresentano una parte considerevole
del suo onere lavorativo. A tal proposito, l'aggiornamento
appare come:
· un tratto essenziale del profilo professionale
dell'insegnante e rappresenta un aspetto stimolante e creativo del suo lavoro.
· un fattore essenziale per il mantenimento di un alto
livello qualitativo della scuola.
· un progressivo rinnovamento della formazione di base
dei docenti e della riflessione sulla propria esperienza professionale.
· un miglioramento delle capacità pedagogiche e
didattiche dei docenti, tenendo conto dell'evoluzione del sapere, dei metodi
d'insegnamento e delle trasformazioni della società.
· una predisposizione ad accrescere le capacità
professionali dei docenti e, conseguentemente, a migliorare la qualità
della scuola.
Per?, nel nostro paese, l'aggiornamento dei docenti non
è al centro del dibattito, fra i docenti usciti dalla Scuola Normale
Superiore di Maroua, molti non hanno mai partecipato a un seminario di
aggiornamento. Inoltre, molti non hanno mai visitato l'Italia per un soggiorno
di aggiornamento per poter toccare la realtà culturale italiana. Per
loro questa realtà rimane soltanto nei libri. Come pu? un insegnante
d'italiano condurre un intervento didattico sul Pantheon, sul Colosseo, sulla
Strada Romana, quando non li ha mai visitati o visti (soltanto nei libri, sul
internet o alla TV). Forse è ora di pensare anche a viaggi per un
aggiornamento vero e intensivo, stage all'estero, tutoraggio in itinere,
ricerca didattica sulle metodologie, certificazione chiara dei progressi negli
apprendimenti per riorganizzare la didattica e riqualificare il personale
docente in Camerun.
Se l'aggiornamento dei docenti viene riconosciuto quale
criterio indispensabile per mantenere alta la qualità della nostra
scuola, allora si devono predisporre tutti gli strumenti necessari per
favorirlo, compresi quelli di sostegno finanziario. Si tratta dovunque non solo
di assicurare un adeguato sostegno finanziario alla formazione e
all'aggiornamento degli insegnanti d'italiano in generale e di quelli presso
la Scuola Normale Superiore di Maroua in particolare, ma di garantire che tutti
gli insegnanti possiedano le conoscenze, le attitudini e le capacità
pedagogiche necessarie per svolgere il loro compito in maniera efficace;
è necessario non solo sostenere il carattere professionale
dell'insegnamento, ma occorre anche promuovere una cultura della riflessione e
della ricerca nell'ambito della professione. Ma, oltre al problema della
formazione e dell'aggiornamento dei docenti va segnalato anche quello dei
manuali didattici.
2.3.3. Il problema dei manuali didattici
Negli ultimi anni la produzione di strumenti utili
all'apprendimento/insegnamento dell'italiano L2 è aumentata
considerevolmente rispetto al passato. Studenti e docenti dispongono oggigiorno
di una gamma variegatissima di libri di testo e di eserciziari prodotti in
Italia e all'estero. D'altra parte, con il fenomeno della globalizzazione
stiamo assistendo ad un incremento vertiginoso delle pubblicazioni in questo
settore, grazie anche alle ormai mature riflessioni sull'insegnamento delle
lingue operate dalla moderna glottodidattica e riversatesi progressivamente
negli strumenti didattici più recenti (Cfr. Kuitche, 2012). Infatti, il
libro che, di solito, accompagnava lo studente dall'inizio alla fine del suo
percorso linguistico, è stato sostituito da una molteplicità di
testi che si integrano tra loro con supporti multimediali; sono talmente tante
le proposte di materiali, sia cartacei che multimediali, che diventa piuttosto
difficile il compito del docente che «si trova nella posizione di dover
effettuare una scelta che rischia di risultare non del tutto soddisfacente
anche nel suo stesso processo» (Vedovelli, 2002: 212; cit. in Kuitche,
2012: 1).
In Camerun, gli apprendenti d'italiano nelle scuole
secondarie non godono ancora di questo privileggio della globalizzazione
nell'ambito editoriale. Si assiste nel nostro contesto ad una scarsità
dei manuali didattici, i pocchi accessibili come i dizionari, i manuali
generici (il libro In italiano ad esempio) costano un'occhio della
testa. Inoltre, la Scuola Normale Superiore di Maroua che offre la più
completa formazione nel paese non ha ancora un laboratorio linguistico e una
biblioteca d'italiano operativi. I docenti d'italiano nei vari licei del paese
non possiedono una coppia autentica dei manuali che usano in classe, gli
studenti sono cos? costretti a fare delle fotocopie, perché il libro
è un lusso non accessibile a tutti.
Tuttavia, il problema dei manuali per l'insegnamento
dell'italiano sta comunque travando ottime soluzioni soprattutto con la
costruzione di un sito web dell'unità d'italiano50(*) che costituisce un importante
spazio didattico ed interattivo, dove gli studenti possono consultare e
scaricare svariate tipologie di materiali e rimanere a contatto con la lingua
italiana. D'altra parte, i docenti d'italiano nei licei camerunensi per
fronteggiare il problema della scarsità dei manuali d'italiano devono
essere ingrado di andare al di là della semplice competenza
comunicativa (scivere, leggere, parlare e ascoltare) operare scelte
consapevoli. Non dovrebbero lasciarsi guidare solo da un materiale didattico a
disposizione perché (Mezzadri, 2005: 32, cit. in Bikitik, 2011):
Il libro di testo non è flessibile quanto il materiale
creato ad hoc dal docente, invecchia più rapidamente di un articolo
tratto dal quotidiano del giorno, le immagini e la grafica possono risultare
fuori moda dopo pochi anni dalla pubblicazione del testo. La struttura del
libro di testo è rigida [...] il libro di testo tende a uniformare gli
studenti, a omogarli.
Dovrebbero perciò ricorrere a materiali aggiornati,
rinvenibili mediante Internet. Esistono ottime riviste di didattica per
adolescenti che forniscono spunti operativi molto validi e concreti. In
http://www.aaaitalianocercasi.com
è possibile trovare notizie utili sull'Italia, sul made in
Italy, la moda, il design, il turismo, la cucina e naturalmente
la didattica della lingua italiana necessario per un intervento didattico.
Attività sempre nuove e stimolanti sono inoltre proposte e continuamente
aggiornate in varie bacheche telematiche come quella del sito
http://www.guerra-edizioni.com.
Allo stato attuale dell'arte, per quanto concerne
l'insegnamento dell'italiano L2 nel nostro paese, molto rimane ancora da fare
nel campo della progettazione e della produzione di strumenti didattici per
l'insegnamento dell'italiano. Buona parte di manuali usati fin qui sono manuali
prodotti in Italia da editori italiani per soddisfare la domanda in entrambe le
modalità di insegnamento/apprendimento dell'italiano (L2/LS). Se la
caratteristica essenziale dei materiali ideati per pubblici specifici è
proprio quella di mettere al centro dell'attenzione i destinatari, coinvolgendo
i loro sentimenti e tutta la loro sfera emotiva (Kuitche, 2012: 2); è
utile notare però che, molti manuali d'italiano usati nel nostro
contesto si limitano a prendere in considerazione soltanto le caratteristiche
linguistiche dei destinatari, conservando comunque una buona dose di
polivalenza per quanto riguarda il contesto d'insegnamento/apprendimento e
altre peculiarità dei destinatari. Di fronte a questa situazione, viene
spontanea un'interrogazione: Quale materiale per l'insegnamento dell'italiano
nelle scuole secondarie camerunensi? Domanda che cercheremo di chiarire nel
paragrafo che segue.
2.3.4. Il problema della costestualizzazione dei
manuali didattici
L'incremento della domanda d'italiano nel mondo ha portato ad
un maggiore interesse per le problematiche legate alla specializzazione della
didattica e quindi dei materiali didattici. Al giorno d'oggi sono disponibili
varie tipologie di materiali didattici specifici destinati all'acquisizione
dell'italiano da parte di apprendenti provenienti da determinate zone
geografiche. In Camerun ad esempio, i materiali didattici attualmente in uso
sono caratterizzati, non soltanto da una generale obsolescenza ma anche e
soprattutto dal fatto di essere completamente staccati dalla realtà
degli apprendenti. Sono in genere materiali pensati per pubblici molto
generici, strumenti che riescono difficilmente a stimolare le emozioni degli
apprendenti (Kuitche, 2012: 12). A tal proposito, per Arnold (1999) citato da
Kuitche (2012: 14), affinché il materiale didattico aiuti veramente
nell'acquisizione linguistica, «è necessario che l'apprendente lo
percepisca come rilevante per i suoi bisogni e che le nuove esperienze presenti
all'interno dello strumento si colleghino in qualche modo con la sua esperienza
pregressa». Detto questo, nel nostro contesto d'insegnamento
dell'italiano attualmente caratterizzato dall'inesistenza di materiali
progettati specificatamente per i nostri utenti, è compito del docente
modulare ciò che Jolly e Bolitho (1998) chiamano il mass market
course book per renderlo più consono alle caratteristiche della
classe (apprendenti e ambiente) cui si trova di fronte. Per fare questo
è necessario che l'insegnante sviluppi delle abilità e delle
strategie di contestualizzazione del manuale generico.
In effetti, l'idea di contestualizzazione dei materiali per la
didattica delle lingue straniere nasce dalla necessità di supplire alle
numerose carenze degli strumenti didattici generici che, pensati per soddisfare
le esigenze di tutte le tipologie di pubblico, finiscono per non soddisfare le
esigenze di nessuno. In genere, questi ultimi riescono difficilmente a
stimolare le emozioni degli apprendenti come sostiene Tomlinson (1998: 20),
citato da kuitche (2012: 5) quando afferma che molti manuali globali presentano
ciò che chiama «a sanitised world which is bland and dull and
in which there is very little excitement or disturbance to stimulate the
emotions of the learner»51(*). Inoltre, come spiega Vedovelli (2002: 195), il
limite intrinseco di tali strumenti è «proprio il fatto che siano
standardizzati, che siano pensati per un'ideale situazione media di
insegnamento che il più delle volte non coincide con quella in cui opera
l'insegnante». Contestualizzare significa quindi, inserire in un contesto;
il concetto si riferisce al fatto di rivalutare la dimensione locale, adattando
un manuale progettato per un pubblico generico ad un pubblico e avendo ben
presente in mente, in fase di impostazione, le peculiarità dei
destinatari nonché quelle del contesto didattico di riferimento.
Il primo passo di questo procedimento come ci fa notare
Kuitche (2012) consiste nell'evitare assolutamente di seguire il manuale
adottato come se si trattasse di un copione; è necessario considerarlo
una risorsa destinata ad essere modificata e continuamente rimodellata. Ad
esempio, se prendiamo il manuale In italiano, non si tratta per il
docente di seguire segno per filo questo libro ma di adattarlo al contesto in
cui si trova ad operare: invece di dire, Mario uno studente
dell'università incontra alla fermata dell'autobus un suo vecchio
professore della scuola media (cfr. In italiano: primo capitolo) ,
bisognerebbe piuttosto prendere al posto di Mario un nome come Bouba, Atangana
ecc.... Lo studente quando sente questo nome (Bouba o Atangana) anche se non
è il suo nome capisce comunque di non essere distaccato da quello che
sta imparando e si mostra impegnato nelle attività
d'insegnamento/apprendimento.
In seguito, è utile procedere con l'individuazione e la
conseguente riduzione di ciò che Tomlinson (2007) chiama «the
nonhumanistic elements of the course book», ovvero quegli elementi
che sono maggiormente suscettibili di produrre un effetto di straniamento e
risultare controproducenti nel processo di acquisizione. Concretamente, si
tratta di rimodellare gli aspetti che non consentono al discente di collegare
il contenuto del materiale didattico alla sua esperienza e alla sua conoscenza
del mondo, mischiandoli con altri presenti nel suo universo referenziale. Ad
sempio, se un insegnante deve condurre una lezione sui cibi italiani,
argomento previsto nel manuale In italiano, lui deve partire da un
modello sociale basato sull'intercultura e sull'educazione al relativismo
culturale rimanendo sempre saldamente ancorato all'esperienza che i suoi
apprendenti hanno dell'arte del mangiare. Facendo questo, gli apprendenti si
sentiranno e scopriranno con piacere questo aspetto della cultura italiana e lo
metteranno con entusiasmo a confronto con la cultura locale. In ognuno dei due
casi è fondamentale farsi un'idea il più possibile chiara delle
caratteristiche intrinseche del pubblico cui si rivolge il materiale didattico.
Perché, secondo Kuitche (2012: 6):
L'obiettivo principale del processo di contestualizzazione dei
manuali di didattica delle lingue straniere è quindi porre in maniera
effettiva l'apprendente al centro dell'evento educativo, coinvolgendo i suoi
sentimenti e tutta la sua sfera emotiva, tenendo conto delle sue
caratteristiche, dei suoi bisogni e valorizzando le sue esperienze. Mira anche
al miglioramento della qualità della didattica, facendo crescere la
motivazione degli apprendenti e degli insegnanti attraverso una maggiore
umanizzazione del materiale. Inoltre, facilita lo sviluppo di una competenza
plurilingue e interculturale, nonché l'educazione al relativismo
culturale.
D'altra parte, il «saper contestualizzare materiali
generici», operazione che sottintende un'attenta valutazione del grado di
adeguatezza dei materiali didattici alle singole realtà didattiche, con
l'ausilio di appositi strumenti chiama in causa i seguenti aspetti:
Fig. 2.2. Schema della contestualizzazione dei manuali
generici.
6.
Scopi dell'insegnamento
Il materiale didattico
5. Adeguatezza del manuale 7. L'Istituto
4. Destinatari 3. Paese
2. Lingua / Cultura
1. Docente
Al termine di questa analisi della diffusione e
dell'insegnamento dell'italiano in Camerun, emerge che tale lingua è in
netta crescita nel paese, ma rimane ancora molto da fare per migliorare la
qualità della didattica nel nostro paese.Uno dei principali problemi da
risolvere rimane quello dei materiali didattici tenendo conto dell'aumento
esponenziale della domanda d'italiano, nonché il maggiore interesse
verso questa lingua da parte delle autorità camerunensi, diventa sempre
più urgente programmare la progettazione di materiali contestualizzati
che tengano conto dei reali bisogni formativi dei discenti nonché delle
caratteristiche intrinseche del contesto locale52(*). Nel prossimo capitolo, presenteremo i risultati
dell'indagine sugli errori degli apprendenti d'italiano presso il Liceo
classico e Moderno di Maroua con lo scopo di mettere a fuoco le tipologie di
errori che commettono i suddetti apprendenti e le strategie per poter gestirli
meglio per un miglior intervento didattico.
CAPITOLO 3 : RISULTATI DELL'INDAGINE SUGLI ERRORI DEGLI
APPRENDENTI D'ITALIANO PRESSO IL LICEO CLASSICO E MODERNO DI
MAROUA
Agli occhi di chi ascolta una persona parlare una lingua che
sta imparando il fenomeno più appariscente è quello degli errori,
ovvero l'uso di forme e strutture linguistiche che un parlante nativo non
avrebbe usato in quel contesto e in quella situazione. Chi ha esperienza e
pratica con gli apprendenti di lingue sa poi di solito «riconoscere»
certi errori, ovvero sa che alcuni errori si manifestano con regolarità
in tutti gli apprendenti, alcuni sono tipici di parlanti di certe lingue
materne, alcuni scompaiono più precocemente, alcuni sono più a
rischio di non scomparire, ovvero di fossilizzazione... Nell'immaginario
collettivo di ogni adulto che ha già concluso con la scuola rimane
ancora viva l'immagine dell'insegnante che sta sottolineando in rosso gli
errori. Gli errori sono considerati in didattica delle lingue fase
«transitoria»53(*) di apprendimento; spingono gli apprendenti a
persistere nei loro sforzi di apprendimento; essi diventano quindi molto utili
al discente perché gli permette di controllare e di verificare le
proprie ipotesi formulate e di constatare i limiti delle regole che ha
ricostruito.Questa teoria cognitivista oltrepassa perciò quella dei
comportamentisti secondo cui gli errori commessi durante l'apprendimento
potevano essere solo spiegati dall'analisi contrastiva tra la lingua materna
(L1) e quella di arrivo (L2) e di studio. Detto questo, la correzione, oltre ad
essere un atto «terminale», perché è un giudizio, si
trasforma in aiuto per apprendere. Essa, non si accontenta più di
controllare distanze rispetto alla norma, controlla «successi
precisi» e «errori precisi», apre la porta ad altre
attività (Cfr. Ambroso, 1993). I livelli di errore sono molteplici e
variegati. L'indagine che abbiamo condotto sugli errori degli apprendenti
d'italiano presso il Liceo classico e Moderno di Maroua ci aiuterà a
reperire le aree o le tipologie di errori che commettono gli apprendenti
d'italiano in Camerun. Per il presente capitolo, presenteremo i risultati di
quest'inchiesta sul campo con un'attenzione particolare ai suoi scopi
nonché alle specificità della modalità di raccolta e di
trattamento dei dati. Infine, metteremo a fuoco il valore dell'errore nella
didattica dell'italiano L2 in Camerun; e le modalità o le tecniche di
gestione dei comportamenti errati nell'apprendimento dell'italiano L2 in
Camerun.
3.1. Scopi, contesti e strumenti della ricerca
L'andamento positivo della lingua italiana in Camerun porta
con sé un certo numero di problemi; in particolare gli errori oggetto
della presente ricerca che, scaturiscono dal contatto con l'italiano e le
prime lingue dei discenti. Lo scopo principale di questa ricerca è di
dimostrare che la prevedibilità dell'errore in questo contesto di
insegnamento-apprendimento dell'italiano L2 può essere uno strumento di
facilitazione didattica; se i docenti e gli studenti sono consapevoli delle
aree di possibili interferenze e dei possibili errori, potranno essere
più efficaci nel processo didattico. La ricerca intende anche proporre
alcune strategie di gestione dei comportamenti errati per un miglior intervento
didattico in classe. L'indagine è stata condotta in dicembre 2013 presso
il Liceo Classico e Moderno di Maroua.
3.1.1. Gli obiettivi dell'indagine sul campo
Gli obiettivi della nostra ricerca sul campo sono quelli di
raccogliere in primis, le informazioni concrete sulle motivazioni che spingono
gli studenti camerunensi allo studio dell'italiano. Poi, reperire le tipologie
di errori derivati dal contatto con la lingua francese e le parlate locali dei
discenti, specificando le cause che sono alla base di questi errori. La nostra
ricerca sul campo intende anche osservare i comportamenti dei docenti di fronte
ad una forma errata; mettendo a fuoco le loro strategie adottate nella
correzione di una forma errata nonché le loro proposte per una migliore
gestione dell'errore nella didattica dell'italiano L2 nei licei camerunensi.
3.1.2. Il campione
La nostra ricerca si è concentrata principalmente sugli
apprendenti d'italiano presso il Liceo Classico e Moderno di Maroua54(*) . La scelta del luogo
(LYCLAMOMA) presso il quale effettuare la rilevazione dei dati è stata
condizionata da diversi fattori, quali la disponibilità ricevuta dai
vari insegnanti contattati e la possibilità di raggiungerli
facilmente.
Tuttavia, per quanto riguarda il questionario dei docenti,
abbiamo dovuto allargare il raggio d'indagine per il semplice motivo che
nell'istituto scelto come campione c'era soltanto un insegnante d'italiano, il
quale non poteva darci dati attendibili e rappresentativi per quanto riguarda
le modalità di gestione degli errori. Con l'intento di fare una ricerca
affidabile e di avere dati più attendibili, si è posta la
necessità di estendere il nostro campo d'indagine ad altri insegnanti
d'italiano di altri licei della città dove si insegnava l'italiano.
Quindi, il nostro gruppo di informanti è costituito da sei (06) docenti
e da novantasette (97) studenti come illustra le tabelle che seguono:
Tab.3.1. Apprendenti: classi e numero di questionari e
produzioni scritte raccolti.
Classi frequentate dagli
informanti
|
Numero di questionari raccolti
|
Numero di produzioni scritte
raccolte
|
4eme
|
49
|
31
|
3eme
|
33
|
23
|
2nd
|
15
|
14
|
Tab.3. 2. Docenti: Luoghi di rilevazione e numero di
questionari raccolti.
Luoghi di rilevazione
|
Numero dei questionari
|
Liceo Classico e Moderno di Maroua
|
1
|
Liceo Bilingue di Maroua
|
2
|
Liceo di Domayo-Maroua
|
3
|
3.1.3. Le specificità e le motivazioni del
metodo di rilevazione
Come per tutte le indagini, è sempre necessario
esplicitare le ragioni della scelta degli strumenti che sono stati adoperati
per raggiungere gli obiettivi prefissati. Sul piano scientifico, questo
consente di valutare l'affidabilità dei risultati ottenuti. Il nostro
lavoro pur avendo come oggetto l'indagine sugli errori degli apprendenti
camerunensi d'italiano, coinvolge la dimensione sociolinguistico del fenomeno.
Come possiamo osservare nella maggior parte delle indagini sociolinguistiche,
si ricorre per lo più a due tipi di strumenti e di procedure di
acquisizione di dati: i questionari o strumenti chiusi costituiti da domande
aperte e chiuse e gli strumenti non chiusi come la produzione scritta. Mentre i
primi consentono un'analisi delle risposte più facile e rapida dal
momento che le risposte possibili sono definite a priori, i secondi prevedono
un'analisi delle risposte più complessa perché la loro
formulazione è lasciata all'informante (Barni e Bagna 2008: 100).
Per la nostra ricerca, abbiamo optato per una
somministrazione in praesentia con una presenza fisica
dell'intervistatore-costruttore dello strumento di rilevazione. Per Dautriat
(1990: 40), con questa tecnica (somministrazione in praesentia) si
riesce ad ottenere la massima collaborazione dei rispondenti e si ha la
certezza che la risposta proviene dalla persona designata col campione; questo
consente un maggior controllo (soprattutto la fase determinante di acquisizione
dei dati) da parte del ricercatore e gli permette di toccare dal vivo la
realtà che si accinge a descrivere e ad analizzare, evitando le
cosiddette «ricerche a tavolino» per le quali non si ha nessun mezzo
per verificare la veridicità o la buona fede delle opinioni e dei fatti.
La somministrazione in praesentia permette di limitare, attraverso le
spiegazioni, il controllo del ricercatore presente e la tecnica di
probing55(*) gli
errori e le distorsioni dovute al modo in cui lo strumento viene presentato
agli intervistati, alle caratteristiche dell'intervistato e dell'intervistatore
(grado di istruzione, caratteristiche di personalità, motivazione a
formulare o a rispondere alle domande, ecc). Questo modo di procedere
restituisce che sia al questionario e la produzione scritta i loro ruoli di
strumenti di comunicazione le cui funzioni sono di trasmettere all'intervistato
l'esatto significato dell'informazione richiesta56(*). La maggior parte dei
risultati di questa indagine è frutto del lavoro che abbiamo svolto sul
campo ed è fortemente dipendente dal fattore tempo e dalle risorse
relativamente limitate a disposizione.
3.1.4. Gli strumenti della rilevazione
Una ricerca che voglia darsi i caratteri scientifici deve
ricorrere a prospettive di analisi quantitative (statistiche) e qualitative
(linguistiche, glottodidattiche, sui processi sociali e culturali), e a un
adeguato modello teorico. Un modello concettuale di riferimento che consente,
nella fase preliminare e in quella di svolgimento dell'indagine, di sviluppare
le ipotesi, orientare la scelta degli oggetti, le modalità della
ricognizione, la struttura degli strumenti di rilevazione e, in quella di
analisi dei dati raccolti, di guidare l'interpretazione. Come strumenti
principali della rilevazione sul campo abbiamo utilizzato due questionari : uno
per i docenti d'italiano L2 in Camerun l'altro per gli apprendenti57(*). Poi, un tema per la
produzione scritta rivolto agli apprendenti d'italiano del campione.
L'obiettivo dei questionari realizzati per l'indagine è di individuare
i diversi tipi di errori che commettono gli apprendenti camerunensi d'italiano,
mettendo in rilievo la loro importanza nel processo didattico nonché le
strategie per gestirli meglio nell'ambito dell'insegnamento/apprendimento
dell'italiano L2 nei licei camerunensi. Con l'analisi delle produzioni scritte,
si vuole reperire le aree di possibili interferenze che nascono dal contatto
con l'italiano, il francese e le lingue locali dei discenti.
3.1.4.1. I questionari
Il questionario che abbiamo usato nell'ambito della nostra
indagine, destinato agli apprendenti, si suddivide in due sezioni con un totale
di quattordici domande: la prima sezione, «generalità e motivazioni
allo studio dell'italiano», ha come obiettivo la conoscenza delle
caratteristiche fondamentali del pubblico che si avvicina all'italiano
nell'area dello studio. Questa sezione consente di disegnare l'identikit
dell'apprendente dell'italiano L2 nei licei camerunensi. La seconda sezione
è incentrata sugli errori degli apprendenti e le loro cause e vuole
raccogliere informazioni sulle tipologie degli errori che commettono questi
studenti nonché sulle cause. Va notato che, questo questionario è
stato tradotto in francese per farlo compilare anche dagli studenti di
4° che hanno ancora una scarsa competenza in italiano allo scopo di
aumentare considerevolmente gli informanti e dare ancora più
credibilità alla nostra ricerca. Il questionario somministrato agli
insegnanti d'italiano L2 che operano nel nostro campione è composto da
dodici domande suddivise in due sezioni. In maniera generale, la prima sezione
vuole tracciare il profilo dei docenti e la seconda si concentra sulle
modalità di gestione dei comportamenti errati.
Le domande sono tutte «strutturate» (Istat, 1989),
con una prevalenza di quesiti a risposte fisse predefinite (al rispondente
viene lasciato il compito di scegliere tra le risposte possibili quella che
meglio si adatta al suo caso personale) su quelli chiusi (nel senso più
stretto del termine)58(*)
che presentano soltanto due o tre modalità di risposta. L'unica
eccezione è la penultima e la terzultima domanda del questionario
rivolto ai docenti. Queste domande strutturate consentono un'analisi più
facile e rapida dal momento che le risposte possibili sono definite a priori,
permettono anche al ricercatore di avere un maggior controllo sull'indagine con
la possibilità di indirizzare gli intervistati verso gli elementi che
ritiene salienti e rilevanti per gli scopi della ricerca. Facilitano anche il
compito del rispondente perché non comportano sforzi eccessivi di
elaborazione.
3.1.4.2. Il corpus di produzioni scritte
La raccolta delle produzioni scritte è avvenuta dopo la
somministrazione del questionario e si è estesa su tre giorni. Prima
della raccolta, ci siamo messi d'accordo con il docente che doveva intervenire
a quel momento nelle classi individuate per il nostro studio (4°, 3°,
2nd) per poter sfruttare un'ora del suo tempo. Quindi, abbiamo
condotto noi questa fase di produzione e volevamo assicuraci non solo che le
produzioni provenissero dagli studenti stessi, ma anche che, loro non
copiassero da un libro o da qualche altra fonte. Prima di comunicare
l'argomento delle composizioni scritte ai nostri informanti, abbiamo fatto
delle precisazioni sull'utilizzo che verrà fatto delle loro produzioni.
Cos?, gli abbiamo spiegato che le loro produzioni ci aiuteranno a trovare altre
strategie per la gestione dei loro errori e per aiutarli ad essere più
competenti. Inoltre, gli abbiamo chiesti di non scrivere i nomi sui compiti e
di sentirsi il più liberi possibile nello svolgimento
dell'attività perché le produzioni non sarebbero state valutate.
Abbiamo raccolto in totale sessantotto (68) produzioni scritte nelle tre
classi.
L'argomento scelto per la produzione scritta59(*) era: «che cosa fai
durante la tua giornata libera?». La formulazione di questo tema si
è basata sulle indicazioni fornite dal Quadro Comune Europeo di
Riferimento (2002: 77-78), considerando ciò che quest'ultimo
afferma in merito alla produzione scritta, per cui:
· chi è al livello A2 è in grado di
scrivere un testo coeso su aspetti quotidiani, come gente o luoghi ed
esperienze di lavoro/studio;
· chi è al livello B1 è in grado di
scrivere resoconti di esperienze, descrivendo sentimenti ed impressioni;
· chi è al livello B2 è in grado di
scrivere un saggio sviluppando un'argomentazione e fornendo motivazioni a
favore o contro un determinato punto di vista.
Inoltre, per la formulazione dell'argomento, abbiamo anche
preso in considerazione il fatto che, i nostri informanti erano al primo
semestre di studio; quindi, il tempo verbale che hanno già studiato a
quel momento è il presente60(*). Con questo tempo, potevano raccontare senza
difficoltà (per quelli che hanno imparato bene) la loro giornata libera.
Il numero medio di parole usate per gli studenti di 4° si aggira in torno
a 70-90 parole e per gli studenti di 3° e 2nd 80-120 parole.
3.2. Presentazione ed interpretazione dei
risultati
Con i dati ottenuti dalla compilazione dei questionari,
facciamo un'analisi statistica per trarne conclusioni.
3.2.1. Il questionario somministrato ai docenti
Nel mese di dicembre 2013, abbiamo somministrato un
questionario ai docenti d'italiano operanti nei vari licei nei quali è
stata svolta l'indagine. Uno degli obiettivi di questo questionario, come
accennato in precedenza, era proprio quello di ricavare informazioni circa
l'esperienza di coloro che impartiscono lezioni di lingua italiana nei licei
camerunensi e anche le strategie adottate per la gestione dei comportamenti
errati. Sei (06) insegnanti hanno compilato i questionari. Gli istogrammi
riportati di seguito sono la fotografia del profilo dei docenti che operano nel
nostro campione e le loro modalità di gestione degli errori.
La prima sezione del questionario destinato a docenti si
proponeva di tracciare il profilo dei docenti operanti nei vari licei del
nostro campione. Dall'analisi dei questionari raccolti si nota che, per quanto
riguarda l'esperienza nell'insegnamento, il 100% dei docenti d'italiano
operanti nei vari licei nei quali è stata svolta l'indagine ha meno di
due anni di esperienza. Questo è dovuto al fatto che, l'italiano
è stato introdotto nel sistema educativo camerunense di recente, e la
prima promozione di docenti uscita dalla scuola normale non può avere
un'esperienza che va oltre ciò che di due anni.
Fig.3.1. Esperienza nell'insegnamento dell'italiano
dei docenti d'italiano nelle scuole camerunensi.
Inoltre, emerge dalla nostra indagine che, il 83,33% dei
docenti che hanno compilato il nostro questionario insegna l'italiano nelle
classi di 4° e 3° e il 16,66% insegna l'italiano nella classe di
2nd. Questo è dovuto al fatto che, l'italiano essendo una
nuova lingua nelle scuole secondarie camerunensi, il suo insegnamento si limita
soltanto nella classe di 2nd. Il docente che insegna nella classe di
2nd ha già un'esperienza di due anni mentre quelli che
insegnano nelle altre classi hanno un anno di esperienza. È un processo
in evoluzione perché quasi ogni anno, si aggiunge una nuova classe
d'italiano. Dopo la 2nd ci sarà la 1ere, e abreve,
avremo il primo baccalauréat-italiano in Camerun.
D'altra parte, dalla nostra ricerca viene fuori che, i docenti
intervistati durante la nostra indagine sul campo insegnano tutti gli allievi
principianti come illustra la figura che segue.
Fig.3.2. Livello degli apprendenti del campione.
Oggi, la stragrande maggioranza dei docenti d'italiano
operanti nei vari licei del nostro campione non ha mai partecipato ad un
seminario d'italiano. Dalla figura 3.3 emerge infatti che soltanto il 16,33% di
loro dichiara di aver già partecipato ad un seminario di didattica
dell'italiano destinato a docenti.
Fig.3.3.Partecipazione a seminari dell'italiano
destinati a docenti.
Queste statistiche relative alla percentuale di docenti di
italiano operanti nei vari licei del nostro campione sono molto importanti, in
quanto possono essere sintomatiche della qualità del processo didattico.
La seconda parte del questionario somministrato ai docenti
riguardava gli errori degli apprendenti e le strategie di gestione da parte dei
docenti.Viene fuori dalle domande 2.7 dei docenti e 2.7 dei discenti che gli
errori i più frequenti fatti dagli studenti camerunensi sono gli errori
di interferenza con altre lingue (47%) e gli errori linguistici (34%).
Fig.3.4. I tipi di errori fatti dagli studenti
camerunensi.
Per il 100% dei docenti intervistati, gli errori li aiutano
molto nel processo didattico. Per loro, ogni errore pu? essere un errore
creativo. Occorre quindi considerare l'errore come opportunità di
revisione della procedura e di miglioramento. Utilizzare gli errori degli
studenti per preparare attività di ricupero. Inoltre, l'errore è
un occasione di spiazzamento del punto di vista: basta cambiare una vocale e la
zuppa diventa la zappa, un'altra cosa61(*). Per questi docenti, lavorare con l'errore non
significa mettere in conflitto errore e correzione, anzi se io sbaglio tra
zuppa e zappa , è sicuro che quell'errore non me lo scordo più.
Quindi, occorre secondo loro una pedagogia che non teme il dubbio,
l'imprevisto, che non guarda l'orologio, che crede nella scuola come luogo di
incontro privilegiato per tutte le tipologie di giovani; è una pedagogia
che «comincia a ricominciare» da zero ascoltando le parole preziose
di chi non ha ancora tutte le parole per esprimere i concetti che va
«conoscendo», che non teme l'errore e lo ama perché le svela i
percorsi mentali che l'hanno prodotto62(*).Volere evitare l'errore significa frenare e persino
inibire l'apprendimento. A tal proposito, si deve cercare di creare
un'atmosfera in cui sia permesso sperimentare senza alcun timore l'emozione e
in cui essa venga considerata come mezzo per una presa di coscienza delle
possibilità delle peculiarità e dei limiti della lingua
straniera63(*). A dirla
breve, non si deve drammatizzare l'errore, ma utilizzarlo per modificare i
comportamenti dell'allievo; per andare oltre; per superare l'errore stesso.
Fig.3.5. Valore degli errori da parte dei docenti
intervistati.
D'altra parte, emerge dalle domande 2.9 dei docenti e 2.8 dei
discenti che, di fronte ad una forma errata, il 49% dei docenti usa la
correzione immediata per correggere un errore fatto dagli allievi mentre, il
43% usa l'autocorrezione e l' 8% la correzione del gruppo coinvolgendo altri
studenti della classe.
Fig.3.6. Strategie per la correzione degli
errori.
Inoltre, durante la nostra indagine sul campo, abbiamo chiesto
ai docenti intervistati se secondo loro tutti gli errori vanno corretti. Viene
fuori dopo l'analisi di questa domanda che, per il 100% dei docenti che hanno
compilato il nostro questionario, tutti gli errori vanno corretti.
Fig.3.7. La correzione degli errori.
Per loro, se l'obiettivo finale
dell'insegnamento-apprendimento di una lingua è che tutti riescano a
parlare senza commettere errori, non dobbiamo quindi lasciare correre un errore
perché; quando l'errore non viene corretto l'allievo pensa ad esempio
che la forma che lui ha usato fosse giusta e mano a mano egli interiorizza
quella forma che non è stata corretta e diventa cos? un errore
fossilizzato. Oltre a questa domanda, è chiesto ai nostri docenti
intervistati quali tipi di errori devono essere corretti nel contesto
camerunense. Il 100% dei docenti sostiene che, nel nostro contesto dobbiamo
correggere gli errori di interferenza con la lingua francese e le lingue locali
dei discenti perché; gli allievi ne commettono troppi (Cfr. Fig.3.4.).
Questa domanda viene quindi confermare la nostra ipotesi di partenza secondo
cui la peculiarità del contesto sociolinguistico e culturale del Camerun
porta gli apprendenti di italiano del Liceo Classico e Moderno di Maroua a
commettere determinati errori.
Tuttavia, per gestire meglio gli errori, il 68% dei docenti
che hanno compilato il questionario propone l'organizzazione di seminari o
corsi di aggiornamento destinati a docenti. Il 16% propone di lavorare in
sinergia con altri docenti di lingua e il restante 16% propone di valutare
costantemente (valutazione formativa) gli studenti.
Fig.3.8. Strategie per la gestione degli errori degli
apprendenti d'italiano.
Per riepilogare, dai dati raccolti risulta che il docente
d'italiano dei vari licei nei quali è stata svolta la nostra indagine
è una nuova figura nel sistema educativo camerunense. È uscito
dalla Scuola Normale Superiore ed è stato assegnato alle scuole
secondarie del paese. Malgrado la limitatezza della sua esperienza egli
è chiamato ad andare al di là della sua competenza teorica per
poter intervenire al momento giusto per correggere forme errate. È lui a
decidere come correggere, in base anche al contesto, alla personalità
dell'apprendente, al tipo di produzione (se scritta o orale) e in base al tipo
di errore. Detto questo, l'errore diventa per lui il primo strumento di
facilitazione didattica.
3.2.2. Il questionario somministrato agli
apprendenti
Nel mese di dicembre 2013 abbiamo somministrato un
questionario ad apprendenti d'italiano presso il Liceo Classico e Moderno di
Maroua con l'obiettivo di disegnare un identikit dell'apprendente d'italiano in
Camerun e l'origine dei suoi errori. 97 apprendenti hanno compilato i
questionari. Gli istogrammi riportati di seguito sono la fotografia del tipo di
pubblico che si avvicina all'italiano in Camerun e le tipologie di errori che
lo caratterizza.
La figura 3.9 è una fotografia dell'età media
degli apprendenti camerunensi che si avvicinano all'italiano. L'istogramma in
sé è abbastanza indicativo, il 54,63% degli apprendenti di
italiano del nostro campione ha tra i 13 e i 14 anni. Sottolineiamo che la
popolazione camerunense in generale è estremamente giovane, come
confermano i risultati dell'ultimo censimento: più della metà
degli abitanti ha meno di 25 anni e i minori di 14 anni superano il 40% della
popolazione64(*).
La figura 3.10 mostra una presenza femminile leggermente
superiore a quella maschile. Riteniamo importante a questo punto sottolineare
che questa può essere considerata una tendenza generale della
popolazione camerunense. L'ultimo censimento realizzato nel 2005 segnalava
già un 51% di persone di sesso femminile contro un 49% di sesso
maschile.
Fig.3.9. Età degli apprendenti camerunensi
d'italiano.
Fig.3.10. Apprendenti d'italiano in Camerun ripartiti
per sesso.
Inoltre, dal punto di vista linguistico viene fuori dalla
nostra ricerca che, l'85% degli apprendenti d'italiano del nostro campione ha
come prima lingua di comunicazione la loro madrelingua: il
fulfuldé. Benché il francese sia la lingua di
insegnamento nella regione, il tasso di alfabetizzazione in questa lingua
rimane molto basso. Il fufuldé è sempre di più la
lingua di comunicazione. Il ricorso a tale lingua è frequente in tutte
le comunicazioni orali, anche nell'amministrazione, nei tribunali e
nell'insegnamento (Bello, 1997 e Raïhanatou, 2007).
Fig.3.11.Grado di conoscenza della propria
madrelingua
D'altra parte, un altro dato importante per la nostra ricerca
riguarda la principale motivazione allo studio della lingua italiana da parte
del nostro campione di apprendenti camerunensi. Durante la nostra indagine
abbiamo chiesto anche ai docenti che operano nei vari licei nei quali è
stata svolta la nostra indagine quali sono i motivi principali che spingono i
loro studenti ad apprendere l'italiano. Le risposte degli insegnanti e quelle
degli apprendenti confermano la netta prevalenza della motivazione legata al
desiderio di proseguire gli studi universitari in Italia. La figura ci rivela
che il 47% dei camerunensi del nostro campione che si avvicina all'italiano lo
fa per motivi di studio, precisamente per proseguire gli studi universitari in
Italia e il 23% per lavorare in Camerun; le altre ragioni sono soltanto
accessorie.
Fig. 3.12. Motivazione allo studio dell'italiano degli
apprendenti del nostro campione.
Occorre notare che, l'insegnamento dell'italiano è in
piena rivoluzione nel nostro paese. Al contrario dei dati forniti da
Kuitche65(*)(2012) che,
rivelava che l'apprendente d'italiano in Camerun è un giovane adulto di
età compresa tra i 18 anni e 26 anni, titolare di un diploma di scuola
secondaria e in legame con l'Italia perché conosce un parente o un amico
che vi risiede e si avvicina alla lingua italiana attraverso corsi intensivi;
oggi, con la recente introduzione della lingua italiana come lingua seconda ,
allo stesso livello dello spagnolo e del tedesco nelle scuole secondarie, si
nota un nuovo profilo dell'apprendente di italiano. Anche se il motivo
principale rimane lo studio (in netta crescita rispetto ad altre indagini), si
nota un'altra motivazione in corso: il lavoro.Va notato anche che, il
cambiamento del profilo dell'apprendente d'italiano ha fatto sorggere un'altra
figura nel sistema educativo camerunense quella del docente di lingua italiana
di cui la crescita della spendibilità in loco dell'italiano, favorendo
ipso facto un reale radicamento della «bella lingua» nel
sistema formativo del paese.
Inoltre, durante la nostra ricerca abbiamo chiesto ai nostri
informanti la loro impressione per quanto riguarda le somiglianze (formali) tra
il francese e l'italiano. La figura 3.13 è una fotografia delle
somiglianze formali tra il francese e l'italiano. Questa somiglianza tra il
francese e l'italiano è di grande importanza perché aiuta molto i
nostri discenti nello studio dell'italiano come ci fa vedere la figura 3.14.
Cos?, si assisterà come illustra la figura 3.15 all'uso frequente di
«voi» di cortesia francese invece del «Lei» di cortesia
italiano.
Fig.3.13. Somiglianze formali tra il francese e
l'italiano
Fig.3.14. Il ruolo del francese nell'apprendimento
dell'italiano da parte degli informanti.
Fig.3.15. La confusione tra il «Voi» di
cortesia francese e il «Lei» di cortesia italiano.
La seconda parte del questionario somministrato ai discenti
riguardava gli errori che fanno spesso e le cause. Emerge dalla nostra ricerca
che, il 47% dei discenti commette errori di interferenza con le lingue locali,
il 34% errori linguistici e il 19% errori pragmatici (Cfr. Fig. 3.4.). Di
fronte a questi errori, il 49% dei docenti intervistati usa la correzione
immediata, il 43% stimola l'autocorrezione e l'8% la correzione in gruppo con
altri studenti della classe (Cfr. Fig.3.6).
Tuttavia, per i discenti intervistati i loro errori derivano
soprattutto dall'influenza della lingua francese e dall'influenza della propria
madrelingua.
Fig.3.16. L'origine degli errori degli apprendenti
intervistati.
Occorre notare a questo proposito che, visto che il francese
assomiglia all'italiano (Cfr. Fig.3.13) e li aiuta molto nell'apprendimento
dell'italiano (Cfr. Fig.3.14), essi sono obbligati ad un certo momento fare
ricorso a tale lingua per cavarsela. Per?, la loro alfabetizzazione in questa
lingua (visto che la maggioranza parla il fufuldé) constituisce
di per sé un freno, e determina l'emergere di errori nella lingua
target (l'italiano).
Per aiutare loro a ridurre i loro errori, il 34,02% dei
discenti intervistati suggerice di mettere l'accento sull'interazione in
classe. La lingua essendo prima di tutto un fatto orale, l'insegnante deve
quindi creare una serie di attività in classe durante le quali l'allievo
avrà l'opportunità di esprimersi. Il 27,83% pensa che sia meglio
dare molti esercizi. A tal proposito diremo che, l'esercizio è
l'opportunità offerta all'allievo per interiorizzare o padroneggiare la
regola insegnata in classe. Quindi, l'esercizo aiuta gli allievi ad insediare
la regola insegnata in classe e pradicandola ogni giorno essa rimane per
sempre. Inoltre, quando l'insegnante fa interagire gli studenti e dà
esercizi, egli deve permanentemente dare un feed-back sulla
progressione di ogni studente affinché che tutti riescano a sapere a che
punto è la loro competenza linguistica.
Fig. 3.17. Strategie per ridurre gli errori degli
apprendenti d'italiano.
In conclusione, l'apprendente d'italiano che abbiamo
incontrato durante la nostra ricerca sul campo è un adolescente di
età compresa tra tredici e quattordici anni. È un soggetto
bilingue che possiede una competenza essenzialmente orale nella propria lingua
materna e ha acquisito un certo livello di competenza orale e scritta in
francese. Le sue difficoltà in italiano vengono dalla sua madrelingua e
soprattutto dal francese che lo aiuta molto nello studio dell'italiano. Le
ragioni per le quali egli si avvicina all'italiano sono varie; la più
importante rimane lo studio.
3.3. Tipologie di errori degli apprendenti d'italiano
presso il Liceo Classico e Moderno di Maroua
Alla luce della teoria contrastiva sull'apprendimento di una
LS, gli individui tendono a trasferire le forme e i significati della lingua e
cultura materna e la loro distribuzione nella lingua e cultura straniera.
Questa concezione è basata essenzialmente sul trasferimento positivo
dalla madrelingua a quella straniera o sull'interferenza negativa della prima
sulla seconda e vice versa. L'ipotesi contrastiva sembrerebbe particolarmente
rilevante da parte degli apprendenti di italiano presso il Liceo Classico e
Moderno di Maroua. L'apprendimento dell'italiano da parte di questi discenti
avviene attraverso un costante confronto parallelo tra la nuova lingua e la
madrelingua.
L'italiano appreso dai discenti che abbiamo incontrato durante
la nostra ricerca sul campo è caratterizzato in maniera generale da
un'interferenza che si rivela notevole a tutti i livelli (sia morfosintattico
che soprattutto lessicale). Oltre al rischio di falsare più o meno
l'efficacia comunicativa, questo pu? condurre al persistere e in certi casi al
consolidamento e alla successiva fossilizzazione di determinati errori.
L'elevato numero di errori, dovuto al fenomeno di interferenza linguistica tra
il francese e l'italiano che abbiamo notato sulle produzioni scritte dei nostri
informanti dimostra che l'apprendimento di lingue molto simili alla propria
spesso è forte di maggiori problemi e difficoltà, e, nella
maggior parte dei casi esso è il primo responsabile nella commissione di
errore. A tal proposito De Benedetti (2006: 206) afferma:
La percezione di vicinanza, peraltro spesso confortata dai
fatti, può [...] essere talvolta fonte di errori causati dalla
trasposizione in italiano di suoni, forme e strutture appartenenti soltanto
alla propria lingua. Sono gli effetti di quello che in linguistica si chiama
transfert [...], che consiste appunto nel trapianto in L2 di abitudini
consolidate nella propria lingua madre (o in un'altra L2), abitudini che
possono talora favorire l'apprendimento della L2, ma più spesso la
disturbano, provocando il fenomeno conosciuto come interferenza. In
genere, l'interferenza tende a prodursi quando l'apprendente riconosce una
qualche somiglianza tra la L1 e la L2 e formula ipotesi sul funzionamento della
L2 che si fondano proprio su tale somiglianza.
In maniera generale, gli errori che abbiamo reperito nelle
produzioni scritte dei nostri informanti si distribuiscono come segue:
3.3.1. Gli errori linguistici
Gli errori linguistici riguardano aspetti intralinguistici.
Sono deviazioni chiari dalle regole sintattiche, morfologiche e lessicali. In
maniera generale, gli errori dei discenti intervistati riguardano:
· La confusione del genere di alcune parole come in:
*Durante la mia giornata libera come
il domenica
(....)*poi faccio la colazione con
la pane
(...)*vado a fare un giro alla
mare
(...)*vado da mia zia per una
piccola tempo
· Al livello delle preposizioni si nota la sostituzione
di «da» con «di»:
*La prima cosa di fare quando mi
also è di pregare
· L'uso della preposizione «in» davanti ai
nomi delle città al posto di «a»:
*Vado sempre in Garoua da mia
madre
*Sto sempre con mio padre che vive
in Mokolo
· L'uso della preposizione «per» o
«in» dopo il verbo andare:
(....)*vado per visitare il mio
amico
(....)*vado in Garoua per
restare con mio zio
· Scelta sbagliata dell'ausiliare:
*mi ho piaciuto giocare al calcio
*studio molto perché non ho
riuscito il mio esame l'anno scorso
· La confusione tra le consonanti affricate /S/ e /Z/
come in: *televizione, *mi alzo, *spaso, *cansone, *franceze
· Il raddoppiamento e la sillabazione
Un tratto fortemente marcato presente in italiano e in
pochissime altre lingue dunque di difficile acquisizione per chi non lo
possiede nella propria L1, è la geminazione consonantica, più
comunemente detta raddoppiamento. Nella lingua italiana ben quindici consonanti
sono coinvolte in questo fenomeno / p b t d k g s f v l r m n/. Foneticamente
la geminazione consiste in un allungamento del suono che si distribuisce su due
sillabe. Il raddoppiamento della consonante in italiano ha funzione distintiva
ed è segnalato anche graficamente dal raddoppiamento del grafema,
tuttavia non ci sono regole per determinare quando una consonante debba essere
raddoppiata. Di conseguenza, la geminazione consonantica è un fenomeno
destinato a creare difficoltà in molti apprendenti tra cui i discenti
intervistati durante la nostra indagine sul campo. Cos? si nota sulle
produzioni scritte dei nostri informanti l'uso di:
Tab.3.3. Errori di raddoppiamento tratti dal corpus e
la versione corretta
Dati tratti dal corpus
|
Italiano corretto
|
ragazo
|
ragazzo
|
fratelo
|
fratello
|
mama
|
mamma
|
leteratura
|
letteratura
|
fato
|
fatto
|
lego
|
leggo
|
matina
|
mattina
|
profesore
|
professore
|
alievo
|
allievo
|
villagio
|
villaggio
|
alora
|
allora
|
mezogiorno
|
mezzogiorno
|
3.3.1.1. Gli errori da interferenza con il francese
Durante la nostra ricerca sul campo abbiamo notato che la
stragrande maggioranza dei nostri informanti ha come lingua di comunicazione la
loro madrelingua: il fufuldé66(*). Il ricorso a tale lingua è frequente in
tutte le comunicazioni orali. Benché il francese sia la lingua di
insegnamento nella regione, il tasso di alfabetizzazione in questa lingua
rimane molto basso. Per?, le somiglianze formali percepite in esse lingue
(francese e l'italiano) dai discenti intervistati (Cfr.Fig.3.13) vanno a
sommarsi a errori di interferenza nella lingua target. D'altra parte,
appare evidente che, la loro competenza limitata nell'apprendimento del
francese fa sì che le medesime difficoltà incontrate in francese
si ripropongano più o meno con la stessa frequenza e incidenza sia a
livelli iniziali che a livelli avanzati di apprendimento nell'apprendimento
dell'italiano. In questa ottica, Vietti (2006) in un suo recente saggio
dedicato proprio ai fenomeni di transfert tra gli ispanofoni peruviani
in Italia, rifacendosi agli studi di Weinreich (1974), ha interpretato questo
meccanismo come un prodotto della spinta naturale in ogni parlante
all'unificazione dei sistemi linguistici, dovuta alla tendenza istintiva alla
riduzione del carico cognitivo; spinta che nel caso delle lingue affini, data
la percezione di vicinanza e parziale corrispondenza tra i sistemi, è
ovviamente più forte:
In prima istanza possiamo dire che i meccanismi alla base
dell'interferenza sono da un'unica attività che agisce al di sotto della
consapevolezza del parlante, quella Weinreich definisce la capacità dei
bilingui di stabilire delle identificazioni interlinguistiche. Questa consente
«scavalcare» i confini delle lingue stabilendo fra loro delle
connessioni sulla base di somiglianze percepite, spesso parziali, tra forme e
contenuti [...] Siccome si tratta sempre di lingue, quando ne impariamo una
nuova cerchiamo di rifarci alle nostre conoscenze linguistiche precedenti,
andando a trovare le somiglianze nel lessico o nella grammatica. Questa
attività di identificazione spinge verso una unificazione dei sistemi
linguistici, direbbe Weinreich, e, noi, oggi diremmo, verso una riduzione del
carico cognitivo.
La percezione di congruenza e corrispondenza tra le il
francese e l'italiano, alimentata dalla loro somiglianza, spinge così i
discenti incontrati durante la nostra ricerca sul campo all'introduzione di
strutture della L1 nella L2. Dal momento che queste strutture paiono
incastrarsi e trovare posto senza problema nell'interlingua di questi
apprendenti, non inficiando affatto l'efficacia comunicativa della loro
produzione, il loro uso tende a cristallizzarsi, fossilizzando così il
percorso verso la L2. E una volta «cristallizzatisi» gli errori
dimostrano una resistenza fortissima, sopravvivendo a lungo nell'interlingua
dei discenti, malgrado l'avanzamento della conoscenza della L2. In maniera
generale, le devianze dalla norma più ricorrenti riscontrate durante la
correzione delle produzioni scritte dei nostri informanti sono:
· «Qualche» usato al plurale per calco da
«quelques» francese come in:
*gioco al calcio per qualche minuti
(....)*guardo la TV per qualche ore
· Alcune preposizioni articolate erronee calcate dal
francese («de la» per «della», «a la» per
«alla», «in la» per «nella») come in:
*Vado sempre a la chiesa con mio padre
(...)*a la fine vado a dormire
*Esco sempre con mio zio che lavora in
la ditta di SODECOTON
· La tendenza a dimenticare l'articolo davanti agli
aggettivi possessivi come in francese:
*Faccio miei esercizi
*Gioco con mie sorelle
· Omissione della preposizione «a» dopo il
verbo «andare» seguito da infinito come in francese:
*vado dormire quando ho
finito di guardare la TV
· I faux-amis : sono lemmi che assomigliano
alle parole della LM per pronuncia e ortografia ma che in un'altra lingua
presentano un significato decisamente differente.
Vado in chiesa con miei parenti («parents»=
genitori).
Riguardo sempre i cartoni animati («regarder»=
guardare).
Io ripasso i mei vestiti e vado («repasser»=
stirare)
Mi vesto più vado («più»= poi)
Faccio la revizione dei miei corsi («revizione»=
ripasso)
Studio i miei corsi comme il corso di inglese
(«comme»= come)
Encore, sistemo la mia casa («encore»= ancora)
Mi ballado in città («balader»= fare un giro
o una passeggiata)
Il più spesso « («le plus souvent»= di
solito)
Una volta terminata («une fois fini» = una vota che
tutto sia finito)
Vado da mio zio che habita a Meskine («habiter»=
abitare)
Parliamo di tutti e di niente («nous parlons de tout et
de rien»= chiacchieriamo)
Dopo aver preso la colazione («prendre le
déjeuner» = fare colazione)
Vado dal mio amico per lui dare il suo quarderno («pour
lui donner»= daglielo)
Faccio i miei esercizi di historia («histoire»=
storia)
D'altra parte, va notato nelle produzioni scritte dei nostri
informanti errori da interferenza dal francese standard, e dal francese
camerunense nello studio dell'italiano. Questi errori si distribuiscono come
segue:
P1: «io godo al massimo alla
televisione»
P2: «quando il sonno mi caccia vado a
dormire»
P3: «la mia giornata libera è vaccamente
ricca di attività»
P4: «quando finisco di studiare i miei corsi di italiano
mi rendo conto che faccio un buon passo avanti verso la
progressione»
P5: «quando finisco, prendo aiuto mia
madre a cucinare»
Queste frasi prodotte dai nostri informanti, sono
caratterizzate dall'uso di nomi e sintagmi pieni di anafore pragmatiche che
caratterizzano la fase pragmatico-lessicale. Questi enunciati danno conto della
scarsa normativa stabilita tra l'intenzione del parlante e dell'enunciato nel
senso che, le forme linguistiche utilizzate per trasmettere il messaggio
influiscono la leggibilità o la coerenza dell'enunciato. Inoltre, con
gli stessi enunciati, si nota l'uso aleatorio di lessemi su un meccanismo di
categorie lessicali adeguate (vaccamente/progressione) o sulle espressioni
inadeguate (passo avanti verso la progressione/ godo al massimo/ prendo aiuto).
La validità di alcuni enunciati come P3: «la mia giornata libera
è vaccamente ricca di attività» dipende dalla
contestualizzazione cioè del contesto sociolinguistico del locutore.
Questo enunciato rende conto da una espressione segnata da una dimensione
socioculturale. Una tale costruzione pu? essere soggetta ad una interpretazione
erronea nel caso in cui gli interlocutori provengono da un orizzonte culturale
diverso. Nelle (P1), (P2) e (P5), si pone un problema di coerenza dovuto a un
effetto di allineamento sintattico. Questi enunciati sembrano contestualmente
falsi o situazionalmente falsi perché le loro origini rimangono
difficili da interpretare.
3.3.1.2. Gli errori da interferenza con le lingue
locali
Come accennato in precedenza, l'85% dei discenti intervistati
durante la nostra indagine sul campo ha come lingua di comunicazione la
madrelingua: il fufuldé. Come noto da tutti, i soggetti che
imparano una nuova lingua si affidano alla loro madrelingua o a quelle
già conosciute in precedenza. La lingua materna ha quindi un ruolo
facilitante nell'acquisizione della L2. Selinker (1992: 172) afferma che:
I dati disponibili avvalorano l'idea che la lingua materna
abbia principalmente un ruolo facilitativo nel creare l'interlingua, qualora
l'apprendente percepisca, mediante delle identificazioni interlinguistiche, un
corrispondenza tra qualche proprietà della lingua materna e della lingua
d'arrivo
Per il caso dei discenti incontrati durante la nostra
indagine sul campo, un aspetto importante dell'influenza della L1 è il
trasferimento da parte di questi discenti di alcune conoscenze linguistiche
precedenti. Si tratta del cosiddetto «transfert» che riguarda tutti i
livelli del linguaggio (fonologia, morfosintattico e soprattutto lessicale). Un
altro aspetto importante che abbiamo notato è la tendenza dei nostri
informanti a fare ricorso all'elusione. In altre parole, quando
trovano alcune strutture della L2 particolarmente difficili perché molto
diverse da strutture analoghe della L1 o perché nella L1 non esistono
affatto: in questo caso l'influenza della lingua materna consiste nell'indurre
gli apprendenti ad evitare l'uso di tali strutture. In maniera generale, gli
errori da interferenza con le lingue locali dei discenti incontrati si
illustrano come segue:
· Alcuni verbi transitivi e intransitivi: «mangiare,
dormire, pregare» usati come verbi pronominali:
*La mattina mi mangio un pane
(....)*ho finito di guardare la
TV mi dormo
(..)*quando mi also mi prego
Queste costruzioni sono dovute al fatto che questi verbi in
fulfulfé sono usati come dei verbi riflessivi propri.
Perché indicano un azione che ritorna sul soggetto stesso.
· La costruzione «pronome + participio passato»
calcata dal fulfuldé:
*io fatto i miei
esercizi
*io andato da mia
cugina
*io venuto al liceo
con il mio amico
· La costruzione «articoli + infinitivo del
verbo» calcata da fufudé:
*la mattina fatto la studiare il
francese
(..)*dopo il lavorare
vado da mia zia
· La tendenza a dimenticare l'articolo davanti ai nomi
calcato dal tupuri67(*) come in:
(...)*leggo libro di
italiano
(....)*guardo
televisione
· L'uso sistematico del pronome personale della prima
persona del singolare «io» calcato dal fulfuldé e dal
tupuri come si vede in questo pezzo di testo scritto da un discente:
«Durante la mia giornata libera, quando io mi also, io mi
lavo. Poi io scrivo una lettera, io guardo la televisione, e io dormo. Quando
io mi also, io vado a giocare e quando io ho finito, io torna a casa.»
3.3. 2. Gli errori pragmatici
La Pragmatica è una disciplina della linguistica che si
occupa dell'uso della lingua come azione. Non si occupa della lingua intesa
come sistema di segni, ma osserva come e per quali scopi la lingua viene
utilizzata. Più in specifico si occupa di come il contesto influisca
sull'interpretazione dei significati. In questo caso il termine contesto
è sinonimo della parola situazione, in quanto potrebbe riferirsi a
qualsiasi fattore extralinguistico, tra cui sociale, ambientale e psicologico.
In pragmatica si tende a fare distinzione tra significato dell'enunciato e
intenzione del parlante. Il significato dell'enunciato è il suo
significato letterale, mentre l'intenzione del parlante è il concetto
che il parlante tenta di trasmettere. Detto questo, gli errori pragmatici
derivano quindi da una scarsa attenzione alla situazione comunicativa o alla
mancata conoscenza delle caratteristiche di organizzazione del discorso in
relazione alla funzione.
Per quanto riguarda l'indagine che abbiamo condotta sul campo,
non siamo riusciti a reperire gli errori pragmatici nelle produzioni scritte
dei nostri informanti. Questi errori infatti non sono facili da rilevare nello
sscritto e per questo, ci vorrebbe, forse, uno studio specifico condotto in
un'altra maniera per poter fare un discorso scientifico al riguardo.
In conclusione, dalle tipologie di errori reperiti nelle
produzioni scritte dei nostri informanti emerge che l'apprendimento di una
nuova lingua chiama in causa il cosiddetto transfert che pu? inficiare
ad un certo momento l'efficacia comunicativa e condurre al persistere di alcuni
errori. Quindi, per l'apprendimento di una nuova lingua si deve mettere il
focus di analisi sul discente, sul suo modo di apprendere e sui
meccanismi dell'apprendimento linguistico68(*). Il discente ha un ruolo attivo nella costruzione del
proprio apprendimento e i suoi errori sono soprattutto testimonianza del modo
in cui riflette sulla lingua e formula ipotesi. L'errore, da elemento da
evitare, diventa elemento auspicabile, perché dall'errore, lo studente
pu? ripartire per rinegoziare e riqualificare le proprie ipotesi sul
funzionamento della lingua. In questa prospettiva, l'errore non pu? essere
causato esclusivamente da problemi di interferenza ma è il risultato di
strategie che l'apprendente mette in atto per imparare. È il risultato
di una mancata conoscenza da parte dell'apprendente di un determinato aspetto
della lingua ad esempio, se lo studente d'italiano non ha ancora incontrato il
futuro, il mancato uso di questo tempo verbale non pu? essere imputato ad una
mancanza momentanea dovuta a ragioni di varia natura ma ad una carenza
sistematica. La sua competenza dunque risulta essere incompleta e l'intervento
di correzione dovrà venire dall'esterno cioè dall'insegnante, il
quale deve cercare strategie idonee per intervenire al momento opportuno e
nella giusta misura per correggere una forma erronea.
3. 4 . Correzione degli errori nella didattica
dell'italiano L2 in Camerun
Gli errori costituiscono il punto debole della lingua scritta
o parlata dell'apprendente, sono quelle parti della conversazione o della
composizione che deviano da una qualche norma d'esecuzione matura della lingua.
Attualmente l'errore non viene più considerato in didattica delle lingue
in termini negativi come la prova evidente del mancato apprendimento,
bensì in termini positivi come l'indicazione di un processo di
apprendimento in atto che va perfezionato. L'errore è il segno del fatto
che l'apprendente sta interiorizzando l'input, e si sforza di ipotizzare e
ricostruire una grammatica della L2. Quindi, gli insegnanti e gli allievi
dovrebbero concordare nel conferire all'errore un valore relativo e non
assoluto, che va sempre stabilito in relazione agli obiettivi perseguiti.
Errare è umano. Ma anche e soprattutto la capacità di conoscere a
partire dall'errore è una competenza umana. Una competenza che si
può e si deve affinare; specialmente laddove l'errore può avere
gravi conseguenze. Ogni errore pu? essere un errore creativo e a partire
dall'errore si pu? arrivare all'accuratezza della lingua. Allora è
legittimo domandarsi: bisogna correggere gli errori?
La correzione degli errori è percepita come l'insieme
degli interventi che l'insegnante fa per evidenziare difetti ed errori nella
produzione linguistica di uno studente. La correzione rappresenta
un'attività importante nella didattica di una lingua. Mentre tutti
concordano nel ritenere l'errore uno strumento ricco di potenzialità che
bisogna saper sfruttare (non un male da estirpare e combattere), le opinioni
sull'utilità e lo scopo della correzione sono spesso divergenti. Per
alcuni linguistici, la correzione degli errori è spesso dannosa in
quanto gli allievi la vivono come un insuccesso nei loro sforzi di appropriarsi
della nuova lingua. E così essi si demotivano, si fanno vincere dalla
paura di esporsi allo scherno, di non saper esprimere quello che vorrebbero con
lo strumento linguistico imperfetto che hanno a disposizione, di fare delle
gaffe e di farsi giudicare sciocchi. Altri invece giustificano la correzione
degli errori come un modo di fornire all'apprendente informazioni rilevanti per
aggiustare le proprie ipotesi, un aiuto a «notare la differenza» tra
il proprio sistema interlinguistico e la lingua d'arrivo. Il confronto
cognitivo tra queste ipotesi e le strutture corrette della L2 può
costituire una fase importante nel processo di apprendimento, che può
risultarne accelerato.
Tuttavia, la correzione degli errori ha due valori: uno
formativo, consiste nell'aiutare lo studente a individuare i suoi punti deboli
e a progredire nell'apprendimento; l'altro, prevalentemente informativo,
consiste nell'accumulare elementi di giudizio sul processo di apprendimento
allo scopo sia di definire e adattare la programmazione didattica, sia di
esprimere una valutazione. Quindi, ci sono ottime ragioni per difendere
l'opportunità di correggere, pur calibrando attentamente la
quantità e la modalità degli interventi:
· la correzione è una conferma dell'attenzione che
l'insegnante dedica ai suoi studenti.
· la correzione fornisce all'apprendente la
possibilità di confrontare il proprio sistema interlinguistico con la
lingua d'arrivo, gli permette di verificare e aggiustare le proprie ipotesi sul
funzionamento della lingua che sta imparando.
· la correzione rappresenta il mezzo più comune a
cui far ricorso per combattere un fenomeno tipico dell'apprendimento di una
lingua: la fossilizzazione.
Detto questo, è necessario disegnare un nuovo contesto
in cui la correzione venga proposta in modo positivo e naturale, partendo dal
concetto che l'errore è parte integrante del processo di apprendimento e
che l'obiettivo primario dell'insegnante è di creare le condizioni per
poter vivere questi eventi e processi senza l'interposizione di filtri
affettivi69(*). Lo
studente protagonista del proprio percorso di apprendimento dovrà essere
messo in condizione di gestire l'errore, di saperlo valutare e autocorreggere.
In questa ottica la gestione dell'errore diventa una pratica che si dilata nel
tempo e che investe molte, se non tutte, le fasi del processo di apprendimento
e non solo i momenti della correzione proposta dall'insegnante o di
feedback ad esempio dopo l'esecuzione di una prova di verifica. In
questo paragrafo, cercheremo di elencare i vari tipi di correzione; proponendo
le possibili strategie di correzione che aiuteranno gli insegnanti d'italiano
in Camerun ad intervenire al momento opportuno per poter correggere una forma
erronea. Poi, passeremo in rassegna le tipologie di errori che devono esser
corretti nel contesto camerunense.
3.4.1. I vari tipi di correzione
Durante la lezione sono numerose le occasioni (soprattutto
nella produzione orale e scritta) in cui l'insegnante interviene per correggere
una forma erronea prodotta dallo studente. Per farlo, egli pu? scegliere
diverse strategie a seconda che si vogliano dare più informazioni a chi
ha commesso gli errori (e a seconda del tempo e dell'impegno che pu? offrire).
In questa sede, cercheremo di presentare i vari tipi di correzione a cui
l'insegnante d'italiano in Camerun pu? far ricorso durante un intervento
didattico.
3.4.1.1. La correzione nella produzione orale
La correzione nella produzione orale indica un complesso di
strategie e comportamenti messi in atto dall'insegnante durante l'interazione
in classe con i suoi allievi, allo scopo di curare la comunicazione laddove
questa sia insufficiente o inaccettabile. Sono modalità di correzione
che preservano il flusso del discorso, per cui è bene che l'insegnante
ne tenga conto. Fra queste modalità di correzione possiamo annoverare:
3.4.1.1.1. La correzione immediata da parte
dell'insegnante
Si parla di correzione immediata quando l'insegnante interviene
immediatamente nel momento in cui l'errore viene fatto dallo studente. Se
prendiamo questo mini-dialogo dove in classe si sta lavorando sulla forma del
futuro semplice e il suo utilizzo (Cfr. Mezzadri, 2003):
Insegnante: Cosa farai
l'estate prossima?
Studente: Ancora non lo so. Forse
anderò a Firenze a fare un corso di italiano
e...........
Insegnante: Non ti ricordi?
Andrò non anderò.
Studente: Ah, giusto... e
spero di conoscere molte ragazze italiane.
Viene fuori da questo esempio che, l'insegnante si comporta in
modo in parte scorretto e in parte inopportuno in questo frangente.
L'intervento è scorretto perché risulta punitivo nei confronti
dello studente, accusato di non ricordare: gli viene fatto pesare l'errore. Il
clima che ne risulta non è certo positivo e sereno. Prova ne sia la
risposta dello studente che continua senza nemmeno ripetere la forma verbale
sbagliata: la ripetizione invece può servire a consolidare la forma
corretta ed eventualmente risolvere il problema se esso è di natura
fonologica. Non viene data la giusta rilevanza all'autocorrezione. Tuttavia la
correzione immediata da parte dell'insegnante non è di per sé
negativa se fatta in maniera non punitiva, cioè senza l'aggravante del
commento «Non ti ricordi?». Ad esempio può essere utilizzata
quando non vi è tempo per una correzione più articolata e lunga o
quando l'insegnante vi viene costretto dall'intervento di un altro studente che
chiede delucidazioni avendo notato l'errore oppure se l'insegnante non è
convinto che lo studente «debole» possa riuscire ad autocorreggersi
(Cfr. Mezzadri, 2003).
3.4.1.1.2. La correzione da parte dello studente
In questo caso il docente interviene, e ritiene opportuno
interrompere lo studente, quando l'errore viene fatto per portarlo a prendere
coscienza dell'errore commesso. Interviene stimolando l'autocorrezione
attraverso un'interruzione verbale («Ah, ah, attento...») o altre
strategie non verbali: ad esempio un'espressione facciale corrucciata oppure un
segno con una mano per invitare lo studente a fermarsi e riflettere, ecc. Se
prendiamo l'esempio citato sopra avremo questo schema:
Insegnante: Cosa farai
l'estate prossima?
Studente: Ancora non lo so. Forse
anderò a Firenze a fare un corso di italiano
e...........
Insegnante: Ah, ah,
attento........forse.......
Studente: Ah, è
vero... forse andrò a Firenze e spero di conoscere molte ragazze
italiane.
(Cfr. Mezzadri, 2003)
Con questo tipo di correzione, è necessario da parte
dell'insegnante una costante attenzione e una pronta memoria di quanto è
stato non solo «fatto» durante la lezione, ma di quanto è
lecito aspettarsi che gli studenti abbiano appreso e acquisito. Altra
circostanza in cui questa tecnica può dare risultati opposti è
nel caso di abuso dell'intervento da parte del docente, di esagerazione nella
correzione. Quindi, l'insegnante deve superare l'ansia della correzione a tutti
i costi e della perfezione per poter intervenire in modo selettivo e
oculato.
3.4.1.1.3. La correzione da parte del gruppo
In questo caso, quando l'insegnante viene a reperire una forma
erronea, egli decide di coinvolgere altri studenti nella correzione. Per?,
affinché questo tipo di correzione sia efficace, non ci deve essere
traccia di competizione tra gli studenti, né di stimolo di atteggiamenti
competitivi da parte dell'insegnante che potrebbe far perdere la faccia allo
studente. Se prendiamo l'esempio di Mezzadri (2003) dell'inizio avremo
questo:
Insegnante: Cosa farai
l'estate prossima?
Studente: Ancora non lo so. Forse
anderò a Firenze a fare un corso di italiano e...
Insegnante: Ah, un
momento... come hai detto?
Studente: Forse
anderò a Firenze e...
Insegnante: Qualcuno riesce
a correggere...
Student 2: Andrò a
Firenze...
Insegnante: Esatto andrò, ce
lo ripeti?
Studente: Andrò a
Firenze a fare un corso di italiano.
Insegnante: Ottimo! Vai pure avanti:
andrai a Firenze e...
Studente: Forse
andrò a Firenze e spero di conoscere molte ragazze italiane.
Insegnante: (L'insegnante
annuisce e sorride).
Emerge da questo esempio che, siamo di fronte a una classe in
cui si è saputo creare un corretto clima di lavoro collaborativo.
Inoltre in questo terzo esempio l'insegnante ha potuto far ricorso a questa
tecnica perché sapeva che lo studente fatto oggetto di tante attenzioni
non avrebbe subito in modo negativo né l'intervento dell'insegnante,
né quello dei compagni. Detto questo, gli insegnanti devono andare oltre
alle competenze linguistiche per essere attenti ai comportamenti non solo
linguistici ma soprattutto psicologici e affettivi degli studenti. In seconda
analisi, è ancora una volta opportuno rilevare che lo sviluppo delle
strategie di apprendimento, tra cui quelle di correzione, rivestono un ruolo
determinante e che vanno insegnate in modo integrato con il resto delle
componenti dell'educazione linguistica. Questo percorso formativo deve,
inoltre, essere condiviso dallo studente: ad esempio, in una situazione
collaborativa non vi è spazio per atteggiamenti competitivi e se si
dovessero presentare si cercherà di modificarli pian piano in modo
consapevole.
3.4.1.1.4. Le altre strategie di correzione nella
produzione orale
Diametralmente opposti sono due atteggiamenti didattici che a
volte possono essere utilizzati, ma sempre in modo consapevole da parte
dell'insegnante:
· l'insegnante sente l'errore ma non reagisce
In classe, pu? succedere che il docente sente l'errore, ma lo
lascia correre. Se questo atteggiamento può rivelarsi una giusta
strategia nel caso di errori commessi durante l'esecuzione di
un'attività il cui fine è la comunicazione e non l'accuratezza,
altrettanto vero è, però, che comportarsi sempre in questo modo
pensando che lo studente prima o poi arriverà a correggersi significa da
un lato sottovalutare il problema e dall'altro non sfruttare le
opportunità che il contesto della classe può offrire. L'errore,
poi, non è solo un prodotto finale, ma alla base spesso vi sono
meccanismi, strategie di apprendimento, come ad esempio la formulazione delle
ipotesi, che attraverso la correzione dell'errore in classe possono essere
immediatamente e soprattutto consapevolmente analizzate da parte dello studente
ai fini di un loro miglioramento.
· l'insegnante spiega il perché dell'errore
In questo caso il docente propende per una strategia che non
è negativa di per sé, ma che, oltre a essere piuttosto
dispendiosa in termini di tempo, porta l'insegnante a ricoprire un ruolo da
protagonista togliendo allo studente la possibilità di «imparare
facendo». Inoltre, non sempre è opportuno che l'insegnante faccia
ricorso a riflessioni razionali in merito all'errore, in particolare se la fase
della lezione è quella della globalità in cui gli studenti
vengono esposti alla lingua, non attraverso la riflessione, ma in modo
spontaneo e di questa spontaneità fa parte anche l'errore, la
formulazione di ipotesi, la scoperta della lingua.
Fin qui abbiamo visto alcune possibili tecniche di correzione
nella produzione orale. Ora ci soffermeremo sulla correzione degli errori nello
scritto.
3.4.1.2. La correzione nella produzione scritta
Nella produzione scritta gli errori sono più facilmente
individuabili e la pratica correttiva è in genere la più
familiare per l'insegnante. Quando egli decide di intervenire direttamente su
uno scritto e correggere, può scegliere diversi metodi, a seconda che
voglia dare più o meno informazioni a chi ha commesso gli errori.
Tenendo sempre presente in mente che correggere vuol dire fornire
all'apprendente dei suggerimenti che dovrebbero guidarlo a perfezionare e
consolidare la sua conoscenza delle norme linguistiche e comunicative.
Presentiamo qui i più comuni di questi metodi con un'esemplificazione
concreta, indicando i rispettivi vantaggi e svantaggi, nonché qualche
consiglio su quando utilizzarli.
3.4.1.2.1. La correzione comunicativa e rilevativa
La correzione comunicativa consiste nel segnalare solo gli
errori che compromettono l'efficacia del messaggio, aggiungendo commenti del
tipo cosa vuoi dire? non ho capito. La correzione rilevativa, invece,
è un sistema di marcatura che ha l'unica funzione di individuare
l'errore, senza dare altre indicazioni: gli errori possono essere semplicemente
sottolineati se localizzati in una parola o una locuzione, oppure
contrassegnati da un linea verticale in corrispondenza di porzioni di testo
scorretto più estese. A tal proposito, Diadori (2001) ci da un esempio
illustrativo di questa forma di correzione come segue:
Il vantaggio di questa forma di correzione è
che, dopo aver rilevato l'errore, non è necessario da parte
dell'insegnante dare indicazioni ulteriori che richiedono tempo e impegno.
Invece, il suo svantaggio risiede nel fatto che lo studente in molti punti
avrà difficoltà a capire che tipo di errore ha commesso e non
saprà come intervenire e rimediare. Inoltre, con questa forma di
correzione, l'allievo prova di conoscere, cioè errori post-sistematici (
errori che compaiono quando lo studente ha scoperto il sistema corretto, ma si
dimostra incoerente nell'applicazione delle regole. È la fase più
interessante dell'apprendimento, detta «fase della pratica»).
3.4.1.2.2. La correzione risolutiva
Essa consiste da parte dell'insegnante nel rilevare gli errori
e inseguito dare una riscrittura corretta delle parole, frasi o periodi che li
contengono. Con questa forma di correzione, non si scrive direttamente sul
testo, ma si contrassegnano le parole o le lettere con segni diversi che poi
sono riportati a margine e accompagnati dalla correzione come segue:
(Cfr. Diadori, 2001)
Il vantaggio di questa forma di correzione è che, lo
studente può osservare una versione corretta di ciò che ha
sbagliato. Al contrario, i suoi svantaggi sono:
· lo studente ha un ruolo passivo, perché la
soluzione fornita dall'insegnante non richiede altri interventi.
· nel caso di errori semplici, come quelli di ortografia
o di concordanza, non ci sono problemi perché la correzione è
pressoché univoca; nel caso invece di errori di lessico, oppure
sintattici e di organizzazione del testo, può accadere che la soluzione
offerta rifletta il parere dell'insegnante e comunque non sia l'unica
possibile.
· per riscrivere ogni forma scorretta, a volte interi
periodi, l'insegnante deve impiegare molto tempo.
Occorre notare che questa forma di correzione è usata
nel caso degli errori pre-sistematici o occasionali cioè quelli che
vengono commessi prima che lo studente sia consapevole dell'esistenza di regole
che governano quel determinato aspetto linguistico. In questa fase le forme
corrette sembrano prodotte per caso: per esempio, lo studente sembra aggiungere
a caso le desinenze dei tempi ai verbi, oppure le marche morfologiche della
persona verbale.
3.4.1.2.3. La correzione classificatoria
Essa consiste nel dare informazioni sul tipo di errore a
margine del testo, usando un'etichetta o un simbolo. È il metodo di
correzione più impegnativo, perché richiede da parte
dell'insegnante un discreto lavoro di preparazione. Egli deve prima di tutto
decidere su quale classificazione di errori basarsi e costruire una lista di
etichette e abbreviazioni, poi essere coerente nell'uso delle etichette
prescelte. Per una illustrazione dettagliata di questa forma di correzione
seguiamo questo schema:
(Cfr. Diadori, 2001)
Il vantaggio di questa forma di correzione è che la
correzione data dall'insegnante è la chiave su cui lo studente deve
lavorare per arrivare alla soluzione, operazione che lo rende consapevole
dell'apprendimento perché richiede un ruolo attivo. Per l'efficacia di
questa forma di correzione, ci vuole tempo e impegno da parte dell'insegnante.
Tuttavia, questa forma di correzione viene usata quando l'allievo è in
grado di riconoscere e provare a correggere sé stesso. Perci?, con
questa forma di correzione, vogliamo portare gli studenti a riflettere mettendo
alla prova le loro conoscenze.
3.4.1.2.4. L'autocorrezione e la correzione tra
pari
Di solito si pensa che correggere sia un lavoro da insegnanti
o perlomeno lo pensano gli studenti. Coinvolgere in questa operazione proprio
gli studenti è invece una pratica da consigliare, perché
rappresenta un ottimo sistema per renderli attivi e consapevoli del loro
apprendimento, oltre ad aiutarli a raggiungere un'autonoma capacità di
autovalutazione. È sempre opportuno che l'insegnante condivida con lo
studente le correzioni fatte, ritagliando alcuni momenti a tu per tu da
dedicare all'analisi dei testi e al confronto critico, così come
è utile stimolare la correzione collettiva, suscitando commenti e
proposte da parte della classe. La gamma delle attività di correzione
gestite dagli studenti, oltre alla maggiore o minore presenza dell'insegnante
con funzione di guida, tiene conto anche di altre variabili: lo studente
può correggere il proprio testo, quello di un compagno che conosce o
quello di uno studente anonimo; inoltre può lavorare da solo, oppure con
uno o più compagni. Quindi, per accrescere nello studente la
consapevolezza di come procede l'acquisizione della lingua e delle
difficoltà che incontra, oltre a individuare e correggere gli errori,
è opportuno indurlo di tanto in tanto a riflettere e a dire
esplicitamente quello che pensa:
· sulle cause degli errori che commette
· sulle difficoltà che a suo parere l'italiano
pone anche confrontato con la lingua madre
· sugli scopi personali dello studio
· sui problemi di apprendimento che ha maggiori
difficoltà a risolvere
· sugli aspetti della lingua che ritiene importante
conoscere e padroneggiare (la grammatica, il lessico, la pronuncia, leggere,
scrivere, ascoltare, parlare, la cultura, ecc.).
In conclusione, dal paragrafo sulla correzione degli errori
emerge che nel corso dell'attività didattica e sulla base
dell'esperienza, ogni insegnante mette a punto un proprio metodo di correzione,
del tutto personale e funzionale agli obiettivi che intende perseguire.
Tuttavia, non c'è un metodo giusto per correggere una forma erronea, la
rilevanza di un errore quindi dipende da una serie di fattori fra cui:
· gli obiettivi del corso
· l'età degli allievi
· l'attività svolta e il tempo ad essa dedicato
· il grado di conoscenza della lingua da parte degli
studenti
Se l'errore è come accennato in precedenza il segno del
fatto che l'apprendente sta interiorizzando l'input, e si sforza di ipotizzare
e ricostruire una grammatica della L2, e la correzione un modo di fornire a
quest'ultimo informazioni rilevanti per aggiustare le proprie ipotesi, un
aiuto a «notare la differenza» tra il proprio sistema
interlinguistico e la lingua d'arrivo, è opportuno allora domandarsi:
quali errori correggere nel contesto camerunense?. Visto che la
peculiarità del contesto sociolinguistico e culturale del Camerun porta
gli apprendenti camerunensi di italiano a commettere numerosi errori.
3.4.2. Quali errori correggere nel contesto
camerunense ?
Durante l'indagine condotta sul campo abbiamo notato, con
l'ausilio dei questionari somministrati ai docenti, che nel nostro contesto
dobbiamo correggere gli errori da interferenze con le lingue locali soprattutto
con la lingua francese perché gli allievi ne commettono troppi (Cfr.
Fig.3.4.); essi parlano come hanno detto i docenti intervistati
«l'italiano in francese» cioè pensano in francese prima di
tradurre il loro discorso in italiano ci? che determina l'emergere dei
cosiddetti francesismi o transfert negativi. Bisognerebbe quindi
concentrarsi su come e quando correggerli.
3.4.2.1. Come correggere?
Va detto che la correzione di una forma erronea non andrebbe
applicata indistintamente a tutti i tipi di errore commessi da uno studente ma
occorrerebbe da parte dei docenti camerunensi:
· non essere invasivi:
Quando si corregge, nell'orale come nello scritto, bisogna
essere discreti. Perciò, nell'interazione orale è consigliabile
intervenire in modo limitato, solo se la comunicazione risulta in qualche modo
disturbata. Gestire in modo troppo rigido gli scambi comunicativi, fra studenti
o tra studente e insegnante, con frequenti rilievi di carattere formale, ha
l'effetto di interrompere la comunicazione anziché favorirla. È
meglio quindi non interferire con il flusso del discorso, ma prendere nota
degli errori più frequenti e proporre in seguito attività di
riflessione critica da condividere con la classe. Nella correzione scritta
l'insegnante deve fare in modo che il testo originale sia sempre chiaramente
visibile. Quindi evitare di correggere scrivendo sopra alle parole; è
meglio usare il margine del foglio o lo spazio tra le righe, anche per
interventi minimi (l'aggiunta o la correzione di una singola lettera).
· non essere ambigui :
L'insegnante deve fare in modo che, di fronte ad un errore
segnalato, lo studente possa capire di che cosa si tratta (un errore
grammaticale, la scelta sbagliata di una parola, il mancato rispetto di
convenzioni sociali, un'informazione inesatta ecc.). Per questo è
preferibile che la correzione diventi un momento di confronto tra studente e
insegnante, invece di essere una pratica che l'insegnante sbriga da solo, a tu
per tu con il testo dello studente.
· rispettare la personalità dello studente:
L'insegnante deve cercare di abbassare il più possibile
il filtro affettivo perché, correggendo con insistenza da un lato induce
l'apprendente a esercitare un maggior controllo formale sulle proprie
produzioni linguistiche, ostacolando la spontaneità necessaria per un
uso comunicativo della lingua, dall'altro genera frustrazione, insicurezza e
perdita di autostima. È indispensabile perciò fare in modo che in
classe regni un'atmosfera distesa: meno ansioso è il discente, meglio
procede il suo apprendimento linguistico. Quindi, quando si propone
un'attività, le regole del gioco devono essere chiare: lo studente deve
sapere in anticipo se la sua produzione, orale o scritta, sarà oggetto
di correzione. Questa è un'informazione che può essere
determinante per la sua condizione psicologica. Quando poi l'insegnante decide
di correggere, deve agire tenendo conto della sensibilità dello
studente, e fare sempre in modo che non si senta umiliato. Anche nei testi
scritti è molto importante che l'insegnante abbia un atteggiamento il
più possibile aperto e disponibile, accettando senza pregiudizi le idee,
lo stile e il linguaggio scelti dallo studente. Inoltre, è bene
ricordare che la quantità di interventi da fare su uno scritto non deve
essere direttamente legata alla quantità degli errori commessi. Per
finire, quando si commentano le produzioni (orali o scritte) è
consigliabile rilevare almeno un aspetto positivo, prima di far riflettere
sugli errori. È uno dei modi per rafforzare l'autostima
dell'apprendente: la convinzione di potercela fare è fondamentale per
progredire.
· adeguare la correzione alle capacità dello
studente:
L'insegnante che rileva con grande scrupolo ogni più
piccolo errore forse sente di aver assolto pienamente il suo dovere;
però, un testo disseminato di segni, oltre a mortificare lo studente,
può rivelarsi inutile, perché quest'ultimo ha una limitata
capacità di concentrare la sua attenzione sugli errori e di
comprenderli. Inoltre un lavoro correttivo che non abbia successo è
molto deprimente sia per lo studente che per l'insegnante. Risulta quindi
più efficace limitare le correzioni e scegliere un certo numero di
errori sui quali intervenire predisponendo strategie preventive o
attività di rinforzo. È bene anche ricordare che, quando un testo
presenta troppi errori, la causa non è sempre da attribuire allo
studente; talvolta la responsabilità è dell'insegnante, che non
ha calibrato la difficoltà del compito sulle effettive capacità
dell'apprendente.
· far lavorare gli studenti sulle correzioni:
La correzione è utile solo quando permette di
individuare i problemi e stimola lo studente a migliorare. Troppo spesso le
correzioni non vengono quasi considerate dagli apprendenti, che badano solo
alla valutazione. Per questo motivo ribadiamo l'opportunità di separare
l'attività di correzione dalla valutazione e di proporre agli studenti
un lavoro aggiuntivo a partire dagli errori. È utile per esempio
proporre attività di autocorrezione oppure restituire agli studenti
elaborati corretti chiedendo loro di copiare le correzioni fatte, o di provare
a spiegare l'errore, o di riscrivere alcune parti del testo. L'insegnante
dovrebbe inoltre utilizzare gli errori commessi dagli studenti per preparare
attività di recupero o di rinforzo.
3.4.2.2. Quando correggere ?
Per il 100% dei docenti incontrati durante la nostra indagine
sul campo, correggere è un fatto necessario. Tuttavia, per capire quale
strategia di correzione seguire, la distinzione che spesso si fa è tra
attività che promuovono e hanno come obiettivo l'accuratezza (ad esempio
se si sta affrontando l'accordo del participio al passato prossimo, le
desinenze del participio sono l'oggetto principale e un'esecuzione accurata
l'obiettivo dell'attività) e altre che invece hanno come scopo la
comunicazione fluente (fluency). Nel primo caso l'insegnante
sarà prevalentemente indotto a un immediato intervento di correzione
mirata. Nel secondo caso l'insegnante non interverrà subito e su tutti
gli errori, ma ad esempio potrà annotarsi gli errori che ritiene
necessario correggere per passare poi alla fine dell'attività a una fase
di feedback. In questo modo lo studente o gli studenti non vengono
interrotti, lo sforzo che stanno facendo è rivolto alla comunicazione
senza la paura dell'errore, né la minaccia dell'intrusione
dell'insegnante finalizzata alla correzione. Spesso ci si chiede quale limite
porre a questo atteggiamento che da un certo punto di vista potrebbe risultare
troppo «permissivo»: il docente è chiamato a uno sforzo di
astrazione e deve cercare di monitorare la comunicazione che si sta
realizzando, cercando di intervenire solo nel caso in cui essa si interrompa.
D'altra parte, l'esperienza didattica porta molti insegnanti a
individuare due tipologie prevalenti di studente, quello che parla spinto da
una forte motivazione alla comunicazione e non bada alla correttezza del
proprio eloquio e quello che al contrario tende a parlare poco, ma in modo
corretto, mosso da una certa paura per l'errore. Saper dosare gli interventi di
correzione a seconda della natura dell'attività può aiutare i
diversi tipi di studente a migliorare le proprie strategie di
apprendimento. Inoltre, è utile sottolineare un'altra
accortezza: l'insegnante deve cercare di superare quella che a volte risulta
essere una sua vera e propria deformazione professionale e cioè
l'aspirazione alla comunicazione perfettamente corretta. Se lo studente
impegnato in un'attività comunicativa commette errori di vario tipo,
dalla pronuncia alla scelta lessicale e strutturale, non per questo
l'insegnante dovrà sentirsi in dovere di correggere tutto, ma
interverrà solamente per correggere o far correggere quegli errori che
più riguardano l'oggetto, l'obiettivo della lezione, oppure che
più rischiano di fossilizzarsi. In linea di massima, si pu? affermare
che la decisione di correggere gli errori dipende dallo scopo della lezione e
dal fatto che essi interferiscano o meno con l'effettiva comunicazione. Dopo
che il docente ha deciso di correggere l'errore, la decisione successiva da
prendere riguarda i tempi di correzione. Se correggerlo subito oppure rimandare
la correzione a un altro momento. Pu? anche decidere di annotarsi gli errori
per poi usarli come spunto per una lezione successiva.
Dopo aver presentato le tipologie di errori che devono esser
corretti nel contesto camerunense, e le modalità di correzione di tali
errori, analizzeremo nel paragrafo che segue alcune strategie per la gestione
dell'errore tenendo conto delle realtà camerunensi.
3.5. Alcune strategie per la gestione dell'errore nel
contesto camerunense
La didattica dell'italiano in Camerun, come accennato in
precedenza, fa fronte a molti problemi. Il fatto che la lingua italiana sia una
nuova lingua nell'universo linguistico camerunense pone da parte dei docenti
una serie di problematiche: quali strategie usare per correggere gli errori
degli studenti? Come valutare e analizzare l'interlingua degli studenti ? Sono
alcune domande che si pongono i docenti quando devono condurre un intervento
didattico. Nelle scuole secondarie camerunensi dove viene insegnato l'italiano,
i docenti sono costretti ad andare al di là delle loro competenze
linguistiche per poter trovare delle strategie che le aiuteranno a correggere
una forma erronea. Questo paragrafo cerca quindi di proporre alcune strategie
che aiuteranno i docenti d'italiano in Camerun a gestire meglio gli errori
degli apprendenti d'italiano. Intanto, cominciamo con presentare alcuni
interventi che riteniamo necessari.
3.5.1. Corsi di aggiornamento per docenti
Durante l'indagine condotta sul campo abbiamo notato, con
l'ausilio di un questionario, che l`83,33% dei docenti che opera nel nostro
campo d'indagine non ha mai assistito a un seminario di aggiornamento (Cfr.
Fig.3.3). L'aggiornamento, essendo un incontro tra didattici di una stessa
disciplina, è il luogo dove questi didattici tentano di risolvere alcuni
problemi (fra cui quelli della gestione degli errori ) legati alla loro
disciplina. In quale misura può l'aggiornamento rappresentare una
soluzione alla problematica della gestione degli errori?
L'aggiornamento rappresenta uno degli obblighi più
importanti del docente e quello che più ne caratterizza la
professionalità: un formatore che non si «forma» è una
contraddizione in termini, un formatore che si «forma» un'unica
volta, all'inizio del suo percorso professionale lo è altrettanto se non
di più. Pensare la propria formazione come un dato concluso e chiuso una
volta per tutto è assurdo, è indispensabile invece continuare a
«coltivare» i propri saperi, verificandoli e ampliandoli per tutto
l'arco della vita. L'aggiornamento è quindi uno spazio dove i docenti
condividono i loro saperi. In altre parole, è il luogo dove i docenti
acquisiscono nuove tecniche e strategie per la gestione degli errori prodotti
dagli studenti durante un intervento didattico. Insomma, è un momento
che chiama in causa gli attori dell'educazione. Esso si inserisce quindi su una
triplice dimensione:
· insegnare ad imparare: focalizzazione sullo
studente:
Il docente qui acquisisce le tecniche di base per lo sviluppo
dei processi di apprendimento. Egli impara anche delle strategie e metodi sul
come correggere conservando allo stesso tempo il benessere personale, la
motivazione, e la personalità dello studente.
· imparare ad insegnare: focalizzazione sul docente:
Il docente qui si accosta ai più recenti approdi della
sua disciplina. Come adeguare i suoi corsi al livello dei suoi studenti?
· insegnare a relazionarsi: focalizzazione sul gruppo
«docenti - studenti»:
Il docente saprà qui creare un clima favorevole per il
suo intervento didattico. Un clima in cui l'allievo non avrà più
paura di prendere la parola. Un clima dove l'errore non verrà
drammatizzato ma, percepito come un tentativo che l'apprendente mette in atto
per imparare, una testimonianza del modo in cui riflette sulla lingua e formula
ipotesi.
Che sarebbe quindi il problema della gestione degli errori, se
il docente camerunense restasse ancorato alle sue conoscenze legate ai suoi
studi, magari conclusi da molti anni, se non prevedesse un costante quanto
approfondito aggiornamento delle sue conoscenze, trasformando, laddove
possibile, talune di esse in competenze? È tempo per il governo
camerunense di organizzare un seminario nazionale annuale per l'aggiornamento
dei docenti d'italiano. Esso ci aiuterà ad affinare le strategie per la
gestione efficace dell'errore nell'insegnamento dell'italiano in Camerun. Se
prendiamo ad esempio il mondo dell'informatica, sappiamo quanto in tale
contesto la tecnologia stabilisca che ciò che possediamo oggi,
già tra un mese diventa obsoleto e sorpassato. Detto questo,
l'aggiornamento appare per i docenti camerunensi come un concreto mettersi in
gioco per prevedere una rielaborazione delle informazioni già in
possesso. Esso è una delle strategie in cui la gestione degli errori
potrebbe trovare la sua massima soluzione nel nostro paese. Accanto al corso di
aggiornamento per docenti, non va dimenticato il lavoro di collaborazione tra
i docenti di lingua.
3.5.2. La collaborazione tra i docenti di lingua
Dai risultati dell'indagine condotta sul campo, emerge che le
somiglianze formali tra il francese e l'italiano (Cfr. Fig.3.13) percepite dai
discenti incontrati si rivelano essere di grande importanza perché esse
aiutano molto i nostri informanti nell'apprendimento dell'italiano
(Cfr.Fig.3.14). D'altra parte, abbiamo notato che la loro competenza alle volte
limitata in francese fa sì che le medesime difficoltà incontrate
in francese si ripropongano più o meno con la stessa frequenza
nell'apprendimento dell'italiano, ci? che genera un gran numero di errori da
interferenza con la lingua francese (Cfr. Fig.3.4.)
Quindi, i docenti d'italiano e quelli di francese dovrebbero
lavorare in sinergia in modo propositivo per poter riuscire a canalizzare il
flusso degli errori prodotti dai discenti d'italiano. Come pu? uno studente
sapere che in italiano il participio passato ad esempio si concorda in genere e
il numero con il soggetto se non lo sa fare in francese? Come pu? uno studente
dare le diverse funzioni del nome in italiano se non ne ha la padronanza in
francese? Cos?, è necessario da parte dei docenti d'italiano non
chiudersi per lavorare da soli ma, lavorare in stretta collaborazione con con
quelli di francese affinché gli apprendenti di italiano abbiano delle
conoscenze accettabili in francese e in italiano. Affinché questo
avvenga, è necessario da parte dei due campi possedere un alto livello
di intelligenza sociale, ossia la capacità di interpretare e gestire le
relazioni interpersonali (Goleman, 2001).
È quindi tempo per i docenti d'italiano di moltiplicare le riunioni,
incontri con quelli di francese, allo scopo di trovare misure e strategie per
poter tagliare le gambe all'errore nella didattica dell'italiano in Camerun e
rendere il lavoro più interesante. Se l'obiettivo primario
dell'insegnamento linguistico è che i discenti riescano a comunicare, il
docente deve quindi favorire l'interazione in classe affinché il
discente sia consapevole dei suoi possibili errori e della versione corretta
dell'errore commesso.
3.5.3. Favorire l'interazione in classe
Secondo Brighetti e Minuz (2008: 140): «Parlare è
uno strumento essenziale dell'insegnamento», e anche per Ehlich e Rehbein
(1986) «la comunicazione in classe si presenta come un'incessante,
esteriormente densa, quasi ininterrotta successione di parlato».
L'interazione in classe, nel processo di insegnamento/apprendimento delle
diverse discipline, coinvolge entrambi gli attori della comunicazione
didattica, l'insegnante e gli apprendenti. Il primo attore crea delle
situazioni di comunicazioni (role-play, drammatizzazione, dialogo) che gli
permettono non solo di intervenire nel caso in cui l'errore viene commesso per
riparare70(*) dando la
forma corretta ma anche; di accrescere negli allievi più alti livelli di
impegno cognitivo. Il secondo attore invece cerca di restituire all'insegnante
le sue ipotesi formulate per l'apprendimento delle L2. In tale contesto, la
loro produzione orale e il loro coinvolgimento nell'interazione verbale in
classe sia previsto e guidato dalla forma della lezione e dalle strutture
dialogiche a cui è correlato l'apprendimento della lingua. A tal
proposito, Bosc e Minuz (2012: 94) osservano che: «la lezione è un
evento comunicativo complesso nel quale, attraverso l'interazione verbale e non
verbale tra i partecipanti, si trasmettono conoscenze e si sviluppano
competenze, insieme alla consapevolezza dei valori attribuiti socialmente a
tali conoscenze e competenze».
D'altra parte, l'insegnante è in primo luogo il regista
della lezione (Orletti, 2000), il soggetto che imposta le coordinate della
comunicazione didattica secondo una precisa linea argomentativa o espositiva:
controlla e gestisce l'interazione, ne delimita i confini (ad esempio
decretando l'inizio o la fine di un dialogo, correggendo gli errori e dando la
forma corretta allo stesso tempo) e decide l'identità dei soggetti
coinvolti e del contesto: gli allievi, o più in generale gli attori, i
partecipanti all'interazione, abbandonano infatti temporaneamente la loro
identità sociale, per assumere il ruolo di apprendenti nel contesto ben
definito della classe di lingua; questo ruolo e questo contesto prevedono
diritti e doveri conversazionali precisi per gli studenti, primo fra tutti
quello di seguire la linea direttrice dell'interazione, indicata
dall'insegnante. Il docente, a sua volta, pu? assolvere al suo diritto e dovere
di registra dell'interazione didattica in quanto figura discorsivamente e
socialmente dominante nella situazione della classe; per Ciliberti (2003:
94-130) questa dominanza pu? essere distinta in dominanza
«quantitativa» (in quanto l'insegnante dispone di uno spazio
interazionale nettamente superiore a quello degli apprendenti),
«interazionale» (la possibilità di controllare
l'organizzazione delle sequenze ad esempio di
domanda-risposta-feedback allo scopo di insediare una forma erratta),
«semantica» (controllo della corretezza degli argomenti
discussi e possibilità di far prevalere il proprio punto di vista) e
«strategica» (possibilità di pianificare e incidere
sui risultati globali dell'interazione). Per queste caratteristiche del ruolo
dell'insegnante in quanto «regista» e «attore» della
comunicazione in classe è possibile riconoscere una fondamentale
asimmetria interazionale nel tipo di comunicazione didattica istituzionale che
si verifica nel corso della lezione, interazione che pu? essere pertanto
definita «conversazione diseguale» (Orletti, 2000), laddove la
disuguaglianza è identificabile nella disparità di potere
interazionale fra i parlanti e nella diversità dei diritti e doveri
comunicativi osservate. Entrando nel merito delle forme e dei contenuti del
discorso attraverso cui questa conversazione diseguale si produce, si osserva
come per gli insegnanti il mezzo usato per comunicare sia anche il messaggio
didattico da trasmettere (Brighetti e Minuz, 2008).
In sintesi, per aiutare gli allievi a ridurre i loro errori, i
docenti camerunensi d'italiano devono mettere l'accento sull'interazione in
classe, attraverso una serie di attività durante le quali l'allievo
avrà l'opportunità di esprimersi, di dare le sue ipotesi
formulate per l'apprendimento della L2; e di poter avere nel caso degli errori
la forma corretta da parte del docente. Tuttavia, alla fine di queste
attività, il docente dovrà dare un feedback sulla
progressione di ogni studente affinché tutti riescano a sapere a che
punto è la loro competenza linguistica.
3.5.4. Fornire un «feedback» sulla
progressione degli studenti
L'efficacia del processo d'insegnamento/apprendimento dipende
in gran parte dalla capacità di coordinare gli sforzi in vista di
obiettivi da raggiungere. Naturalmente, quando questi obiettivi sono chiari.
Ci? vale sia per l'insegnante che per l'allievo, poiché entrambi sono
coinvolti nel processo. Il primo con il compito specifico di facilitatore
dell'apprendimento; il secondo come attore coinvolto in prima persona
nell'esperienza di apprendimento. Per svolgere queste reciproche funzioni,
entrambi hanno bisogno di ricevere informazioni che consentano loro di rendersi
conto degli effetti prodotti dai reciproci comportamenti. In particolare, per
quel che riguarda lo studente, numerose ricerche hanno dimostrato che, per
migliorare l'apprendimento è necessario metterlo in condizione di
comprendere quali siano gli obiettivi d'apprendimento della sua attività
e come le sue risposte si collocano rispetto a tali obiettivi. La
consapevolezza di aver svolto correttamente un compito, ossia la conoscenza
degli effetti del proprio comportamento, ha un effetto retroattivo (feedback),
che costituisce un rinforzo molto efficace.
Il feedback formativo71(*) è una informazione comunicata allo studente
con l'intenzione di modificare la sua riflessione o il suo comportamento allo
scopo di migliorare l'apprendimento. Il feedback può essere
dato in svariate forme: un voto, un commento generale o specifico alla
prestazione dello studente, un consiglio o un invito a correggere, un segnali
(una crocetta, una sottolineatura, un segno convenzionale) dove sono stati
commessi degli errori, la correzione posta nel luogo dell'errore, e altro
ancora. A seconda del momento può essere fornito mentre lo studente
lavora, immediatamente dopo la fine di una prestazione. Lo scopo principale del
feedback è accrescere la conoscenza, le abilità e la
comprensione in qualche area di contenuto o le abilità generali (ad
esempio, lo scrivere, il comunicare oralmente, la soluzione di problemi).
Secondo Shute (2008) il feedback ha due scopi principali: direttivo e
facilitativo. Il direttivo dice allo studente quali necessità
devono essere superate o corrette, quello facilitativo offre commenti
e consigli per aiutare e guidare gli studenti nella loro correzione e
concettualizzazione. L'obiettivo di questa valutazione è quello di
segnalare l'attuale discrepanza tra la prestazione espressa e quella desiderata
e l'obiettivo; ridurre il «peso cognitivo» successivo dello studente
perché egli non si concentrerà più su ciò che sa
fare bene, ma su ciò che non sa ancora fare bene; fornisce informazioni
che possono essere utilizzate per correggere strategie inappropriate per il
compito, errori procedurali o fraintendimenti. Il contesto nel quale si applica
il feedback include l'emissione di una domanda, l'ascolto attento
della risposta dello studente. La comunicazione del feedback segue
quindi questo ordine:
· indicare gli elementi positivi contenuti nella risposta
dello studente
· indicare ciò che non va, e perché;
· indicare ciò che si può migliorare e che
cosa si ha bisogno per migliorare;
· quantificare la prestazione.
Così applicato il feedback assume una valenza
positiva e viene dato nella prospettiva di confermare o di dare informazioni al
fine di migliorare l'apprendimento dello studente. In questa ottica, Marzano e
collaboratori (1992) suggeriscono che i feedback dovrebbero aiutare
gli studenti a sviluppare positivi atteggiamenti circa la loro capacità
di svolgere i compiti.
Inoltre, un feedback specifico, chiaro, immediato su
come migliorare concetti e compiti procedurali è una buona linea guida
generale da seguire. Feedback lunghi, complessi, ritardati sono in
genere più problematici. In particolare, l'insegnante deve prestare
attenzione a: focalizzare il feedback sul compito non sullo studente;
dare un feedback che descriva che cosa, come e perché una certa
strategia accresce l'apprendimento; fornire un feedback elaborato in
«parti» per non sovraccaricare la mente e non correre il rischio che
sia trascurato (ad esempio, collocare l'osservazione nel punto dove è
stato commesso un errore); non dare un feedback generico e ambiguo
perché bloccando l'apprendimento può dare un senso di
frustrazione; dare solo informazioni che possono essere utili e aiutare (dire
ad esempio: «Devi essere più attento!» è generico e non
è molto utile). Il feedback dovrebbe chiarificare gli scopi e
ridurre e rimuovere l'incertezza tra ciò che lo studente sta facendo e
gli obiettivi che devono essere raggiunti. Può anche essere utile dare
il feedback dopo che lo studente ha tentato la soluzione ad un errore
segnalato (ad esempio, l'insegnante può segnalare che il compito
contiene sei errori di ortografia e invitare a correggerli successivamente,
dopo che lo studente ha tentato una correzione, essere più preciso).
In linea di massima, il docente d'italiano in Camerun deve
fornire un feedback ai suoi studenti dopo una risposta falsa per far
insediare la regola agli studenti. In questa prospettiva, Gentile e Ramellini
(1998) ritengono che il monitoraggio settimana dopo settimana dello stato delle
conoscenze degli studenti possa permettere all'insegnante di preparare
interventi di integrazione, chiarimento, spiegazione e correzione perché
gli studenti devono sapere a che punto è la loro competenza linguistica
e se possono farcela. Il feedback è esattamente ciò
che gli insegnanti dovrebbero dare, è un'analisi e una valutazione.
Ciò che conta è che viene analizzato e valutato quello che
è stato fatto in funzione dell'obiettivo che si voleva raggiungere, ma
non viene mai valutata la persona dello studente. Con il feedback
l'allievo è consapevole dei suoi errori e sa quindi che cosa si deve
fare per superare questi errori.
3.5.5. Privilegiare la valutazione formativa
La valutazione fa parte integrante del processo formativo. Le
valutazioni più conosciute sono di tipo sommativo e misurano con test ed
esami il grado di apprendimento degli studenti o valutano l'insegnamento
scolastico secondo i risultati ottenuti dagli studenti. La valutazione tuttavia
può assumere anche una dimensione «formativa» quando è
basata su frequenti valutazioni interattive dei progressi compiuti dagli
studenti e delle loro capacità di comprensione. Essa avviene possiamo
dire giorno dopo giorno durante il processo di apprendimento, gli insegnanti
possono quindi adattare i loro metodi d'insegnamento per rispondere in modo
più adeguato alle esigenze di apprendimento. Non va intesa come un
giudizio sanzionatorio ma va finalizzata a cogliere, attraverso diversi
strumenti, informazioni tempestive, analitiche e continue sul processo di
apprendimento. In vista di favorire anche un'autovalutazione da parte degli
studenti e di fornire ai docenti indicazioni per attivare eventuali correttivi
all'azione didattica o predisporre interventi di rinforzo/recupero. La
valutazione formativa dunque è un processo attraverso il quale scoprire
e capire ciò che è stato appreso, ciò che ancora rimane in
sospeso e come migliorare. Non tutte le attività di verifica in itinere
si possono considerare formative. Sono tali solo se rispettano alcuni
principi:
· lo studente è considerato protagonista attivo:
La valutazione formativa aiuta lo studente a individuare chiaramente cosa sta
acquisendo, come sa applicare le sue conoscenze e abilità e cosa e come
migliorare, egli è coinvolto e motivato, riconosce i progressi che
compie.
· le strategie valutative sono inserite nell'istruzione,
mirate agli obiettivi prefissati, condivisi con gli studenti, in grado di
rilevare gli aspetti critici da migliorare durante il percorso di
insegnamento.
· si basa sui risultati da raggiungere: Verifica come ci
si sta avvicinando ad essi e con quale qualità.
Il valore della valutazione formativa sta nella sua
capacità di informare sia gli insegnanti ma soprattutto gli studenti su
come si sta procedendo nel percorso di apprendimento. Ciò significa che
l'insegnante deve progettare le attività di valutazione formativa in
modo che si presentino, prima, durante e dopo il percorso di apprendimento;
deve esplicitare agli studenti gli obiettivi da raggiungere in termini chiari,
in modo da aiutarli a comprendere cosa ci si aspetta da loro e come possono
fare per raggiungere i risultati attesi. La valutazione formativa è una
delle strategie più efficaci per promuovere alti livelli nei risultati
degli studenti. Essa è anche importante per migliorare l'equità
nei risultati degli studenti e per sviluppare le loro capacità di
«imparare ad imparare». La valutazione formativa è uno
strumento o una possibilità in mano dell'insegnante camerunense
d'italiano in grado di migliorare il successo scolastico degli studenti e di
ridurre gli errori dei suoi studenti. Affinché questo sia efficace
deve:
· creare in classe una cultura di apprendimento
· chiarificare e condividere le finalità
dell'apprendimento all'inizio di ogni unità di apprendimento e di ogni
lezione
· indicare il punto raggiunto e il progresso
successivo
· fare domande opportune e significative
· accrescere la stima di sé dello studente nel
momento in cui si parla di successo scolastico
Mettere in atto queste strategie consente gli studenti di
riconoscere il loro successo, fa loro spostare la loro attenzione dal
completamento del compito al raggiungimento dell'obiettivo, spinge gli studenti
a impegnarsi per se stessi e non per l'insegnante.
In conclusione, dal paragrafo sulle strategie
per la gestione dell'errore nel contesto camerunense emerge che, anche se
l'errore fa parte integrante del processo insegnamento/apprendimento, si pu?
almeno ridurre la quantità degli errori prodotti dagli studenti. Nel
contesto camerunense ad esempio, la riduzione dell'errore potrebbe trovare la
sua massima soluzione tramite: i corsi di aggiornamento per docenti, il lavoro
di collaborazione tra i docenti di lingua, l'interazione in classe, il
feedback sulla progressione degli studenti e, infine, la valutazione
formativa. Mettere in atto queste strategie porterebbe, nel medio e lungo
termine, a quello che siamo soliti definire «successo».
CONCLUSIONE GENERALE
In conclusione, il nostro lavoro intitolato:
«Francese, italiano e lingue camerunensi a contatto: indagine sugli
errori degli apprendenti d' italiano L2 presso il Liceo Classico e Moderno di
Maroua», ci ha offerto l'opportunità di riflettere non solo
sull'importanza dell'errore nell'acquisizione di una seconda lingua ma anche
sulle modalità di correzione e le strategie di gestione degli errori
nell'insegnamento/ apprendimento dell'italiano L2 in Camerun. Come noto da
tutti, l'acquisizione di nuove competenze da parte dello studente chiama in
causa il concetto di errore. Ci? non significa che l'errore debba essere visto
come un evento negativo. Pu? al contrario, trasformarsi in
un'opportunità per l'apprendimento. Questo vale per l'insegnamento
dell'italiano in Camerun dove nel processo di apprendimento da parte di
studenti camerunensi, dal contatto tra il francese, le lingue locali e
l'italiano, nascono delle interferenze che molte volte determinano l'emergere
di errori linguistici nella lingua target. Di fatto, il nostro
obiettivo nell'analizzare la situazione della lingua italiana nello spazio
sociolinguistico camerunense, affrontando non solo la questione della sua
diffusione ma, specificatamente il problema degli errori linguistici e
pragmatici derivanti dal contatto con le lingue locali. Per la raccolta dei
dati da analizzare, abbiamo scelto come luogo di ricerca il Liceo Classico e
Moderno di Maroua. Il nostro lavoro è stato elaborato in tre
capitoli.
Nel primo capitolo, abbiamo fornito un quadro, sia pure non
esaustivo, delle varie teorie che hanno cercato di descrivere cosa è e
come avviene l'apprendimento di una seconda lingua e delle riflessioni condotte
sulle modalità e sulle caratteristiche dell'apprendimento in genere e di
quello linguistico in particolare. Ci siamo limitati, in questa sede, a
descrivere quelle pertinenti all'argomento che ci siamo proposti di
approfondire. Inoltre, questo capitolo ci ha permesso di presentare un quadro
delle ricerche sull'italiano in Camerun. Abbiamo descritto in maniera generale
le più rilevanti indagini che sono già state svolte relativamente
alla diffusione e alla didattica dell'italiano in Camerun allo scopo di
sfruttare i dati relativi alla didattica dell'italiano in Africa e in Camerun
in particolare; e di tracciare un quadro sinottico di ciò che emerge
dalla letteratura scientifica dell'italiano in Camerun. Alla fine di questo
capitolo, abbiamo notato che, rispetto al passato dove si registravano in
Camerun un numero relativamente basso di corsi, di docenti e di apprendenti
d'italiano (una situazione dovuta soprattutto al minor interesse dei
camerunensi a quell'epoca per la «bella lingua»). Oggi, la costante
crescita della lingua italiana nel nostro paese ha attirato l'attenzione degli
esperti di glottodidattica nonché quella di coloro che si interessano di
diffusione dell'italiano L2 fuori d'Italia.
Il secondo capitolo ci ha permesso di presentare la situazione
dell'insegnamento dell'italiano in Camerun, di mettere in risalto la
specificità di tale paese sul piano linguistico, le modalità di
diffusione e di insegnamento dell'italiano e i problemi legati all'insegnamento
dell'italiano L2. Da questo capitolo, abbiamo notato che, gli accordi
bilaterali tra l'Italia e il Camerun hanno stimolato il rafforzamento delle
politiche linguistiche e l'aumento dei corsi di italiano nei centri
linguistici, nei licei e nelle università statali. Per?, al termine di
questo capitolo abbiamo osservato, rispetto alla diffusione e all'insegnamento
dell'italiano in Camerun, che molto rimane ancora da fare per migliorare la
qualità della didattica nel nostro paese e il livello di competenza dei
giovani apprendenti d'italiano. Uno dei principali problemi da risolvere rimane
quello della progettazione di materiali contestualizzati che tengano conto dei
reali bisogni formativi dei discenti nonché delle caratteristiche
intrinseche del contesto locale.
Il terzo capitolo è stato realizzato grazie alla
somministrazione di un questionario ai docenti e agli apprendenti che operavano
nel liceo in cui è stata svolta l'indagine. L'analisi e
l'interpretazione di questi strumenti di rilevazione ci hanno fornito
informazioni sull'identikit dell'apprendente d'italiano che abbiamo
incontrato durante la nostra ricerca sul campo, e sulle modalità di
gestione dei comportamenti errati da parte dei docenti.
Al termine della nostra ricerca viene fuori che, in base alla
nuova lingua che studia e sta imparando, l'apprendente commetterà delle
infrazioni perché le influenze lineari e cumulative delle conoscenze
già apprese precedentemente non saranno rielaborate, bensì,
saranno conservate e trasferite così come sono. Questi automatismi sono
tali che l'apprendente ha, molto spesso, la tendenza a calcare, cioè a
copiare modelli linguistici in una maniera spontanea e irriflessa. Percepita e
definita come produttrice d'infrazioni a una norma linguistica della lingua di
studio, l'interferenza conduce inevitabilmente l'apprendente a commettere degli
errori che rallentano l'evoluzione del suo apprendimento. Ancora più
grave è la situazione in cui questi errori diventano sistematici e si
«fossilizzano», nel senso che l'apprendente si ferma ad un certo
livello di competenza e non progredisce più. In questa prospettiva,
l'errore diventa quindi molto utile al discente perché gli permette di
controllare e di verificare le proprie ipotesi formulate e di constatare i
limiti delle regole che ha ricostruito. Agente attivo che sviluppa delle
attività mentali costanti per tentare di migliorare le sue competenze
linguistiche e comunicative, l'apprendente commette degli errori, la cui
tipologia e la cui importanza costituiscono una fonte di informazione molto
ricca per gli insegnanti e i formatori. Esse saranno le pause necessarie dentro
i sillabi istituzionali e gli insegnanti potranno perciò capire quali
tappe di apprendimento sono state attraversate dall'apprendente e qual è
la natura delle difficoltà che incontra. Detto questo, la correzione,
oltre ad essere un atto «terminale», perché è un
giudizio, si trasforma in aiuto per apprendere, un modo di fornire
all'apprendente informazioni rilevanti per aggiustare le proprie ipotesi, un
aiuto a «notare la differenza» tra il proprio sistema
interlinguistico e la lingua d'arrivo. Acquisisce quindi importanza il ruolo
dell'insegnante, il quale deve avere l'abilità di intervenire al momento
opportuno e nella giusta misura per correggere una forma erronea.
Tuttavia, siamo consapevoli che uno dei limiti di questo
lavoro è il fatto di aver lavorato su un campione ristretto. Ci
auguriamo che, in futuro, altri studi del genere siano effettuati su scala
nazionale per avere un quadro completo della situazione o trovare altre
soluzioni per il miglioramento della qualità dell'insegnamento
dell'italiano L2 in Camerun.
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maroua/page.html sito dell'unità d'italiano presso la Scuola
Normale Superiore di Maroua.
http://www.istituti.vivoscuola.it/isticomprelavis/pgel_pressano/archivio_1.htm.
http://didattica.antoniosantoro.com/mirabella5/ERRORE-Didattica.doc.
http://www.edscuola.com/archivio/ped/non_programmi.htm.
http://
www.unesco.org/education/uie/country/Cameroon.
APPENDICI
Appendice1: I questionari somministrati ai
docenti e ai discenti
Appendice2: Il corpus della produzione scritta
per i discenti
Appendice 3: Il programma ufficiale d'italiano
del primo ciclo nei licei camerunensi
Appendice 4: Il nuovo programma d'italiano
presso la Scuola Normale Superiore di Maroua
QUESTIONARIO SOMMINISTRATO AI
DOCENTI
Il questionario che Le viene sottoposto è incentrato
sugli errori fatti dagli apprendenti di italiano in Camerun; e il suo scopo
è di mettere a fuoco la loro importanza nel processo didattico, e
proporre alcune strategie per gestirli meglio nell'ambito
dell'insegnamento/apprendimento dell'italiano L2 nei licei camerunensi. Il
questionario è anonimo e non ci sono risposte giuste o sbagliate.
Sezione 1: Dati generali
1.1. Esperienza nell'insegnamento dell'italiano L2:
meno di 2 anni
più di 2 anni
più di 5 anni
1.2. In che classe insegna l'italiano?
4eme
3eme
2nd
1.3. Qual è il motivo principale che spinge i Suoi
studenti a studiare l'italiano? (indicare una sola
risposta)
proseguire gli studi universitari in Italia
lavorare in Camerun
arricchire il bagaglio linguistico-culturale
per curiosità
altro, e precisare .........................................
1.4. Livello dei suoi apprendenti:
principiante
elementare
intermedio
avanzato
1.5. Ha mai partecipato a seminari dell'italiano destinati a
docenti?
s?
no
1.6. Se s? indichi:
Luogo:
...............................................................................................................................................
Titolo:
.....................................................................
..........................................................................
Anno:
...............................................................................................................................................................
Sezione 2 : Gli errori degli
apprendenti e le strategie di correzione
2.1. Quali sono i tipi (almeno due) di errori fatti dai suoi
apprendenti ?
errori linguistici
errori pragmatici
errori di interferenza con altre lingue
2.2. Questi errori La aiutano nel processo didattico ?
no
s?
2.3. Quali sono le strategie che adotta per correggere gli
errori degli apprendenti?
correzione immediata
stimolare l'autocorrezione
la correzione del gruppo coinvolgendo gli altri studenti
2.4. Secondo Lei tutti gli errori vanno corretti ?
Se s?, perché?
....................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
Se no, quali sono gli errori che non vanno
corretti?.....................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
2.5. Quali tipi di errori devono essere corretti nel contesto
camerunense? e perché?
............................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
2.6. Secondo Lei quali sono le strategie che potranno aiutare i
docenti a gestire meglio o a ridurre gli errori degli apprendenti di
italiano?
seminari o corsi di aggiornamento destinati a docenti
lavoro in sinergia con altri docenti di lingua
una valutazione costante (formativa) degli studenti
altro, e precisare
................................................................................
Grazie della
collaborazione !
QUESTIONARIO SOMMINISTRATO AGLI
APPRENDENTI
Questo questionario è rivolto agli allievi delle classi
di 3eme e 2nd del Liceo Classico e Moderno di Maroua. Il
suo obiettivo è di individuare i diversi tipi di errore che commettono
gli apprendenti di italiano in Camerun, e di evidenziarne le cause. Lo scopo
ultimo del questionario è di proporre alcune tecniche che potrebbero
aiutare in futuro i docenti a gestire meglio gli errori degli apprendenti di
italiano in Camerun. Il questionario è anonimo e non ci sono risposte
giuste o sbagliate.
Sezione 1: Generalità e motivazioni allo
studio:
1.1. Età:
meno di 12 anni
tra 13 e 14 anni
tra 15 e 17 anni
1.2. Sesso :
maschile
femminile
1.3. Qual è la tua prima lingua di
comunicazione?
..................................................................................
1.4. Come si chiama la tua madrelingua ?
...........................................................................................
1.5. Indica il tuo grado di conoscenza della
madrelingua :
capisco, parlo fluentemente e scrivo
capisco, parlo fluentemente ma non scrivo
riesco solo a capire bene
capisco pochissimo ma non parlo
1.6. In che classe sei ?
3eme
2nd
1.7. I l principale motivo che ti ha spinto a studiare
l'italiano :
proseguire gli studi universitari in Italia
lavorare in Camerun
per arricchire il tuo bagaglio linguistico-culturale
per curiosità
altro e, precisare
.................................................
1.8. Quale è la tua impressione per quanto riguarda le
somiglianze (formali) tra il francese e l'italiano?
il francese e l'italiano si assomigliano molto
il francese e l'italiano si assomigliano un po'
il francese e l'italiano si assomigliano molto poco
1.9. Il francese ti aiuta nello studio dell'italiano ?
un po'
molto
molto poco
1.10. Ti capita di usare il «voi» (e i suoi
derivati) invece del «Lei» di cortesia?
sì, molto spesso
raramente
mai
Sezione 2 : Gli errori degli
apprendenti e le loro cause
2.1. Quali sono gli errori che fai spesso e segnalati dal tuo
insegnante ?
errori linguistici
errori pragmatici
errori di interferenza con altre lingue
2.2. Come si comporta il tuo insegnante rispetto ai tuoi errori
?
mi corregge immediatamente
mi porta a prendere coscienza dei miei errori
chiede alla classe di aiutarti
2.3. Quale ti sembra essere l'origine di questi errori ?
l'influenza della lingua francese
l'influenza della tua madrelingua
l'influenza del contesto di apprendimento
2.4. Che cosa si pu? fare per aiutarti a ridurre i tuoi errori
?
mettere l'accento sull'interazione in classe
favorire lavoro in gruppo
dare un feedback permanente della progressione di
ogni studente
dare molti esercizi
altro, e precisare
........................................................................................
Grazie della
collaborazione !
PRODUZIONE
SCRITTA PER GLI APPRENDENTI
«Cosa fai durante la
tua giornata libera»
.........................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................
Grazie della
collaborazione !
* 1 Datti tratti dalla
ricerca condotta da Kuitche sulla diffusione e le motivazioni all'apprendimento
dell'italiano nell'Africa subsahariana, disponibile sul sito:
http://riviste.unimi.it/index.php/promoitals/article/view/22275.
Ultima consultazione 03 settembre 2014.
* 2 Questo movimento è
stato fondato da Chiara Lubich nel 1943, si è sistemato in Camerun a
Fontem, città capoluogo del dipartimento del Lebialem, nella regione
del Sud-Ovest.
* 3 Convenzionato con
l'Università per Stranieri di Siena.
* 4 Convenzionato con
l'Università per Stranieri di Perugia.
* 5 Convenzionato con la
società Dante Alighieri.
* 6 Il termine inglese
contrastive linguistics appare per la prima volta nel 1941 nella
rivista Linguages and Logic, in un articolo del linguista e
antropologo americano Benjamin Lee Whorf.
* 7 Teoria comportamentista
riguardo agli errori.
* 8 Per approfondimenti vedi
il lavoro di Cerutti, «Linguistica contrastiva e didattica di lingue
affini: L'insegnamento dell'italiano ad un pubblico ispanofono»,
pubblicato nella rivista Romanitas, lenguas y literaturas romances e
disponibile sul sito:
www.romanistas.usprrp.edu
. Ultima consultazione 12 ottobre 2013.
* 9 Quest'ultimo era allievo
di Lado e il primo a realizzare con lui un dottorato sull'analisi
contrastiva.
* 10 Il concetto fu usato
per la prima volta da Larry Selinker nel suo articolo "Interlanguage"
pubblicato nel 1972.
* 11 Chomsky afferma che
ogni essere umano possiede un meccanismo innato di acquisizione linguistica, il
LAD (Language Acquisition Device) basato su universali linguistici, sulla
capacità di formulare ipotesi e la possibilità di verificare le
ipotesi attraverso il feedback sui risultati prodotti. Bruner affianca
al LAD il LASS (Language Acquisition Support System) che dà la
possibilità di raffrontare la performance e quindi validare le ipotesi.
È dato dall'ambiente familiare per i bambini, dall'azione didattica del
docente e dei materiali in classe, dall'ambiente che circonda lo studente di
L2.
* 12Ci riferiamo qui
all'insieme delle regole che gli studenti impotizzano per arrivare ad un
significato giusto nella lingua target.
* 13 La somiglianza tra
lingue diverse è il punto forte del transfert. Cioè, quando
l'apprendente nota che L1 e L2 si assomigliano molto il transfert
occorrerà. ( nostra traduzione)
* 14 Questo schema è
stato tratto dal lavoro condotto da Anna Cattana e Nesci sull'analisi e la
correzione degli errori.
* 15 Precisiamo che, ai
fini della nostra ricerca, abbiamo sfruttato soltanto i primi di alcuni
risultati di questa indagine, pubblicati in una rivista online nel 2010.
* 16 Per rimanere
nell'ambito della nostra ricerca.
* 17 Questo era valido per
tutti i paesi africani coinvolti nella ricerca ma, quello che ci interessa
è il caso specifico del Camerun per rimanere nel quadro della nostra
ricerca.
* 18 Dati tratti dal sito:
www.unesco.org/education/uie/country/Cameroon
.Ultima consultazione 15 gennaio 2014.
* 19 Informazione
disponibile sul sito:
www.marges-linguistiques.com.Ultima
consultazione 15 gennaio 2014.
* 20 Dati tratti dal sito:
www.refer.sn/sudlangues.Ultima
consultazione 15 gennaio 2014.
* 21 Nostra traduzione dal
testo originale in francese.Per approfondimenti vedi il lavoro condotto da
Wamba e Noumssi su «Le français au Cameroun contemporain :
statuts, pratiques et problèmes sociolinguistiques».
Disponibile sul sito:
www.refer.sn/sudlangues.Ultima
consultazione 03 gennaio 2014.
* 22Informazione disponibile
anche sul sito ufficiale della CRTV (radio e televizione nazionale)
all'indirizzo:
www.crtv.cm .Ultima consultazione 03
settembre 2013.
* 23Questo è valido
anche per l'inglese ma parliamo qui unicamente del francese per rimanere nel
quadro della tesi.
* 24 Nostra traduzione dal
testo originale in francese.
* 25La Repubblica del
Camerun adotta l'inglese e il francese come lingue ufficiali di uguale valore.
Lo stato garantisce la promozione del biliguismo su tutta l'estesa del
territorio. ( nostra traduzione).
* 26 Nostra traduzione dal
testo originale in francese.
* 27Secondo le statistiche
del censimento del 2005, il Camerun possiede una popolazione estremamente
giovane. Coloro che hanno meno di 18 anni rappresentano il 50% della
popolazione camerunense e gli ultra sessantenni rappresentano solo il 5,5%.
* 28 Nostra traduzione dal
testo originale in francese.
* 29 Disponible in:
www.refer.sn/sudlangues
.Ultima consultazione 03 gennaio 2014.
* 30 Nostra traduzione dal
testo originale in francese.
* 31 Momento in cui il
fiorentino era adottato come lingua nazionale.
* 32 Informazioni
disponibili sul:
http://www.ambyaounde.esteri.it/Ambasciata_Yaounde/
sito dell'Ambasciata d'Italia a Youndé. Ultima consultazione 02 gennaio
2014.
* 33Dati tratti dal sito:
http://www.ambyaounde.esteri.it/Ambasciata_Yaounde/
.Ultima consultazione 02 gennaio 2014.
* 34 Cfr.
http://www.ambyaounde.esteri.it/Ambasciata_Yaounde/.
Ultima consultazione 02 gennaio 2014.
* 35 Dati tratti dalla ricerca
condotta da Bikitik Hyppolites sull'insegnamento/apprendimento dell'italiano in
Camerun e disponibile sul sito:
http://wwwvenus.unive.it/italslab/modules.php/
e anche dalla ricerca condotta da Kuitche sulla diffusione e le motivazioni
allo studio dell'italiano nell'Africa subsahariana francofona e disponibile sul
sito
http://riviste.unimi.it/index.php/promoitals/article/view/22275.
Ultima consultazione 12 dicembre 2013.
* 36I principali centri
linguistici riconosciuti dall'Ambasciata d'Italia sono : Circolo Culturale per
la Promozione delle lingue, lo Sviluppo e la Pace, (CLIRAP) di yaoundé e
Douala, Centro di Lingua e di Cultura italiana di Douala (CLID) di Douala ,
Oasi Italiana di Douala, Centro Universitario Italiano-Università di
Dschang ,il Centro Sig.ra Rita Filippi di Limbe, B&K Language Institute di
Yaoundé Centro Culturale Italiano Niccolò.A di Yaoundé,
Institut de Culture et de Langues de Yaoundé Parliamo Italiano di
Yaoundé. Informazioni disponibili sul sito
http://www.ambyaounde.esteri.it/Ambasciata_Yaounde/
.Ultima consultazione 02 gennaio 2014.
* 37 Il motore per sostenere il
lungo periodo di apprendimento spesso tedioso. (nostra traduzione).
* 38 Nostra traduzione dal
testo originale in inglese.
* 39 Nostra traduzione dal
testo originale in inglese.
* 40 Una delle condizioni
fondamentali per il rilascio di tale visto è il possesso di una
certificazione di conoscenza della lingua italiana. Oggi, sono presenti in
Camerun le certificazioni CILS, CELI, PLIDA e IT. Esistono vari poli di
insegnamento dell'italiano in Camerun e la maggior parte degli apprendenti
frequenta corsi intensivi che durano mediamente nove mesi presso istituti
privati presenti soprattutto nelle grandi città del paese.
* 41 Per approfondimenti
rimandiamo all'articolo scritto da Kuitche sulla diffusione e le
motivazioni allo studio dell'italiano nell'Africa subsahariana francofona
e disponibile sul sito:
http://riviste.unimi.it/index.php/promoitals/article/view/22275.
Ultima consultazione 12 dicembre 2013.
* 42 Allegato in
appendice.
* 43 Nostra traduzione dal
testo originale in francese.
* 44 Questa classificazione
è stata fatta da Jakobson e halliday.
* 45 Per approfondimenti
rimandiamo all'opera di Diadori, senza parole.100 gesti degli
italiani, pubbicata nel 1990.
* 46 Questo schema è
stato tratto dalla ricerca condotta da Alberto Novello sui Modelli
operativi per l'insegnamento dell'italiano lingua straniera, disponibile
sul sito:
http://www.venus.unive.it/filim.
Ultima consultazione 12 dicembre 2013.
* 47 È una ricerca
che stata difesa presso l'unità d'italiano della Scuola Normale
Superiore di Maroua per il conseguimento del DIPES II e verteva
sull'italiano nel panorama linguistico camerunense.
* 48 Inserito in
appendice.
* 49 Dati tratti dal sito:
http://linguaitaliana-in-camerun.e-monsite.com/pagine/didattica-ens
maroua/page.html .Ultima consultazione 20 gennaio 2014.
* 50 Questo è
l'indirizzo del sito web:
http://linguaitaliana-in-camerun.e-monsite.com/pagine/didattica-ens
maroua/page.html .
* 51 Un mondo sano che
è chiavo e sordo dovo c'è una piccola gioia o disturbo per
spingere emozioni dell'apprendente. ( nostra traduzione)
* 52 Un esempio di materiale
contestualizzato è Amici del Mediterraneo, progettato e
realizzato per soddisfare i bisogni linguistici di studenti delle scuole
secondarie egiziane. Il manuale si inquadra all'interno di un progetto
più ampio che ha visto la collaborazione del Ministero dell'Educazione
della Repubblica d'Egitto, del Ministero degli Affari Esteri italiano e
dell'Istituto Italiano di Cultura del Cairo. Il corso di lingua si articola in
due livelli e la sua produzione è stata finalizzata a dare un nuovo
impulso allo studio della lingua italiana in Egitto.
* 53 Questo concetto
è stato usato da Pit Corder nel suo articolo Languages ,
pubblicato nel 1980.
* 54 Esso è situato
al cuore del quartiere Dougoi, circoscrizione di Maroua 3e,
Dipartimento del Diamaré. Il liceo è stato creato nel 1974 e
inaugurato due anni dopo dal primo Presidente della Repubblica del Camerun
Ahmadou Ahidjo, divenendo allo stesso momento Collegio d'Insegnamento Generale.
Nel 2006, diventa Liceo Classico e Moderno di Maroua (LICLAMOMA). Sin dalla sua
creazione, si sono succeduti otto presidi a capo della struttura, fra cui
il Signor Hamadou da 2009. Nel suo lavoro, è assistito da 25
collaboratori adetti all'amministrazione, 70 insegnanti e circa 5000 allievi.
Il liceo è dotato da un centro multimediale sin dall'anno 2005
inaugurato un anno dopo cioè nel 2006 dal Ministro degli Insegnamenti
Secondari Louis Bapès Bapès .
* 55 Metodi per accertare e
approfondire risposte generiche e/o confuse.
* 56 La standardizzazione
delle misure, uno dei requisiti imprescindibili nelle indagini statistiche,
impone infatti che le domande che costituiscono il questionario siano rivolte a
tutti nella stessa forma e abbiano lo stesso significato per tutti i
rispondenti al fine di garantire la confrontabilità delle informazioni
ricevute.
* 57 I due questionari
utilizzati durante la fase di ricerca sul campo sono allegati in appendice.
* 58 Notiamo che molti
autori tendono ormai ad azzerare la sottile differenza tra domande a risposte
fisse predefinite e il caso limite delle domande propriamente chiuse. Tutte le
domande strutturate vengono spesso classificate semplicemente come domande
chiuse che Dautriat definisce come «(...) quelle in cui i tipi di risposte
sono fissati in anticipo dal questionario. L'intervistato non ha né
libertà d'espressione, né possibilità di scelta, al di
fuori di quelle che offre il questionario».
* 59 Il corpus della
produzione scritta utilizzata durante la fase di ricerca sul campo è
allegato in appendice
* 60 Per gli studenti di
4° si vede il presente indicativo durante le prime settimane. Per le
classi di 3° e 2nd si fa un piccolo ripasso durante le tre
settimane sui tempi dell'indicativo prima di iniziare con i loro corsi
dell'anno.
* 61Informazione disponibile
in rete all'indirizzo:
http://didattica.antoniosantoro.com/mirabella5/ERRORE-Didattica.doc.
Ultima consultazione 18 gennaio 2014.
* 62 Informazione
disponibile in rete all'indirizzo:
http://www.edscuola.com/archivio/ped/non_programmi.htm.
Ultima consultazione 18 gennaio 2014.
* 63Per approfondimenti vedi
:
http://www.istituti.vivoscuola.it/isticomprelavis/pgel_pressano/archivio_1.htm.
Ultima consultazione 02 settembre 2013.
* 64 Datti tratti dalla
ricerca condotta da Kuitche sulla diffusione e le motivazioni all'apprendimento
dell'italiano nell'Africa subsahariana, disponibile sul sito:
http://riviste.unimi.it/index.php/promoitals/article/view/22275.
Ultima consultazione 03 settembre 2014.
* 65 L'autore aveva
comunque, a suo tempo, ipotizzato che con la creazione del dipartimento
d'italiano presso la Scuola Normale Superiore di Maroua, si assisterà
con l'andare del tempo ad un nuovo profilo degli apprendenti camerunensi e si
potrà verificare una progressiva variazione della principale motivazione
allo studio dell'italiano che, era a suo tempo essenzialmente legata al
progetto migratorio per studi universitari in Italia.
* 66 Il
fulfuldé è la lingua la più diffusa in
Africa-subsahariana e occidentale. Si annovera una quindicina paese africano
dove questa lingua è parlata. Per L'ALCAM (1983), il
fufuldé è la lingua di cui si stima del resto che ha
forse il più gran numero di locutori nativi circa 350.000 locutori. Si
distingue tre varianti del fufuldé : il
fulfuldé fuunaaNgere , le fulfulde
hiirnaaNgere; fulfulde hooseere (Cfr. Barth, 1861).
* 67Il tupuri
è una lingua parlata nel confine sud-ovest del Ciad e nord-est del
Camerun cioè nella regione comunemente chiamato « bec de
canard ». Oggi giorno, il tupuri è parlato nel
Mayo-Danay e il Mayo-Kani. Secondo L'ALCAM (1983), i locutori tupuri nel nostro
paese girano intorno al 100.000 per le regioni dell'estremo Nord e Nord dove
questa lingua è radicata.
* 68 Alla fine degli anni
50, grazie al contributo di Chomsky, cambia completamente il modo di concepire
l'errore. Il comportamentismo viene abbadonato per accogliere la nuova
prospettiva cognitivista e spostare il focus di analisi sul discente,
sul suo modo di apprendere e sui meccanismi dell'apprendimento linguistico.
* 69 Secondo la teoria di
Stephen Krashen sull'acquisizione della seconda lingua, il monitor è un
dispositivo mentale che controlla la correttezza di ciò che si dice
richiamando alla mente le regole che si sono imparate con attività di
riflessione linguistica; il filtro affettivo è un insieme di variabili
affettive e psicologiche (ad esmpio. ansia, scarsa motivazione, insicurezza e
mancanza di autostima) che ostacolano l'acquisizione perché agiscono
sull'input linguistico come un filtro, riducendo la quantità di
dati che raggiungono il LAD, cioè il dispositivo mentale responsabile
dell'acquisizione della lingua.
* 70 Per Ciliberti
(2003:16), Il lavoro di riparazione indica: «il continuo aggiustamento che
ha luogo tra parlanti ed ascoltatori, mirante a risolvere problemi
manifestatisi durante l'uso linguistico interattivo Tale lavoro è
cruciale all'apprendimento in quanto costituisce un fondamentale meccanismo di
feedback e di controllo per il discente. La correzione riguarda invece
esclusivamente il trattamento degli errori». Esso si manifesta con
osservazioni, commenti, richieste di chiarimento e riformulazioni ed, inoltre,
con correzioni vere e proprie.
* 71 Ricordiamo, se ve ne
fosse bisogno, che questa valutazione non è ancora la valutazione
dell'apprendimento. Si tratta di un feedback valutativo ancora lungo
il processo di apprendimento.
* 72 Ultima consultazione
delle risorse reperibili in rete: 03. 03. 2014.
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